domenica 31 marzo 2013

La super cazzola



Nella repubblica specialista in tavoli, tavolini, comitati e commissioni perditempo era inevitabile che, a conclusione del più inutile giro di consultazioni che si ricordi, il capo dello Stato invece dell’incarico di governo abbia deciso di creare due bei gruppi di lavoro e di assegnare dieci incarichi ad altrettanti supposti esperti. Essi dovrebbero partorire, in un paio di settimane, quelle presunte riforme economiche e istituzionali con cui da un ventennio la peggiore classe politica dell’orbe terracqueo prende in giro gli italiani.

Buongiorno italiani, buona Pasqua ... se si può ancora dire perchè, a mio modo di vedere, la peggiore sorpresa è uscita dall'uovo avvelenato di Napolitano

I saggi dell’inciucio e la salvezza di Berlusconi

 

Sono le ore 18 e 20 di sabato 30 marzo, lavoravo al computer tenendo aperta una finestra delle news in attesa che dal Quirinale uscissero i nomi annunciati per le due commissioni di "personalità diverse per la loro connotazione", con cui uscire dallo "stallo" dei veti incrociati. Da pochi minuti avevo anzi messo sul facebook di MicroMega questo breve messaggio:
"La formulazione del Presidente Napolitano sui 'gruppi' di 'personalità diverse per la loro connotazione' lascia corposi margini di ambiguità, poiché non si capisce se con il plurale "connotazioni" si intendano due aree di opinione, quelle del centro-destra e del centro-sinistra (tradizionale), o anche una terza area, quella della "Altrapolitica", che si è espressa negli ultimi dieci anni in numerose lotte e iniziative diopinione, e che elettoralmente ha votato larghissimamente per il M5S. Solo i nomi delle commissioni volute da Napolitano ci diranno perciò se esse rispecchiano o meno l'impetuosa volontà di rinnovamento espressa anche dalle urne, o se si tratterà di un escamotage di establishment perché nella sostanza nulla muti".

sabato 30 marzo 2013

L’italica idiozia produce la flatulenza: Monti bis. E poi “governo del Presidente”. Democrazia adieu.

Dopo mesi di antidemocratico governo tecnico, lunghe settimane di campagna elettorale, la peggiore che si sia mai vista, e un voto che ha spaccato il Paese in tre, l’italica idiozia ha prodotto una flatulenza programmata da tempo: Monti bis. Et voilà, chiusa l’epoca democratica, si apre una Nuova Era in cui votare conta meno di zero e i governi vengono imposti da “alte personalità istituzionali” per “superare il momento di crisi”. Napolitano ha anche preannunciato un “governo del Presidente” i cui nomi si conosceranno a stretto giro di posta.




Nessun vuoto istituzionale. Il Governo c’è e sta prendendo decisioni importanti in Europa. Ergo: fin tanto che non si arriverà a un “governo del Presidente” sostenuto da “due gruppi ristretti” che lavoreranno sulle future “linee programmatiche”, si continua con Mario Monti. Monti bis, ok, ma fino a quando?
 
Nessuno può rispondere a questa domanda, perché non è dato sapere quanto tempo impiegherà Re Giorgio a trovare una soluzione “ampia e condivisa”, rappresentativa dell’intero schieramento parlamentare, ma resta un fatto: Monti e i suoi continueranno a fare danni e a restare in carica. In maniera palesemente antidemocratica.

Ma chi sono i nuovi pupilli di Napolitano?

Definiti i componenti dei gruppi di lavoro

C o m u n i c a t o
Sono stati definiti i due gruppi di lavoro che, su invito del Presidente della Repubblica, si riuniranno nel corso della prossima settimana -stabilendo contatti con i presidenti di tutti i gruppi parlamentari - su proposte programmatiche in materia istituzionale e in materia economico-sociale ed europea. Hanno accettato di farne parte: per il primo, il prof. Valerio Onida, il sen. Mario Mauro, il sen. Gaetano Quagliariello e il prof. Luciano Violante; per il secondo, il prof. Enrico Giovannini, presidente dell'Istat, il prof. Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato; il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d'Italia, l'on. Giancarlo Giorgietti e il sen. Filippo Bubbico, presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi.



Vediamo chi sono i designati del gruppo ristretto per le riforme istituzionali nel dettaglio 
 
Valerio Onida è fratello dell'economista Fabrizio Onida, professore di economia presso l'Università Commerciale Luigi Bocconi, e padre del fisico Giovanni Onida, professore all'Università degli Studi di Milano.
È eletto giudice costituzionale dal Parlamento in seduta comune il 24 gennaio 1996. È eletto presidente il 22 settembre 2004. Cessa dalla carica di presidente della Corte costituzionale il 30 gennaio 2005.
Attualmente è docente di giustizia costituzionale presso l'Università degli Studi di Milano. Collabora con Lavoce.info.
Nel 2010 si è candidato alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano, arrivando terzo con il 13,41% dei voti. Il vincitore è stato Giuliano Pisapia, il secondo Stefano Boeri, il quarto Michele Sacerdoti.
Il 25 giugno 2011, il Consiglio generale dell'INSMLI lo ha eletto alla presidenza dell'istituto, succedendo al presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
È stato presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti.
È il presidente del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.

IL LUPI PERDONO IL PELO MA I VIZI E LE POTRONE MAI

Silvio style: in Friuli candidati 4 impresentabili, in Liguria e Campania ne spuntano altri 5 

 Dal Friuli Venezia Giulia, dove si voterà il prossimo 21 e 22 aprile per l’elezione del nuovo presidente della Giunta regionale, passando per la Campania e finendo alla Liguria. Sono queste le ultime tre regioni che hanno ingrossato le file degli impresentabili del Pdl. In Friuli in 4 vengono ricandidati, mentre il quinto è de “La Destra di Storace”. In Liguria altrettanti finiscono indagati per aver speso soldi pubblici in terme, bigiotteria e pasticceria. E in Campania spunta un consigliere di Salerno indagato per corruzione e abuso d’ufficio.




SPESE PAZZE IN LIGURIA: CINQUE INDAGATI DI CENTRODESTRA
Luigi Morgillo, Franco Rocca, Alessio Saso (Pdl), Raffaella Della Bianca (gruppo misto ex Pdl) e Aldo Siri (Lista Biasotti sempre riferibile al Pdl) sono i nuovi impresentabili del consiglio regionale della Liguria.
Nonostante facciano parte del gruppo di minoranza perché il candidato a governatore Sandro Biasotti è stato sconfitto per due volte: la prima nel 2005 e la seconda nel 2010 sempre ad opera dell’attuale governatore Claudio Burlando.
Tutti però hanno ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi spese dei gruppi regionali. La procura di Genova si è mossa dopo lo scandalo che ha travolto il Lazio e lo ha portato a dover tornare nuovamente alle urne. Si dovranno recare in procura per l’interrogatorio a discolpa che potrebbe evitargli di finire nelle mani della giustizia. L’ipotesi di reato avanzata dalla procura è quella di peculato.
Di cosa si tratta? Di spese simili a quelle effettuate dai colleghi del Friuli Venezia Giulia: viaggi alle terme, acquisti di bigiotteria e cene in stabilimenti balneari. Tutto a spese rigorosamente della Regione.

Mazzette all'estero: un sistema

Finmeccanica è solo la punta di un iceberg. Lo raccontano le inchieste, ormai una decina, sui metodi con cui le nostre aziende fanno affari fuori dall'Italia. Un meccanismo diverso da quello degli altri paesi: con tanto di 'cresta' per i politici e la presenza fissa di intermediari. Gente come Lavitola a miss Colombia




«Silvio Berlusconi su Finmeccanica ha ragione da vendere: le mazzette all'estero le pagano tutti». Il vecchio 007, una vita spesa in missioni tra Asia e Africa, lo dice dopo aver trangugiato una manciata di olive nere e due Crodini. Seduto al bar Doney, crocevia di lobbisti, politici e affaristi a due passi dall'ambasciata americana a Roma, sta sfogliando i giornali che raccontano le ultimissime sugli scandali del colosso degli armamenti, dell'Eni e della Saipem, tre delle aziende pubbliche più importanti del Paese. «Chi è stato più volte premier e ha rilevanti ruoli istituzionali non può fare dichiarazioni di questo tipo, ma sulle tangenti il Cavaliere dice la pura verità. Le pagano italiani, francesi, inglesi, americani, perfino i finlandesi: per vincere gli appalti pubblici nel terzo mondo e nei Paesi in via di sviluppo bisogna ungere. Militari, ministri e politici locali. Sennò sei tagliato fuori».

venerdì 29 marzo 2013

Le “strane” manovre di Goldman Sachs: vendere bund tedeschi, comprare quelli italiani. Che succede?

Quando c’è di mezzo Goldman Sachs c’è poco da stare allegri: e le manovre della banca d’affari americana, almeno stavolta, sembrano “premiare” il debito italiano. Che piace alla gente che piace, alias gli squali della finanza mondiale. E allora il diktat è: vendere i bund tedeschi e comprare quelli italiani. Ma si sente puzza di bruciato…




Il debito di Roma piace a Goldman Sachs. Nel senso che la banca d’affari americana ha consigliato di comprare Btp italiani e vendere Bund tedeschi. Il ragionamento, apparentemente, è semplice. Il differenziale, lo spread, è a 330 punti base. Troppo.
 
Quello normale, fisiologico, spiega Goldman, dovrebbe essere di 225 punti. E ci arriverà (tecnicamente ci sarà un rally) non appena la situazione politica italiana si sbloccherà.

Già, perché nonostante per ora il tentativo di Pierluigi Bersani non sia riuscito e Giorgio Napolitano abbia preso tempo per trovare lui una soluzione, gli analisti americani sono convinti che alla fine un accordo si troverà. Dunque meglio comprare a man bassa Btp. C'è da far soldi.

BRIIICS con tre “I”

Sì, BRIIICS, con tre s “I”. Questo perché per i paesi di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa (che hanno appena tenuto un vertice a Durban, Sud Africa) saranno presto aggiunti l’Iran e Indonesia.




L’Iran è un leader vigoroso morale e politico.
Si leva contro il sionismo.
Ha enormi risorse naturali e sta facendo uno straordinario progresso tecnologico.
Sarà presto un membro BRIIICS.
E così sarà l’Indonesia, che ha la quarta maggiore popolazione del mondo, un’economia in rapida via di sviluppo (circa il 7% annuo) e, ancora, enormi risorse naturali.
Già, i BRICS presenti hanno il 40% del popolazione mondiale, il 30% della sua massa di terra, e il 25% del PIL, con quest’ultimo una figura in netta crescita.
Altri paesi, come il Venezuela, Turchia, Egitto, Pakistan e Malesia, sono certi di aderire presto, ma molto più importante è la decisione BRICS di istituire una nuova banca di sviluppo a lungo termine delle infrastrutture.

Le imprese sono allo stremo “Non si può più perdere tempo”



«Sono convinto che a metà anno molte piccole e medie imprese tireranno giù il bandone, come diciamo noi in Toscana». Dall’avamposto pistoiese del Consorzio Leonardo Servizi - 16 imprese, dalle pulizie all’impiantistica, con un fatturato aggregato che supera i 100 milioni di euro - il presidente Gino Giuntini vede la maratona per i rimborsi dei crediti della pubblica amministrazione come una gara dove molti cadranno ben prima del traguardo». Andrea Bolla, presidente di Confindustria di una Verona relativamente felix: «Quello che mi dà fastidio è che ancora una volta stiamo dibattendo sul se pagare, invece di concentrarci sul come pagare. Ma che il settore pubblico non paghi i propri debiti semplicemente non è più un’opzione».  

giovedì 28 marzo 2013

Il Ministro Di Paola sa pure piangere ... avrebbe dovuto farlo in altre circostanze

Napoli, festa dell'Aeronautica dedicata ai marò.
Mantelli: non lasceremo soli i nostri ragazzi

Presenti il presidente del Senato Grasso, ministro della Difesa, Di Paola, il capo di stato maggiore e tutti i vertici delle forze armate




 "Non lasceremo soli i nostri ragazzi fino a che la loro vicenda non sarà conclusa in India e in Italia. Non cesseremo di chiedere con tutta l'energia che siano restituiti ai loro cari ed ai loro reparti". Si alza alta la voce del capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli, presente alla festa per i 90 dell'Aeronautica militare che si celebra a Napoli. E tutta piazza Plebiscito applaude i due marò. Una cerimonia di fatto dedicata a loro, dove hanno colpito anche le parole del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, la sua commozione, le sue lacrime.

Novantesimo anniversario dell'aeronautica militare italiana in piazza Plebiscito. Giurano gli 81 allievi ufficiali del corso Pegaso V dell'accademia aeronautica di Pozzuoli. Alla cerimonia, presieduta dal presidente del Senato, Pietro Grasso, partecipa il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ed i vertici delle forze armate.

Rai, 62 milioni di sprechi: tra flop clamorosi, concussione, intrecci “amorosi” e cachet da capogiro

Questa non è (più) la Rai. Chi ricorda il programma “Balls of steel”? Probabilmente nessuno, dato che gli ascolti furono pessimi. Eppure è costato 2 milioni 900 mila euro. Chi, invece, “Wild West”? È costato 2.722 euro al minuto, pari a un milione 470 mila euro complessivi per sole tre puntate andate in onda. Chi ancora “Votantonio”, costato un milione 350 mila euro nonostante sia andato in onda una sola volta? Sono questi gli sprechi della Rai segnalati in un dossier dal Codacons e consegnato alla Corte dei Conti, per un totale di 62 milioni di euro. E poi i cachet delle varie edizioni dei Festival (incredibili anche quelli degli ospiti), le fregature del televoto per i telespettatori. E due episodi che gettano pesanti ombre sul servizio pubblico. A Radio Rai 1 si è fatta fuori una giornalista per far posto ad un’altra conduttrice “molto vicina” al direttore del Gr (nonostante gli ascolti pessimi rispetto ai precedenti). E, infine, il caso di concussione: il costo di un programma sarebbe stato gonfiato fino a 100 mila euro perché 30 mila era la fetta da spartirsi.




Un danno da 62 milioni, euro più euro meno. Questo è quello che si evince dall’esposto presentato dal Codacons pochi giorni fa alla Corte dei Conti contro la Rai per danno erariale.
Una nuova pesante tegola sul servizio pubblico dopo l’’indagine avviata dalla stessa Corte sul programma di Milly Carlucci Ballando con le stelle sul compenso stellare destinato a Christian Vieri: 800 mila euro inizialmente pattuiti, che poi sarebbero scesi a 600 mila. Ma l’azienda parla di una cifra inferiore, circa 450 mila euro per il suo impegno a cavallo tra il 2011 e 2012.
Secondo l’accusa, però, “la cifra sarebbe comunque eccessiva”.
Quanto oggi viene denunciato dal Codacons, però, è ancora più grave. Nel fascicolo – che Infiltrato.it è riuscito a recuperare – si trova di tutto: dagli incredibili cachet delle varie edizioni del Festival di Sanremo, agli impressionanti costi dei tanti flop confezionati dalla Rai; dai format esterni costati un occhio della testa (invece di servirsi delle strutture interne) ai danni derivanti dal televoto per programmi poi abbandonati (cosa che peraltro andrebbe contro una sentenza della Cassazione).
Fino ad altri due particolari che, se dovessero essere accertati, butterebbero la Rai in acque più che torbide: a Radio Rai 1 si è fatta fuori una giornalista per far posto ad un’altra conduttrice “molto vicina” al direttore del Gr (nonostante gli ascolti pessimi rispetto ai precedenti).
E, infine, il caso di concussione (provato da una mail consegnata alla Corte) tra un produttore e un direttore: il costo di un programma sarebbe stato gonfiato fino a 100 mila euro perché 30 mila era la fetta da spartirsi.

Brindisi, sepolte 15mila tonnellate di fanghi tossici provenienti dal porto di Taranto

Il Nucleo operativo dei carabinieri ha sequestrato 30mila metri quadrati situati lungo l'ex strada statale che collega il capoluogo messapico con San Vito dei Normanni. Secondo le indagini, altre 70mila tonnellate di rifiuti erano pronte per essere sversate. Il reato ipotizzato è gestione illecita di rifiuti e discarica abusiva




È tra gli ulivi brindisini che sono stati sepolti i fanghi tossici, risultato delle operazioni di dragaggio nel porto ionico. Contengono cromo e piombo. Hanno infarcito vecchie cave dismesse da anni. Quindicimila tonnellate sono già state tombate. Altre 70mila erano in arrivo e sono state bloccate in tempo. Ha portato a questo la maxi-operazione condotta nella tarda mattinata dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce, al comando del maggiore Nicola Candido. I sigilli sono scattati su tre aree per complessivi 30mila metri quadrati, situate lungo l’ex strada statale 16, che collega il capoluogo messapico con San Vito dei Normanni. Il sequestro preventivo, eseguito d’iniziativa dai militari, è già stato convalidato dal pubblico ministero presso la Procura di Brindisi Giuseppe De Nozza. Il reato ipotizzato è di gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva. Nel registro degli indagati sono state iscritte quattro persone, tutte di San Vito dei Normanni. Si tratta dei due proprietari dei terreni, del titolare di una ditta locale di autotrasporti e di un autista colto in flagranza, mentre era intento a scaricare illecitamente il carico lungo il ciglio di cava.

martedì 26 marzo 2013

Patto di stabilità e debiti PA. L’Italia, lo Stato che condannava se stesso al fallimento

”delle oltre 30 aziende che falliscono ogni giorno nel nostro Paese, più della metà lamenta il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione” Barretta, deputato PD




In questi mesi abbiamo potuto sentire spesso parlare del patto di stabilità, regolando quest’ultimo le principali variabili macroeconomiche delle nazioni europee ( sono recenti le ultime modifiche varate).

Per chi avesse – saggiamente! – cambiato canale durante i tg, gli si potrà dire che questa legge  altro non è che un accordo preso – o meglio subito in seguito a forti pressioni dell’Europa – nel 1997 dall’Italia in sede comunitaria  per cercare di far fronte all’esigenza di far convergere le economie degli stati membri verso specifici parametri. Tra questi – ricordandoci del trattato di Maastricht – troviamo in particolare l’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione in rapporto al P.I.L  che non deve superare il 3%, e il debito pubblico che , sempre rapportato al P.I.L., deve aggirarsi intorno al 60%. In realtà esistono ancora forti dubbi e comunque tesi contrastanti circa il fatto che questi parametri siano effettivamente ottimali.  Nondimeno  il controllo dell’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione, e in particolar modo degli enti territoriali come regioni ed enti locali è uno dei principali obiettivi delle regole fiscali che costituiscono il patto di stabilità.

lunedì 25 marzo 2013

Lo sconcerto dei generali: «Leoni guidati da agnelli»



«Pronto generale?». Dall'altra parte della linea c'è un attimo di silenzio. Poi l'alto ufficiale in servizio sbotta: «Non più. Dopo quello che è accaduto ieri con i marò mi sento come se fossi stato degradato e radiato dalle forze armate. Non ho parole». Il triste sfogo di un alto ufficiale, che ne ha viste tante, sul rientro in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ordinato dal governo, è solo la punta di un iceberg.

La rabbia nelle forze armate sta esplodendo. La rappresentanza dei marinai in armi esprime «lo sconcerto e il disorientamento del personale della Marina di ogni grado e ruolo in merito al destino di Latorre e Girone che stanno rientrando in India». Secondo il Cocer Marina «alla fermezza di un Paese straniero le nostre massime istituzioni non hanno saputo reagire con la stessa fermezza e determinazione».

Tutti con Silvio? Sì ma con i soldi pubblici: la “libertà” costa all’Atac 1 milione di mancati introiti

Trecentomila persone presenti. Sono questi i numeri stimati dal Pdl in merito alla manifestazione pro-Silvio andata in scena sabato. Con le metropolitane rigorosamente gratis. Da un primo calcolo approssimativo abbiamo stimato un milione e 200 mila euro di mancati introiti all’Atac, la società del trasporto pubblico urbano della Capitale che ha accettato un accordo con il Pdl. Quante altre persone, oltre le 300 mila stimate, si sono mosse gratis a Roma? Difficile stabilirlo.



Il coordinatore romano del Pdl Gianni Sammarco stima in 300 mila le persone che sono accorse in sostegno di Silvio Berlusconi nella manifestazione di sabato scorso.
Una conta dei consensi? Certo che si per il Pdl e per questo non si è fatto mancare proprio nulla. Nemmeno una convenzione con l’Atac (l’azienda di trasporto pubblico del Comune di Roma) per evitare che chi si volesse recare a dare sostegno a Berlusconi dovesse pagare il biglietto della metropolitana e del tram.
I tornelli sono stati aperti per tutto il pomeriggio di sabato al pari delle più importanti manifestazioni vaticane come i funerali di Giovanni Paolo II, l’elezione di Papa Benedetto XVI e anche l’elezione di Papa Francesco.

Il pareggio di bilancio a Santi Apostoli

(Una convalescenza mi ha impedito di rimanere a piazza Santi Apostoli in tempo per intervenire alla manifestazione del 23 marzo. Questo è ciò che avrei letto - Sergio Cesarotto)


 
Negli altri interventi sono stati commentati articoli che in genere mostrano la bellezza della Costituzione e ne lamentano la non applicazione. A me tocca l’ingrato compito di commentare un articolo, quello n. 81 recentemente introdotto (e in vigore dal 1 gennaio 2014) sul pareggio di bilancio. Qui la Costituzione è brutta, e auspichiamo la disapplicazione o meglio la cancellazione dell’articolo. 

domenica 24 marzo 2013

I treni della morte che vi passano accanto

Due anni fa ci fu il terribile incidente di Fukushima. Si verificò subito dopo il referendum nel quale gli Italiani ribadirono la propria contrarietà al nucleare. Ciononostante, ogni mese, tonnellate di scorie nucleari ad altissima radioattività viaggiano sui binari ferroviari delle nostre città, senza che la popolazione ne venga messa al corrente. Ho chiesto a Stefano Ciafani, vicedirettore nazionale di Legambiente, di raccontarlo al blog.

 
 
I TRENI DELLA MORTE
intervista a Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente

Il nostro Paese continua ad essere interessato, ormai da qualche anno, dall’esportazione soprattutto di barre di uranio irraggiato, ovvero il combustibile che veniva utilizzato nelle quattro centrali italiane che erano in funzione fino agli anni ’80, e che poi fortunatamente sono state spente grazie al referendum approvato e poi votato dalla maggioranza degli Italiani nell’’87. Quelle barre vengono esportate su rotaia, e dovrebbe essere segnalato chiaramente agli abitanti dei territori che vengono attraversati. Cosa che succede abbastanza normalmente negli altri Paesi. Noi non stiamo facendo nulla di tutto ciò.

Ecco perchè sta di nuovo vincendo Berlusconi



Non avrei mai voluto scriverlo, ma è ciò che sta accadendo in questi giorni. Ha vinto di nuovo Berlusconi. Torna a riempire la piazza come un megastudio affollato di cittadini contenti e ansiosi di essere le sue comparse. E non perché si sia camuffato da persona per bene, magari solo una mascherata. No, ha occupato il Palazzo di Giustizia di Milano, disertato i suoi processi, comprato spazio, tempo e persone, insultato i giudici e convocato la folla in piazza per una manifestazione contro la Costituzione. Ma ha vinto. Lo dice anche Matteo Renzi, che sarebbe il meglio del futuro del Pd, il partito che si era appena dichiarato l’ultima barriera. Ecco Renzi: “Ora è difficile non parlare con Berlusconi” (Repubblica, 23 marzo ). 

Pdl in piazza, chiamata alle armi nella municipalizzata "Partecipare vale quattro ore lavorative di straordinario"

Presenziare la manifestazione del centrodestra è una scelta che può essere premiata. E' la denuncia arrivata alla redazione di Paese Sera: alcuni dipendenti di una municipalizzata del Comune di Roma sono stati invitati a scendere in piazza del Popolo, dovranno firmare la presenza e verrà riconosciuto loro uno straordinario di quattro ore lavorative



Duemila pullman attesi da tutta Italia e una macchina organizzativa che, come annunciato dal Gabinetto del sindaco, è la stessa dei “Grandi Eventi”. La manifestazione del Pdl di oggi a piazza del Popolo è stata annunciata da Alemanno come un evento epocale, di quelli che rischiano di mandare in tilt la città: “Siamo in grandissima difficoltà perché le persone previste superano le dimensioni della piazza” ha detto.

I marò e la farsa della pena di morte

Il nostro governo continua a coprirsi e a coprirci di ridicolo 



Non c’è nessun giallo attorno alla questione, solo un governo che fa il furbo per cercare di minimizzare i danni derivanti da una gestione disastrosa del caso.

PARLARE DI NIENTE - Quasi tutti i media italiani oggi riportano la contrapposizione tra la posizione del ministro della giustizia indiano e le dichiarazioni del nostro governo, che ha detto che ha fatto ritornare i marò in India perché ha ottenuto dal governo l’assicurazione che non rischiano la pena di morte e che potranno risiedere in ambasciata invece che in albergo.

FANNO GLI INDIANI? - Il ministro della giustizia indiana Ashwani Kumar interpellato dai giornalisti del suo  paese è sembrato escludere che una garanzia in tal senso sia possibile: “Niente pena di morte? Come fa il potere esecutivo a offrire garanzie sulla sentenza di un tribunale?”.

sabato 23 marzo 2013

Dietro a Cipro, la guerra: ma Putin sventa il complotto


Vladimir Putin 

In apparenza la posta in gioco è quella dei miliardi degli “oligarchi”, ma il vero obiettivo di Putin – nei panni di “salvatore” di Cipro – sarebbe ben più serio: salvare la pace nel Mediterraneo e allontanare la guerra che, attraverso la Siria, l’Occidente sta armando contro l’Iran. Lo sostiene un attento osservatore della politica russa, John Helmer: «Usa, Germania, Turchia e Nato pensano di avere quasi tutte le munizioni che servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in Libia, ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro necessari». Soldi indispensabili per «ripetere il trucco» finanziando la guerra coi depositi russi confiscati a Cipro. Inattesa contromossa di Putin: rifinanziare interamente le banche cipriote, emarginando l’Unione Europea e piazzando la Russia al centro del Mediterraneo. Con buona pace di Londra, che ha anch’essa manovrato per provocare il collasso di Cipro, cioè del maggior concorrente europeo dei paradisi fiscali britannici.

NON C'E' NIENTE DA MERITARE



Cosa accade quando saltano completamente le misure? Quando il campo di battaglia appare indefinito e le squadre che si affrontano diventano un “noi contro loro” inafferrabile, rimodulabile per ogni evenienza, così ideologico da rivendicare per se l’esclusiva appartenenza al campo post-ideologico? Accade che nessuno sa che pesci prendere e questo, a volte, apre a scenari molto interessanti. Solo a volte però, solo se si è in grado di giocarsi questa partita fino in fondo, con il coraggio di chi si accorge che proprio ora alcune cose vanno affermate con vigore. Cos’è che non si può più fingere di non vedere?
 
Ad esempio quello che sta accadendo a Cipro, ultima tappa di un percorso strutturato e di un piano molto ben congeniato: un piano che prevede la possibilità per chi ha continuato ad arricchirsi dentro la crisi globale, chi ha continuato ad accumulare fortune, a privatizzare e svendere interi paesi, di proseguire indisturbato la sua missione. L’ipotesi, bocciata dal governo cipriota, era quella di applicare prelievi forzosi ai conti correnti bancari del paese, per poter sbloccare gli aiuti necessari ad evitare il default dell’isola.

Fuggi fuggi dall'euro?

La Polonia frena: l’euro non è più l’eldorado

Varsavia ritarda al 2015 la scelta della moneta unica: «Dobbiamo valutare costi e benefici»



Per la Polonia l’euro può attendere. Almeno fino al 2015, per la precisione. La decisione è stata presa. Prima ci dovranno essere le elezioni politiche e presidenziali, previste proprio fra due anni. A dare la conferma è stato il presidente Bronisław Komorowski. «Perché dobbiamo adottare l’euro adesso? Non c’è alcuna fretta», ha detto. Non solo. Secondo il presidente polacco «è chiaro, nonché importante e fondamentale, che ci sia un ampio sostegno pubblico. Bisogna convincere il popolo polacco che l’adesione all’euro è una buona cosa per il Paese». Parole che suonano come uno schiaffo a Bruxelles, che invece spinge per una veloce adozione dell’euro da parte della Polonia.

venerdì 22 marzo 2013

Nel PDL non si perde ne il vizio ne la Pelino

Pelino, senatrice Pdl, condannata per 13 mila euro di vestiti non pagati: se la Casta vive a sbafo

Il conto con la giustizia si fa sempre più salato per deputati e senatori di marca Pdl. A entrare ufficialmente nel novero degli impresentabili stavolta è Paola Pelino,  senatrice eletta in Abruzzo. La sulmonese, parente degli industriali dei confetti, è stata colpita da ingiunzione di pagamento: deve versare 13 mila euro al negozio “La Gabrielli” per vestiti mai pagati e acquistati nel 2009. Possibile che la Casta debba anche vivere a sbafo? 



La sua mancanza lei la giustifica con la mancata emissione dello scontrino fiscale da parte della boutique pescarese. Per i cittadini invece sapere che una parlamentare e del resto anche industriale non paga i suoi vestiti è come un pugno nello stomaco. 

CHI È PAOLA PELINO E PERCHÈ AVREBBE DOVUTO PAGARE I VESTITI
Ecco la sua breve biografia. La sua attività politica comincia nel 2006 quando viene eletta nelle file di Forza Italia alla Camera. Nel 2008 la sua passione per Berlusconi resta intatta e viene rieletta sempre a Montecitorio ma questa volta con il Pdl.
La sua carriera parlamentare va di pari passo con quella dell’ex premier perché quest’anno, al pari del Cavaliere, si vede spostata ed eletta nelle liste del Senato della Repubblica.
Già solo pensando allo stipendio da Deputata pensiamo che poteva avere a disposizione il denaro che le serviva per acquistare vestiti tanto costosi.
Come diceva però Corrado Mantoni: non finisce qui. Perché Paola Pelino è anche socia e membro del Consiglio di Amministrazione della Fabbrica Confetti Pelino Srl –Sulmona (Aq).

I due "Marò" barattati per armamenti e affari privati.

Partono i Marò, tornano gli affari

Nelle ore del dietrofront della Farnesia, l'India sblocca la commessa da 300 milioni per i siluri Finmeccanica. E si riapre il dubbio: quali interessi hanno condizionato la marcia indietro del governo?



Marò che vanno, contratti che vengono. Forse solo coincidenze, che potrebbero anche testimoniare la profondità degli interessi che si sono intrecciati dietro la vicenda dei due fucilieri di marina "riconsegnati" alle autorità indiane. Proprio nelle ore in cui il nostro governo stava completando le trattative per il clamoroso dietrofront, il ministro della Difesa di New Delhi ha annunciato il via libera a una commessa del gruppo Finmeccanica. Un accordo da 300 milioni di dollari con la Wass di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia.

La notizia - rilanciata dal sito Defensenews mercoledì in tarda serata - è stata accolta con sorpresa nel mondo dell'export bellico. Tra Roma e New Delhi ufficialmente in quel momento era in corso un duplice braccio di ferro. Quello per i due marò, arrestati con l'accusa di omicidio di due pescatori durante una missione anti-pirateria e rimasti nel nostro paese violando gli impegni presi dall'ambasciatore italiano. E quello per lo scandalo Agusta, le tangenti pagate da Finmeccanica per la vendita di elicotteri all'aviazione indiana. Entrambe le vicende hanno avuto eco enorme nel paese asiatico, conquistando i titoli di testa di tg e giornali. Invece proprio nelle ore in cui la tensione tra i due governi sembrava massima, fonti del ministero della Difesa indiano hanno fatto sapere che il contratto sui siluri sarebbe andato a Finmeccanica: il ricorso dei concorrenti tedeschi era stato respinto e l'accordo era pronto per la fase finale.

Imprese strozzate dallo Stato, ridotto in bolletta dall’euro



Il problema numero uno si chiama euro – tecnicamente: impossibilità di emettere moneta sovrana – ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, preferisce parlare di uno dei suoi effetti più vistosi, cioè la mancata liquidazione dei crediti delle imprese da parte della pubblica amministrazione, ridotta in bolletta. Il saldo, secondo gli industriali italiani, potrebbe portare a 250.000 posti di lavoro nel giro di cinque anni, con una crescita del Pil dell’1% per i primi tre anni, per arrivare all’1,5% nel 2018. Robetta, in confronto ai centomila posti di lavoro “immediati” ipotizzati da Luciano Gallino se solo si ricorresse a finanziamenti speciali per i giovani, o ai 200.000 occupati nell’edilizia che secondo Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice, scatterebbero senza costi aggiuntivi con un semplice piano nazionale di riconversione degli edifici, orientato al risparmio energetico.

MANGIA TU CHE MANGIO ANCH'IO

Buco da 550 milioni e 400 licenziamenti: l’Idi di Roma, ospedale religioso, è un magna magna

 La definizione ad hoc per la franosa storia sanitaria e finanziaria dell’Idi – l’ospedale religioso di Roma – è stata data dallo stesso direttore generale Giuseppe Incarnatoindagato per ipotesi di ‘associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita’: “L’Idi è diventato un magna-magna”. Ufficialmente da aprile 2012 è emerso il grave buco finanziario dell’ospedale che oggi ammonta a 550 milioni di euro. Uno strano deficit considerando che, dal 2010, l’Idi ha ricevuto migliaia di euro tra 5 per mille, rimborsi regionali e soldi stanziati dal Ministro dell’Istruzione e della Sanità. La Procura di Roma indaga ed anche la DDA antimafia che propende per una possibile ombra della ‘ndrangheta. Alla fine a pagarne le spese è sempre l’anello debole della catena: sono in vista 400 licenziamenti per i lavoratori dopo ben 7 mesi ‘senza stipendio’. 

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Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma – detto anche l’ospedale del Vaticano perché fa capo alla Congregazione dei Figli dell’Immacolata – è sull’orlo del collasso. Il 20 marzo segna il termine di scadenza per proposte di recupero da presentare al Tribunale di Roma per evitarne il fallimento.
Il baratro è un buco economico e anomalo di ben 550 milioni di euro, di cui non si riesce a trovare giustificazione, soprattutto per un ospedale che ha incassato soldi sia dal pubblico che dal privato.
Il ‘magna –magna’ dell’Idi però grava solo sulle spalle dei dipendenti che da 7 mesi non percepiscono lo stipendio e che in 400 verranno licenziati.

giovedì 21 marzo 2013

Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi




Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.

mercoledì 20 marzo 2013

Ma i media si sono scordati delI'ILVA?

All’Ilva non piace il fisco: deve 2,3 milioni a Taranto

Il Comune contesta ai Riva imposte non versate nel 2007. Non è la prima volta. Sanatoria in arrivo?



I Riva tornano sotto i riflettori, questa volta non per i dati sulle emissioni di diossina o sui morti per tumore nel quartiere Tamburi a Taranto, ma per le tasse. Dopo aver chiuso una partita da quasi 100 milioni di euro con l’Agenzia delle entrate nel 2011, che ha fatto quasi triplicare i debiti tributari del gruppo Riva Fire, gli imprenditori dell’acciaio ora si ritrovano di nuovo in contenzioso col Comune di Taranto, che chiede all’Ilva, impresa quasi tre volte più grande della città, altri 2 milioni e 300mila euro di Ici 2007 oltre a quella già versata.

I Riva, che fatturano poco più di 10 miliardi di euro all’anno, ovviamente non ci stanno e sui tributi si ritrovano in un altro faccia a faccia con un Ente già sette anni fa travolto da un dissesto finanziario da 1 miliardo e 200 milioni di euro, anche per via dell’evasione Ici. Il rischio, come già accaduto due anni fa, è che per il primo contribuente tarantino tutto si chiuda con un maxi “sconto” sulle imposte attraverso un patto con la giunta di centrosinistra guidata da Ippazio Stefano (Sel), il primo nella storia della città ad aver chiesto accertamenti fiscali sul siderurgico più grande d’Europa che, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, pesa sulla salute e sull’ambiente di Taranto fino a 463 milioni di euro. Ora però siamo nel pieno dell’inchiesta penale per inquinamento ambientale che, tra le altre cose, vede lo stabilimento al centro dei controlli sull’attuazione della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e in attesa che il 9 aprile prossimo la Corte costituzionale discuta la legittimità costituzionale della legge “salva-Ilva” (n. 231/2012) come sollevato dalla procura ionica.

Anche nei Parchi il disastro ambientale continua

Alpi Apuane: tutela o trafori?



Tanti anni fa, ero bambino, transitando dalle parti della Versilia in tarda primavera e guardando verso l’interno, mi stupii nel vedere la neve sulle montagne. Poi mi dissero che quella non era neve, erano le cave, erano di marmo e luccicavano al sole. Accidenti, quante erano quelle cave…
Trascorsero gli anni e le Alpi Apuane divennero un parco della regione Toscana nel 1985. Ma un parco può essere anche di carta, in particolare se non esiste, se non viene emanato un piano del parco. Ed il piano non c’è ancora oggi.

Del resto, diciamolo, istituire un parco con all’interno l’attività estrattiva più proficua d’Italia e che costituisce praticamente l’unica attività industriale del comune di Carrara è forse un po’ azzardato. Come si fa a porre limiti allo strapotere dei cavatori?

Così fan tutti (quelli del Pdl): a tempo di record i dl su amnistia, indulto e responsabilità dei magistrati

Cribbio: nemmeno il tempo di accomodarsi sugli scranni parlamentari e il Pdl riparte da dove aveva lasciato. Vale a dire i temi cari al suo leader maximo, che avrà pure l'uveite, ma ci vede sempre lungo. E per evitare l'odiato carcere non perde tempo. Ecco allora che gli amici senatori del Pdl Nitto Palma e Luigi Compagna hanno riproposto, a tempo di record, i loro disegni legge su amnistia, indulto e responsabilità dei magistrati.

 

 

Nemmeno il tempo di entrare in Parlamento che già il centrodestra si sta mettendo all’opera sui temi più cari a Silvio Berlusconi: la giustizia.
Al Senato in avvio di legislatura sono stati già presentati 210 disegni di legge. Suddivisi tra centrodestra- centrosinistra e qualche montiano.
Quello che lascia basiti in un clima in cui la coalizione di Silvio Berlusconi punta sulla difesa del proprio leader dai processi in cui è coinvolto è la particolare attenzione che i colleghi senatori stanno mettendo nei confronti del tema giustizia.
Come se fosse il più importante: anche di più di quelli economici e civili che invece interessano gli altri partiti che sono entrati a far parte di Palazzo Madama.

Spending review: 295 miliardi di nuovi tagli aspettano il prossimo governo



Da una «spending review» ci si aspetterebbe il taglio delle spese improduttive dello Stato. Tanto per fare un esempio: i 10 miliardi di euro destinati all’acquisto di 90 cacciabombardieri F35, oppure il rimborso per i farmaci di «marca». In Italia, come nel resto dell’Europa meridionale, invece no. La via dell’austerità passa per un nuovo taglio alla spesa pubblica da 295 miliardi di euro. È il risultato del rapporto (consultabile su rapportiparlamento.it) presentato ieri dal ministro per i rapporti con il parlamento Pietro Giarda secondo il quale si deve continuare a tagliare 135,6 miliardi di euro della «spesa inutile» per beni e servizi, 122,1 miliardi di retribuzioni, 24,1 di trasferimenti alle imprese e contributi alla produzione oltre a 13,2 di «contributi alle famiglie e alle istituzioni sociali». Fino a oggi, le manovre correttive – cioè i tagli – intraprese dal governo Monti hanno sottratto alla spese corrente dello Stato 7,8 miliardi di euro e a quelle degli enti locali (comuni, province e regioni) 13,3 miliardi di euro.

... e mentre tutti piangono la crisi, Marchionne se la ride

Marchionne, stipendio da 7,4 mln tra fisso e bonus sale del 47,7%

 

Le vendite di Fiat continuano a calare, colpa della crisi e - soprattutto - del mercato italiano che pesa "sul risultato di Fiat Group Automobiles in Europa" spiega il Lingotto. Di più: al netto dell'impatto positivo di Chrysler il gruppo ha chiuso il 2012 con un rosso di un miliardo contro profitti per un miliardo nel 2011. Numeri che, tuttavia, non hanno influenzato la remunerazione del capoazienda Sergio Marchionne che lo scorso anno ha incassato 7,4 milioni di euro contro i 5 milioni del 2011 (+47,7%). 

martedì 19 marzo 2013

QUANTO DURERA' L'EURO?

Il fallimento dell’euro



Prima di discutere se e quanto durerà l’euro, su cui si abbattono le alterne vicende delle Borse e dello spread, sarebbe necessario misurarsi con il fallimento sociale e politico della moneta unica.

Diamo pure credito alle buone intenzioni, quelle di cui è lastricata la via che conduce all’inferno. Sicuramente i governi italiani ed europei, soprattutto di centro sinistra, che hanno partecipato alla costruzione dell’euro pensavano così di contribuire alla unificazione democratica del continente.

La moneta unica unificherà paesi che si sono combattuti per secoli e alla fine porterà agli Stati Uniti d’Europa. L’ Italia avrà solo da guadagnare ad avere la stessa moneta dei paesi più ricchi ed efficienti del continente, ne riceveranno giovamento i conti pubblici, il sistema produttivo e finanziario, la stessa efficienza della pubblica amministrazione.

Catherine Ashton, due pesi e due misure

LA SERBIA VERSO IL NO AL RICATTO DI BRUXELLES

 

 

Mentre a Bruxelles sono in corso le trattative tra l’Ue, il governo fantoccio schipetaro del Kosovo e Metohija e Ivica Dacic primo ministro serbo che si comporta in modo piuttosto lunatico, nella provincia serba continuano le manifestazioni della “cultura” - ma necrofila - degli schipetari albanesi consistente nella distruzione dei monumenti sacri cristiani serbi e particolarmente delle tombe nei cimiteri.

Sin dal 1999 cioè dall’arrivo dell’occupante atlantico, gli schipetari hanno sistematicamente distrutto tutti i monumenti serbi: 155 chiese e monasteri, fontane storiche, busti dei personaggi storici serbi e soprattutto i cimiteri (più di 10.000 tombe nei 10.886 chilometri quadri del territorio che rappresentano i due terzi del territorio completo della provincia da dove hanno cacciato o ucciso tutti i serbi e altri non albanesi). Hanno abbattuto anche l’edificio del consolato russo nella parte sud di Kosovska Mitrovica e il busto del console russo Nikolaj Scerbin. Hanno abbattuto il pino secolare dell’imperatore serbo Dusciano (Dushan, il donatore della basilica di San Nicola a Bari) piantato personalmente da lui nel 1336 ed alto 30 metri e nel cui tronco, cioè nella cavità dell’albero, potevano stare 40 persone.

Super-manager pubblici: ecco chi sono e quanto ci costano. Tutti salvati dal fu Professore.

Alcuni dati. Complessivamente, per quanto riguarda gli stipendi, il governo costa circa 4 milioni di euro. I primi 43 manager pubblici invece costano 16 milioni di euro. Quattro volte di più, dunque. Ancora più incredibile l’ammontare degli stipendi dei manager privati. Il solo Marco Tronchetti Provera, nel 2011, ha ricevuto ben 22 milioni di euro. I primi venti top manager italiani nel 2011 hanno incassato qualcosa come 90 milioni di euro. A vedere gli stipendi dei burocrati insomma, è proprio questa la casta per eccellenza. Molto di più dei politici stessi. E sono intoccabili. Soltanto l’anno scorso il governo Monti, col sostegno di Pd e Pdl, era stato costretto a mettere un tetto agli stipendi (ma solo dei manager pubblici). Peccato però che sia stato inserito anche un codicillo da Azzeccagarbugli che assicura a molti di non dover sottostare ad alcun tetto. Succederà qualcosa nel corso di questa legislatura che senz’altro è cominciata con un piglio diverso? Vedremo. Ma sarà molto dura.


Supermanager-di-Stato-vero_potere

E se si iniziasse proprio così? Se si pensasse ad un disegno di legge che ponga un tetto agli stipendi non solo dei manager pubblici (cosa che esiste, ma come vedremo con l’inganno) ma anche di quelli privati. Si potrebbe, in alternativa, ricorrere anche ad un referendum. Proprio come accaduto in Svizzera. Sarebbe questo – più di qualsiasi altro taglio al numero dei parlamentari (non è detto sia un bene essere meno rappresentati) – il vero segno di cambiamento. Il motivo è presto detto: è proprio quella dei superburocrati – pubblici e privati – la vera casta italiana. Lo dicono gli stipendi, soprattutto se paragonati con quelli esteri.