«Cari amici la soluzione del caso di Melania Rea è molto semplice: Salvatore Parolisi risulta essere legato alla filiale italiana del “Tempio di Set” che si trova a Napoli, setta fondata dal Tenente Colonnello Michael Aquino nel 1975, un esperto di altissimo livello di Psicologia Operativa legato al progetto Monarch del programma MK-ULTRA».
Ho chiesto subito ragguagli a Zagami che
mi ha inviato un vecchio video del periodo in cui apparteneva ancora
alla Loggia di Montecarlo e in cui constatava la pericolosità di Aquino,
concludendo: «Andatevi a studiare la metodica e il lavoro di Aquino
e vedrete che non sono solo speculazioni e mere affermazioni campate in
aria. Purtroppo il segreto di stato in seguito tenderà a coprire certe
verità, vista l’implicazione dei servizi segreti americani, ma i rituali descritti da Parolisi sono quelli in uso nel Tempio di Set e
il fatto che abbiano la loro base operativa a Napoli e dintorni non
depone di certo in loro favore. Questa informazione mi è stata data in
maniera molto riservata anche da una fonte interna ai servizi segreti militari». Per ulteriori approfondimenti rimando alle opere di Zagami presto in pubblicazione anche in Italia.
Seguendo superficialmente questa ipotesi
di lavoro si sarebbe inclini a condannare Parolisi come l’esecutore
materiale del delitto, sulla base della sua presunta affiliazione al
Tempio di Set. Ma i delitti rituali di matrice massonica o semplicemente
satanica ci hanno insegnato – per quel poco che possiamo aver imparato
dal “di fuori” – che la realtà non è mai quello che sembra: in questo
campo si deve abbandonare purtroppo la logica aristotelica per calarsi
nel mondo infero del cosiddetto “satanismo”. Da qui l’uso psicotico del
simbolismo e della numerologia a sfondo rituale, chiave e matrice di un
pensiero irrazionale che cerca di proiettare sulla realtà credenze di
carattere magico e occulto che solo se interpretate in chiave esoterica
possono svelare le dinamiche che queste società segrete portano avanti
da secoli…
In fondo, da Jack lo Squartatore agli
inspiegabili delitti di giovani donne o bambini dei giorni nostri, molto
poco abbiamo compreso, ostinandoci a non voler comprendere che proprio a
fianco a noi esiste un apparato segreto con infiltrazioni in tutti gli
ambiti del reale. Questo mondo sotterraneo utilizza, per dialogare e per
farsi riconoscere dagli altri affiliati, un linguaggio e categorie di
stampo esoterico all’apparenza incomprensibile. Solo all’apparenza.
Partiamo dalla fine, ovvero
dall’omicidio Rea. Le dichiarazioni di Zagami, la cui verifica di
attendibilità lasciamo agli inquirenti che stanno ancora indagando sulla
misteriosa morte di Melania, si ricollegano alla testimonianza del PM
romano, Paolo Ferraro che ebbe modo di raccontare ad alcuni giornalisti di aver incontrato Melania, esattamente un mese prima dell’omicidio, presso la Procura di Roma.
Ferraro stesso mi raccontò di essere
sicuro al 99% di aver visto Melania uscire dall’ufficio di un suo
collega procuratore, che a quel tempo stava tenendo d’occhio per i
presunti legami di questi con la massoneria deviata. Fuori dai denti,
Ferraro ha ammesso che la donna che gli passò davanti era talmente bella
e carica di fascino che gli rimase scolpita nella memoria. Alta, bruna,
mediterranea, dall’andatura sensuale, aveva però i capelli ondulati che
le cadevano sulle spalle. Appena un mese dopo, quando la foto di
Melania Rea venne trasmessa per la prima volta da tutti i notiziari e
poi pubblicata dai quotidiani, dubitò che fosse lei solo per il
dettaglio dei capelli che in tutte le immagini risultavano essere lisci.
Quando finalmente vide una foto di Melania con i capelli al naturale,
ossia ondulati, fu assolutamente certo che era proprio la donna che
aveva incontrato quel giorno in Procura.
Se teniamo fede alla testimonianza di
Ferraro, sorge il dubbio sul motivo della visita della donna da sola
alla Procura di Roma, ben lontana da casa. Il magistrato mi ha
confessato di credere che Melania si fosse rivolta a quel suo “collega”
per denunciare un comportamento del marito, atteggiamento coerente con
la ricostruzione della polizia che ha descritto una Melania furiosa per
la relazione di Parolisi con la giovane soldatessa Ludovica Perrone:
proprio Melania avrebbe minacciato Ludovica di rovinare la carriera a
lei a al marito se quella liaison non fosse finita. In che modo? Che cosa poteva rivelare di tanto oltraggioso da rovinare la carriera a entrambi?
Ora, questa interpretazione dei fatti,
non è l’unica plausibile. La presenza di Melania in Procura si può
interpretare in diversi modi: secondo una mia fonte la donna si sarebbe
rivolta a un magistrato legato ai porti occulti per scoraggiare la
relazione clandestina del marito o addirittura per denunciare gli abusi
che avvenivano nella caserma di Ascoli Piceno dove prestava servizio il
marito. I presunti festini, forse addirittura orge, l’abuso di droghe e
le violenze sulle giovani reclute sono emerse in fretta e tanto in
fretta messe a tacere, una volta che gli inquirenti hanno iniziato a
indagare sul passato del caporalmaggiore. Difficile che la moglie ne
fosse completamente all’oscuro. Forse che si riferisse a questo quando
minacciò Ludovica di rovinarle la carriera rendendo noti certi dettagli?
Di certo la notizia della relazione tra il marito e una recluta non
sarebbe stata una notizia così sconvolgente da far finire nei guai i due
amanti e da spingere Parolisi a uccidere la moglie. Il divorzio anche
se in un ambiente “tradizionale” ancora legato ai valori famigliari non
sarebbe stato un vero e proprio “scandalo”. Neppure la presunta eredità
che Salvatore stava “aspettando” giustificherebbe un gesto così estremo,
sebbene l’uomo, dai messaggi che si scambiava con l’amante su facebook,
sia emerso come evidentemente esasperato. La pista passionale non
giustifica tutta una serie di dettagli che sono emersi durante le
indagini e che aprono alla possibilità che dietro l’omicidio ci sia la
regia di una società segreta con evidenti infiltrazioni nell’esercito.
Misteriosi rituali in caserma
Vi
è anche la possibilità che Melania sapesse già dei rituali che
avvenivano in caserma e di un ipotetico protocollo legato al progetto
Monarch di addestramento e manipolazione mentale a cui venivano
sottoposte le giovani reclute, e di cui Michael Aquino era un noto
esperto ancor prima di entrare a fare parte della Chiesa di Satana e di
fondare poi nel 1975 il Tempio di Set. In questo senso Melania può però
essersi infuriata alla notizia del legame ormai consolidato tra il
marito e Ludovica e ciò avrebbe potuto spingerla a confidarsi con una
personalità che riteneva affidabile ma che potrebbe averla messa in una
posizione pericolosa. Secondo alcuni questo magistrato potrebbe aver
tentato di dissuaderla ma vedendola irremovibile potrebbe aver dato
l’allarme ai superiori, causandone così la morte (per mano del marito o
di chi per lui). Lo scandalo in questo senso sarebbe derivato dalla
rivelazione di “segreti” militari, non di una semplice relazione
extraconiugale.
Oppure, ancora, Melania conosceva
perfettamente ciò che avveniva nella caserma perché anch’essa – venendo
tra l’altro da un ambiente militare – era una “sacerdotessa” dei rituali
che ivi venivano svolti? Per questo sembrava così “sottomessa” alla
volontà del marito a cui aveva perdonato quella che sembrava essere solo
una scappatella? Per questo si costringeva a digiunare per assecondare
il desiderio dell’uomo che la voleva ancora più “magra”? O la sua
anoressia dipendeva dalla frustrazione del tradimento? Non lo sapremo
mai, ma sono le uniche ipotesi possibili se la donna effettivamente
incontrata da Ferraro in Procura era veramente Melania Rea. Se prendiamo
per vera la testimonianza del PM, Melania si sarebbe rivolta a qualcuno
di cui si fidava e forse da questi sarebbe stata tradita, messa sotto
controllo e dopo aver compreso le intenzioni della donna di rendere
pubblici certi “segreti”, messa a tacere definitivamente.
Pista satanica?
A ciò aggiungiamo la dichiarazioni di
Zagami, ovviamente da confermare, di un ipotetico legame di Parolisi con
il Tempio di Set. È abbastanza plausibile che Parolisi avesse il ruolo
di addestrare le reclute secondo una metodologia che sfociava nella
manipolazione mentale, seguendo un protocollo molto, troppo simile al
Monarch: droghe, violenze, sesso, abusi. Una testimone parlò agli
inquirenti di una specie di rituale che prevedeva l’uso di candele nere
mentre la “vittima” era legata al letto. Se Parolisi fosse stato anche
affiliato al culto satanico fondato dal colonnello Michael Aquino, la
faccenda assumerebbe dei connotati più precisi e drammaticamente più
inquietanti. Se così fosse, cioè, sarebbe confermata la pista rituale
non solo dell’addestramento che veniva svolto nella caserma, ma anche
dell’omicidio di Melania. Ricordiamo infatti che la filiale napoletana
del Tempio di Set è l’unica ufficiale esistente in Italia e i suoi
proseliti furono già accusati di aver organizzato una messa nera nei
sotterranei dello stadio San Paolo…
La Chiesa di Satana
Fondato il 21 giugno 1975 da Michael Aquino dopo uno scisma dalla Chiesa di Satana
di Anton La Vey, il culto del Tempio di Set si distingue dal credo
razionalista professato da La Vey per abbracciare una concezione più
occulta di Satana inteso come un vero e proprio essere personale. La
Vey, infatti, nella sua Bibbia Satanica, precisava che Lucifero
rappresenta l’energia vitale dell’uomo, «il fattore bilanciante della
natura» e tutto ciò che è chiamato “peccato”, ovvero l’appagamento dei
sensi, partendo dal presupposto che l’uomo è principalmente un animale,
una creatura egoista e violenta: «Godetevi il meglio della vita. QUI E
ORA» invitava La Vey, facendosi cultore della Via della Mano Sinistra e
dichiarando infatti che, «il satanismo […] è la religione della carne,
della mondanità, della sensualità». Detto ciò, dobbiamo però riconoscere
a sostegno di La Vey, che costui non ha mai teorizzato il sacrificio
umano né ha ritenuto che il Diavolo esistesse come creatura personale
tanto che per lui la messa nera valeva come un semplice psicodramma: «il
Satanismo è una forma di egoismo controllato. Questo non vuol dire che
non devi mai fare nulla per gli altri. Se fai felice qualcuno a cui
tieni, la sua gioia ti darà un senso di gratificazione». Purtroppo, come
spesso capita, il suo pensiero è stato stravolto, travisato e confuso
con emanazioni deteriori e successive del suo credo: egli, infatti
ammoniva gli occultisti sostenendo che il vero mago non ha bisogno di
spargere il sangue di vittime innocenti (e tantomeno di vergini o
bambini!) per ottenere un risultato, perché «la liberazione di queste
forze magiche NON è provocata dal reale versamento di sangue, ma dalla
morte sofferta dell’essere vivente!», ossia dalla scarica bioelettrica
che l’iniziato deve imparare a trarre «dal suo stesso corpo, invece che
prenderla da una vittima innocente e non disposta!». La Vey giustificava
invece la maledizione di coloro che si fossero resi colpevoli di
crimini reiterati, cosa che fece egli stesso scagliando un incantesimo
di magia nera contro Sam Brody, avvocato e compagno dell’attrice Jane
Mansfield, Gran Sacerdotessa della Chiesa, reo di averla allontanata dal
culto. Purtroppo a farne le spese fu la stessa attrice che morì insieme
all’amante in un tragico incidente d’auto. Illesi i tre figli della
donna avuti da Mickey Hargitay, che riportarono solo lievi ferite, tra
cui Mariska, divenuta celebre attrice nel ruolo di Olivia Benson in Law and Order.
I fedeli del Culto credettero ovviamente che il maleficio di La Vey
avesse funzionato, i razionali non poterono che ridere di ciò bollandolo
come una mera coincidenza: semmai la consapevolezza dell’anatema può
aver agito sulle vittime a livello inconscio causando nel guidatore uno
stato di angoscia che potrebbe esser sfociato in momento di
disattenzione, causando così l’incidente. Ci ritroviamo di fronte
all’arcaico dilemma tra i fautori dell’efficacia della magia e i suoi
detrattori. Ciò che qui conta è che chi compie un certo tipo di rituali o
materialmente dei crimini a sfondo cerimoniale “creda” che le forze
occulte possano essere evocate attraverso adeguate pratiche e mediante
un rigoroso seppur parossistico ricorso alla numerologia e al
simbolismo. Ciò che crediamo noi conta davvero poco: i ricercatori, così
come le vittime, si trovano dinanzi a un sistema segreto, occulto,
gerarchico, chiuso, davanti al quale non possono che rimanere
annichilite. Se si vuole invece cercare di comprendere le ragioni dei
delitti rituali, non si può che scendere agli Inferi e da novelli Ulisse
o Enea, consultare le stesse fonti a cui possono attingere coloro che
credono a questo genere di cose. Ricordandosi, ovviamente, di risalire
poi dal viaggio verso le Inferiora Terrae, come ben insegna il motto alchemico del VITRIOL[1]…
Il Tempio di Set
Se per il razionalista La Vey Satana
rappresentava «il carnale, il materiale e gli aspetti mondani della
vita», per Aquino, invece, Lucifero era un vero e proprio “essere
personale” che andava adorato al posto del Dio biblico. Dopo aver
invocato Satana e aver ricevuto in risposta un messaggio che trascrisse
in The Book of the Coming Forth By Night e che divenne il testo
fondamentale del credo (nel quale il Diavolo dichiarava di chiamarsi
Set e che Satana fosse soltanto il suo epiteto ebraico), Aquino, memore
della sua esperienza nel controspionaggio e nel progetto Monarch,
estremizzò il concetto di “egoismo animale” teorizzato da La Vey
codificandolo nella cosiddetta “piccola magia nera” La piccola magia
nera, intesa a manipolare gli altri e l’universo in generale, «consiste
nel far accadere qualcosa senza spendere il tempo e l’energia necessaria
per farlo accadere attraverso un processo diretto di causa ed effetto»,
ove Aquino intendeva l’arte della manipolazione «grazie a semplici
trucchi di disinformazione fino a una manipolazione estremamente sottile
e complessa dei fattori psicologici nella personalità umana». A questa
aggiunse una “grande magia nera” (che trae gli incantesimi dalla Golden
Dawn e dagli insegnamenti magici di Aleister Crowley) legata invece a
una rivisitazione del mito gnostico secondo cui il Principe delle
Tenebre sarebbe invece un Portatore di Luce (come indica il nome
Lucifero), una sorta di ribelle Prometeo che avrebbe consegnato la
conoscenza agli uomini nonostante il divieto del geloso e sanguinario
Dio biblico. In questo senso il “peccato originale” assume un
significato opposto a quello cattolico. L’uscita dall’Eden e dall’alveo
del malvagio dio biblico andrebbe interpretato come una presa di
coscienza e di conoscenza dell’uomo primigenio che, grazie
all’intervento del Serpente, scopre il modo per divenire egli stesso un
dio, attraverso la legge Fa’ ciò che Vuoi di Crowley, intesa
nel senso più alto come conseguimento della propria autentica volontà
(da non confondere con i bassi istinti). In questo senso l’emancipazione
dalla legge jahvista conduce l’Uomo Primo verso un cammino per il
conseguimento della sua stessa deificazione: ecco che l’Uomo si fa Dio.
Xeper
La filosofia setiana aspira infatti a conseguire un supremo autocontrollo (xepering)
e a ottenere il controllo sulla natura e sugli altri mediante la
piccola magia – che risente come abbiamo visto della metodologia
acquisita da Aquino ai tempi del controspionaggio. Il Tempio di Set
rifiuta il nichilismo e l’edonismo superficiale della società moderna
per privilegiare un sentiero di conoscenza e potere: il suo ideale è
“Essere è Conoscere”, l’opposto della filosofia orientale che ricerca
invece la liberazione nei dettami mistici della Via della Mano Destra
partendo dal presupposto che “Essere è Sofferenza”.
I Setiani, sebbene credano in una
divinità nel senso letterale, non adorano però Set nello stesso modo in
cui i Cristiani adorano Dio: essi venerano Set in quanto rappresenta per
loro una coscienza più profonda e la forza individuale sprigionata può
renderli simili a un dio. Il fine ultimo dei Setiani è infatti quello di
raggiungere questa più alta consapevolezza spirituale e più profonda
conoscenza del sé. Tale processo di attualizzazione del sé è chiamato Xeper,
un termine egizio che significherebbe secondo Aquino “venire alla
luce”: anche per questo Lucifero, come abbiamo visto, è il portatore di
Luce. Così la messa nera ha varie modalità di celebrazione, mentre gli
altri riti sono rigidamente definiti. L’autorità esecutiva risiede
invece nel “Consiglio dei Nove” che nomina il Sommo Sacerdote e il
Direttore Esecutivo. Sei sono i gradi di appartenenza e l’affiliazione
al Tempio è segreta e nota solo al Sacerdoti competenti.
Per questo una presunta affiliazione di
Parolisi alla filiale italiana del Tempio non è verificabile se non da
membri interni al gruppo o da alti rappresentanti della massoneria o di
altri culti legati al Tempio.
Numerologia
Ma non è tutto così “semplice” come i
Media o alcune fonti di controinformazione vorrebbero farci credere. Né è
così evidente che il colpevole sia effettivamente Parolisi, nonostante
sia indubbio che abbia raccontato (male) una marea di bugie, ai
famigliari e agli inquirenti, rendendosi sicuramente “colpevole” agli
occhi dell’opinione pubblica. Neppure la pista “passionale” è scontata,
perché alla luce di parecchi indizi si sarebbe portati a definirlo un
omicidio premeditato.
Per comprendere questo genere di
delitti, occorre scendere allo stesso livello dei mandanti/esecutori,
che nei crimini rituali fanno ricorso a un parossistico quanto
patologico utilizzo della numerologia e del simbolismo. Anche nel caso
dell’omicidio di Melania il ricorso a una chiave esoterica del delitto
può gettare luce sul movente, senza però arrivare a identificare il o
gli esecutori materiali. Può servire da ipotesi di lavoro tenendo conto
che costoro agiscono ricreando un tessuto del reale infarcito di numeri,
simboli, nomi.
Secondo la testimonianza di Parolisi la
moglie sarebbe scomparsa il 18 aprile scorso intorno alle 15 sul Colle
San Marco di Ascoli Piceno, dov’erano andati insieme alla figlioletta
Vittoria di 18 mesi per trascorrere qualche ora all’aria aperta. Melania
si sarebbe allontanata per cercare la toilette di uno degli chalet di
zona, dal quel momento non sarebbe più tornata indietro. Dopo una
ventina di minuti, non vedendola tornare, Parolisi avrebbe chiamato i
soccorsi, facendo così scattare le ricerche di Carabinieri, Polizia,
Vigili del fuoco, Vigili urbani, Soccorso Alpino e Corpo Forestale dello
Stato. Le unità cinofile attive sul posto fiutarono una pista che
portava fino a un sentiero che sfocia in un piccolo corso d’acqua non
distante da una strada dove un’auto avrebbe potuto prelevare la donna
fino a Colle San Giacomo dove dopo due giorni, il 20 aprile, venne
ritrovato – in seguito a una segnalazione telefonica anonima – il
cadavere martoriato da 35 coltellate. Sulla salma, infatti è stato
rinvenuto il segno di una puntura e non si esclude che Melania sia stata
narcotizzata e uccisa altrove. Il corpo è stato ritrovato solo due
giorni dopo la sparizione a Ripe di Civitella, a circa 18 chilometri di
distanza da Colle San Marco lungo la strada provinciale 35.
Ora, il ricorrere dei numeri 18 e 35 è
evidente, e se si suppone una matrice rituale, non può essere casuale.
Parolisi è caporalmaggiore del 235° reggimento della caserma di Ascoli
Piceno. 3+5=8, che negli Arcani Maggiori dei Tarocchi rappresenta la
Giustizia, ovvero l’obbedienza come nel caso di Parolisi, militare.
Legato al numero 8 il caporalmaggiore assume la connotazione di un
sacerdote intermediario con Potenze Superiori (militari, o setiani?) a
cui avrebbe rivolto la propria obbedienza mantenendo un segreto e in
questo senso rappresenterebbe Giove (ma anche il Papa, che corrisponde
al numero 5 dei tarocchi che analizzeremo tra poco). La Giustizia
rivolta in questo caso nei confronti della vittima che porta sul corpo
il segno di 35 coltellate (3+5=8) indica che è stata consumata una
condanna tramite un giudizio imparziale emesso per un “tradimento”. Il
tradimento in questione sarebbe stato quello di Melania, pronta a
rendere pubblica la relazione del marito con Ludovica e, forse, i
segreti della caserma dove venivano addestrate le reclute. Infatti il
numero del giorno della morte di Melania, il 18, indica l’Arcano della
Luna che se da un lato è legato alla femminilità, alla Madre, dall’altra
indica la presenza di segreti, di un tradimento e di una forte gelosia –
il sentimento che avrebbe accecato Melania pronta a rovinare la
carriera del marito. La Luna indica inoltre la divulgazione di un
segreto e il rischio di uno scandalo.
Il corpo dissanguato
Nella numerologia il 18 è legato anche
al sangue e al cadavere. Da notare che, come negli omicidi rituali, il
corpo di Melania è stato trovato dissanguato… Come si trova scritto in
Levitico 17, 11 «La vita della carne è nel sangue»: da ciò deriva il
divieto ebraico di mangiare carne con sangue. All’opposto nei rituali
cruenti, satanici o non (come quelli atzechi), le vittime vengono
dissanguate e il sangue fatto colare sopra e lungo l’altare (sia esso in
pietra o rappresentato dal corpo di una donna come nelle messe nere del
satanismo di stampo ludico od occulto). In questo senso l’omicidio
rituale di Melania sembrerebbe riproporre una ritualità simile al
“sacrificio di riparazione” descritto in Levitico (Lv 5, 8; 7,1; 17,11).
Ma in questo caso a essere sacrificata – proprio durante il periodo
pasquale, ovvero il lunedì successivo alla domenica delle Palme –
sarebbe stata Melania intesa come l’incarnazione della Dea Madre (o
della sacerdotessa), come indicato cabalisticamente anche dal cognome
della vittima: Rea.
Rea, la Dea Madre
Nella religione greca, infatti, Rea
rappresentava la Dea Madre e della Terra, associata poi alla divinità
anatolica Cibele, venerata come Dea Madre, patrona della natura e dei
luoghi selvatici, mentre presso i romani Rea veniva invece considerata
la Magna Mater Deorum Idaea, associata inoltre a Opi, divinità
del raccolto e compagna di Saturno. Saturno – che in questo caso sarebbe
da identificare con Parolisi – inoltre è associato al carcere e a un
periodo forzato di solitudine… Non per nulla Rea è il nome di uno dei
satelliti di Saturno, che nell’alchimia, invece, rappresenta il grezzo
elemento del piombo che deve essere trasfigurato in oro in seguito a un
lungo processo di lavorazione.
Il numero del reggimento dove prestava
servizio Parolisi è 235 che dà come somma 2+3+5=10 che negli Arcani
maggiori dei Tarocchi corrisponde alla Ruota della Fortuna che
rappresenta il successo e la riuscita per chi lo merita e la caduta per
chi invece è in errore. Indica in sintesi l’alternanza di alti e bassi e
l’acquisizione di un vantaggio destinato però a non durare. Il 35
invece, numero delle coltellate inflitte a Melania e numero della strada
provinciale lungo la quale sorge Colle San Giacomo, è un numero
“pentagonale” e al contempo rappresenta il Triangolo di Tartaglia o di
Pascal: secondo la sua interpretazione neoplatonica indicherebbe il
passaggio dall’Uno alla Diade, ovvero il distacco dall’Uno e la caduta
nella molteplicità, la genesi del manifestato e dunque del disordine. La
creazione, ovvero il passaggio alla Diade è elemento di Caos, così come
il rischio di rivelare un segreto che deve rimanere taciuto. Il 35 è
anche il numero che simboleggia la natura, i boschi, i luoghi selvatici:
Melania è scomparsa in un parco ed è stata ritrovata esangue in un
altro bosco. Il suo cadavere, dunque, ha trovato riposo per due giorni
in un bosco, proprio come il simulacro silvestre di una Dea – in questo
senso come già suggerito dall’avvocato Paolo Franceschetti nel suo blog
potrebbe rientrare in una macabra ricostruzione della Primavera di Botticelli, a cui dovrebbero essere aggiunte anche Sara Scazzi e Yarah Gambirasio.
La simbologia di Botticelli
Sparita da Colle San Marco Melania è
stata rinvenuta a 18 km di distanza a Colle San Giacomo: Giacomo è
patrono dei soldati (come Parolisi, e infatti in quel luogo avvenivano
abitualmente esercitazioni militari) e dei cavalieri. Il suo simbolo è
la conchiglia, organo di nascita come rappresentato da Botticelli
nell’altro suo celebre dipinto, La Nascita di Venere. In questo
caso la conchiglia – simbolo ricettivo come la Luna – da
rappresentazione femminile di vita e acqua finisce per richiudersi su di
sé divenendo la tomba della divinità femminile (Dea
Madre-Venere-Cibele-sacerdotessa-Rea-Melania) che è stata sacrificata.
La conchiglia da ricettacolo di vita diviene simbolo di morte, ovvero
tomba della Dea che è stata uccisa. Evidente anche l’allusione a una
simbologia primigenia dove la Dea Madre – fonte di vita – muore immersa
nei boschi per poi rigenerarsi, proprio come nel ciclo naturale.
Come anticipato, la morte di Melania
risale al 18 aprile, data in cui si festeggia proprio la Beata Maria
dell’Incoronazione Carmelitana e Barbara Avrillot, madre fondatrice
dell’ordine del Carmelo in Francia. Il vero nome di Melania è proprio
Carmela… Il suo nome recava in sé l’allusione duplice (diade) alla
divinità femminile, Dea Madre e sacerdotessa, legata alla vita e alla
natura. La Diade indica appunto la scissione o emanazione dall’Uno
primordiale: il 2 è rappresentato nei Tarocchi dalla Papessa e indica
una persona che è a conoscenza di un segreto e che per questo può
costituire un “peso”.
Carmela Rea (anagramma di Era, moglie di
Zeus, versione greca di Giunone compagna di Giove che abbiamo visto
essere legato alla figura di Parolisi) muore lasciando in vita però la
figlioletta di 18 mesi, Vittoria, forse testimone inconsapevole del
delitto.
Il “Vecchio Malefico”
1+8=9, l’Eremita indica un segreto
rivelato o un ostacolo difficile da superare: è l’assassino, il “Vecchio
Malefico”: un’incisione del pianeta Saturno risalente al 1521, Pratica Teüsch lo
raffigura infatti come un vecchio “malefico” con la falce. In questo
senso sembra alludere all’omicida, ma non è detto che l’eremita sia lo
stesso Parolisi, anche perché l’Eremita dovrebbe indicare un uomo di
mezz’età. Ora, da una testimonianza anonima fatta al Corriere Adriatico,
emerge che un uomo di mezz’età avrebbe fatto salire Melania in macchina
– insieme ad altre due donne – proprio a Colle San Marco. La donna
avrebbe litigato con il marito e sarebbe andata via in macchina con i
tre. Ma con chi? E perché costoro si trovavano nel luogo della
sparizione? Erano stati chiamati da Melania o la stavano seguendo?
Sarebbe dunque questo uomo di mezza età il Vecchio Maleficio a cui il
simbolismo sembra alludere? E perché questa pista – sulla base della
testimonianza – non è stata battuta? L’esistenza di quest’uomo potrebbe
svelare forse un’altra realtà rispetto a quella della pista passionale
su cui si sono concentrate le indagini, e forse scagionare Parolisi.
Capro espiatorio o semplice bugiardo?
Il caporalmaggiore è sicuramente da
associare all’arcano del Papa, o a Giove (noto per i tradimenti nei
confronti di Giunone, così come nella mitologia greca Zeus con Era),
compagno infatti della Papessa-sacerdotessa, ovvero Melania. Emblematica
la frase che Parolisi disse commentando il “Calvario” che stava
subendo: «Mi sento come Cristo in Croce». Qui abbiamo un “Salvatore” che
si associa deliberatamente all’Agnello, a Cristo, evocando forse la sua
natura di capro espiatorio. Una frase a effetto che nasconde forse un
richiamo di innocenza? O l’ennesimo bluff di un bugiardo incallito che non distingue più la realtà dalle prigione di menzogne che si è costruito per evitare la condanna?
Nel Vangelo di Marco 18, 1-35
(ricordiamo che Melania secondo il marito era sparita proprio da Colle
San Marco) troviamo proprio la profezia dell’imminente Passione di
Cristo. Se la croce rappresenta il numero 4, Cristo come centro della
croce è il numero 1: la somma dei fattori dà come risultato il numero 5
che corrisponde appunto all’Arcano del Papa. Il Papa va inteso come il
Gran Sacerdote, come medium o intermediario (nei confronti delle alte
sfere) e in senso negativo indica debolezza morale, infedeltà e
settarismo, caratteristiche che ben si attagliano a Parolisi, ancor di
più se avesse ragione Zagami nell’additare l’uomo come affiliato al
Tempio di Set. Sicuramente bugiardo, infedele, immorale, ma non
necessariamente assassino. Se così fosse, avremmo però un Salvatore –
incarnazione della divinità solare – che uccide la Dea Madre – divinità
lunare come suggerito anche dal numero 18 – per “punizione” o
semplicemente per viltà, attuando un “sacrificio di riparazione” e al
contempo un gesto di contro-iniziazione nei confronti di quello che
dovrebbe essere il legame “ermetico” tra marito e moglie: il matrimonio
mistico, le nozze alchemiche. In questo caso avremmo lo Zolfo o Sole
alchemico che uccide il Mercurio (anche identificabile con l’Argento) o
Luna. Da un punto di vista “religioso” un emissario della Chiesa (Chiesa
di Satana o Tempio di Set che sia) rappresentata dal Salvatore Parolisi
che uccide la sua compagna (come la Maria Maddalena “espulsa” e
additata come prostituta dal credo cattolico). Si conferma così il
carattere solare dell’omicidio rituale che attraverso l’utilizzo della
volontà magica (lo Zolfo ermetico) dissangua e uccide il Femminino, in
vista di una sua resurrezione tra i suoi elementi “naturali”.
I funerali di Melania sono stati infatti
officiati presso la Chiesa di Santa Maria del Pozzo, che sorge sulle
strutture della Chiesa inferiore fatta costruire dal re Roberto d’Angiò
nel 1333 e dedicata alla Nostra Signora.
Omicidio premeditato
Infine, è da notare che il corpo è stato
ritrovato il 20 aprile, anniversario della nascita di Adolf Hitler. Sul
cadavere della donna sono stati incisi post mortem vari
simboli che ricordano croci uncinate e svastiche. Ricorrendo invece
all’interpretazione di Enrico Cornelio Agrippa, contenuta nel suo Libro del Comando,
i segni sul corpo della vittima sembrerebbero delle “intersecazioni”
atte all’evocazione di “spiriti benigni” all’interno di una pratica di
alta magia cerimoniale, che, stando all’ipotesi dell’omicidio rituale,
non potrebbe essere stato compiuto in un parco, ma in un luogo asettico.
Se abbracciamo questa teoria, torna l’ipotesi che a rapire Melania sia
stato un uomo di mezz’età (che forse la vittima conosceva) insieme ad
altre due donne. Costoro potrebbero aver condotto Melania in un luogo
chiuso per officiare un rituale con il suo consenso o a sua insaputa,
degenerato poi nella sua uccisione. Una volta “sacrificata”, il suo
corpo può essere stato spostato a Colle San Giacomo. In ogni caso il
18/04, 1+8+4=22, nei tarocchi il Matto, indica la rottura drammatica di
una relazione sentimentale ma anche che il colpevole (ovvero il Matto) è
depositario di segreti “spirituali” ma è assolutamente “lucido” nei
suoi propositi. Solo in apparenza sembra folle, perché ha compiuto un
cammino iniziatico (o meglio, contro-iniziatico) che lo rende
incomprensibile ai profani. In questo senso il delitto acquisisce
un’ulteriore conferma della sua premeditazione rituale, accantonando la
pista passionale.
Al di là della gelosia, della passione e
dei tradimenti che caratterizzano questa storia, l’uccisione di Melania
– sia essa avvenuta nel Parco oppure in un luogo chiuso – ha
un’evidente matrice cerimoniale: la donna ha pagato letteralmente con il
sangue un tentato tradimento, ovvero la volontà di rendere pubblico un
segreto che forse non riguardava tanto il marito, quanto ciò che
avveniva all’interno della caserma di Ascoli dove Parolisi, come un
sommo sacerdote, addestrava secondo un rituale di contro iniziazione
giovani reclute, pronte – chissà – un giorno a divenire sacerdotesse di
un culto legato alla Massoneria deviata, al progetto Monarch, forse agli
Illuminati o al Tempio di Set.
Ma il segreto su ciò che avveniva veramente tra quelle mura è morto per sempre con Melania.
(di Enrica Perucchietti da ildemocratico.com)
Nessun commento:
Posta un commento