Quello che la Stampa e la Tv non dicono sul delitto di Carmela “Melania” Rea.
Un’inchiesta di Antonio Giangrande su www.controtuttelemafie.it al link “massoneria”, ovvero nel suo libro “L’Italia delle Mafie”.
Sono le 12.48. E' il 18 aprile 2011, un lunedì. Sul
Pianoro di Colle San Marco, luogo di scampagnate e di giochi sopra
Ascoli Piceno, un uomo si aggira disperato. Tiene in braccio una bambina
e cerca sua moglie. L’uomo è il caporalmaggiore dell’esercito Salvatore
Parolisi, la donna scomparsa è Carmela Rea, che tutti chiamano
familiarmente Melania.
"Lo
strano caso di Melania Rea" (edito da da Fivestore - R.T.I S.p.A e
collana di una serie di Quarto Grado) è il primo libro su un mistero
fatto di bugie, tradimenti, segreti. Un delitto che divide l'Italia.
Tutto parte da una misteriosa sparizione e dal successivo ritrovamento del cadavere. Da
lì, da quel bosco, inizia uno dei casi più intricati, contraddittori
delle nostre cronache giudiziarie, un giallo in cui tradimenti, segreti,
bugie e sesso sfociano purtroppo in un finale orribile. La penna è
quella attenta di un abile scrittore e cronista di nera, Antonio
Delitala, giornalista professionista, saggista, che è mancato
all’improvviso poco prima di veder pubblicata la sua opera. “Scrivere di
un delitto non è motivo di morbosità. E' il desiderio di capire le
cose, di scoprire l’umanità sofferente che li ha generati”. Particolari
inediti, trascrizioni degli interrogatori, confessioni di Salvatore
Parolisi (unico indiziato dell’omicidio di sua moglie) allo stesso
Delitala, arricchiscono il racconto di questo giallo che è ancora un
mistero assoluto della cronaca nera italiana. Lo Strano Caso Di Melania
Rea non è dunque solo un triste eufemismo col quale appellare uno dei
casi di cronaca nera più tremendi ed inspiegabili dell’ultimo anno. E’
una tragedia che porta a sondare i numerosi dubbi che l’opinione
pubblica si pone sulle coincidenze e le contraddizioni del caso. Ma
soprattutto è un libro in cui l'autore cerca di mostrare l’interiorità
di Salvatore Parolisi, un Parolisi diverso e leggermente psicanalizzato
da colui il quale era diventato suo speciale confidente, Antonio
Delitalia appunto, un giornalista che si era appassionato al caso
dell’omicidio Rea ed aveva da sempre portato avanti l’innocenza del
Parolisi. Si mostra nel testo tutta la visione più sofferente di un
Parolisi che ha vissuto barcamenandosi tra due storie incompatibili,
quella con la moglie e quella con l’amante. E, tra sogni premonitori ed
incubi nei quali rivede il volto della moglie, Parolisi non sembra
chiarire i punti ancora oscuri di questa vicenda. Ed è proprio questo
non saper spiegare o non voler spiegare a rendere poco credibile la sua
innocenza.
"Scarsa
sensibilità per il dolore di una famiglia che ancora non si capacita
della perdita di Melania", spiega l'avvocato Mauro Gionni per esprimere
il proprio disappunto circa l'iniziativa dei giornalisti Ilaria Mura e
Antonio Delitala. Questi ultimi hanno infatti realizzato il progetto di
pubblicazione del volume "Lo strano caso di Melania Rea", in cui si
narra delle vicende relative all'omicidio della giovane donna di Somma
Vesuviana scomparsa il 18 Aprile e ritrovata accoltellata dopo due
giorni nel Bosco delle Casermette in zona Ripe di Civitella. Il
rappresentante legale di parte dei Rea ha chiarito che il libro è "una
pubblicazione inopportuna, considerando che le indagini sono ancora in
corso, e che - sostiene l'avvocato - contiene solo riferimenti ad atti
parziali, frasi mai dette, o comunque riportate non fedelmente di
agenti, avvocati, e altri.
L'uomo,
secondo quanto riferito dai colleghi del caporalmaggiore, mentre amici e
parenti cercavano la povera Melania, trascorreva le sue ore in caserma.
Gli stessi colleghi hanno suggerito a Parolisi: "Forse tua moglie aveva
una relazione con un altro uomo, forse è scappata con un altro". I
militari, peraltro, alle forze dell'ordine nel corso di un
interrogatorio hanno riferito che Parolisi tra il 18 e il 20 era molto
preoccupato in parte per la scomparsa della moglie, ma soprattutto per
la possibilità che le recenti vicissitudini potessero portare allo
scoperto le relazioni extraconiugali che intratteneva con altre donne.
Nel
corso delle indagini E’ stato sentito l'ex sostituto procuratore
aggiunto di Roma, Paolo Ferraro; il suddetto aveva portato avanti delle
indagini sulle eventuali presenze massonico-sataniche entro l'ambito
militare. Per dar credito alle testimonianze raccolte, l'uomo sarebbe
stato sottoposto a due perizie psichiatriche che l'hanno identificato
come individuo sano di mente. Tali accertamenti si sono resi necessari
in quanto il Consiglio superiore della magistratura lo aveva sospeso per
quattro mesi per presunta infermità mentale.
Secondo quanto dichiarato dall'uomo, le sue problematiche si sarebbero sviluppate in concomitanza con
l'inizio di quel tipo di indagini all'interno del contesto militare
nella caserma romana della Cecchignola. Ferraro, in presenza dei pm
Davide Rosati e Greta Aloisi, ha dichiarato di aver visto una donna
molto simile alla vittima in prossimità della Procura di Roma un po' di
tempo prima della inspiegabile scomparsa. Non è ancora stata resa nota
l'attendibilità delle dichiarazioni, ma tale avvenimento potrebbe trovar
riscontro nella dichiarazione rilasciata da una amica di Melania, Imma
Rosa, la quale aveva sostenuto che la donna dopo aver scoperto la
relazione extraconiugale del marito con una collega di lavoro, aveva in
un primo momento pensato al suicidio e successivamente pensato di
procedere per via offensiva denunciando pubblicamente la storia dei due
amanti.
Obiettivamente
la denuncia avrebbe danneggiato a livello lavorativo tanto il marito
della vittima, Salvatore Parolisi, quanto la sua amante, Ludovica
Perrone. Quest'ultima avrebbe infatti riferito agli inquirenti di aver
ricevuto minacce dalla vittima nel corso di una conversazione
telefonica.
Unico
indagato del delitto è il marito della vittima, il caporalmaggiore
Parolisi, con l'accusa di omicidio. Intanto vi è un evento strano a
danno degli investigatori. É un lavoro da esperti professionisti,
ribadiscono gli investigatori: sono state prese di mira due colonne
della magistratura e delle forze dell'ordine teramane. Il maresciallo ha
condotto le indagini per tutti gli eventi criminosi avvenuti a Teramo.
Il giudice ha esaminato il caso Enichem, l'omicidio Fadani e Rea.
Nella
notte tra venerdì 18 e sabato 19 novembre 2011 chi ha cosparso di
benzina le auto lo ha fatto in modo per così dire professionale,
professionisti che hanno operato sapendo esattamente cosa e come fare,
ben conoscendo i possessori delle due macchine parcheggiate in via
Colombo e via Brescia a Martinsicuro. Marina Tommolini, è stata giudice
monocratico a Giulianova e Teramo prima di diventare giudice per le
indagini preliminari. È stata anche pretore a Manfredonia, si è occupata
di indagini importanti legate alla Enichem, e dell'omicidio Fadani, ed è
anche il gip che si dovrà occupare del caso di Salvatore Parolisi. Il
maresciallo Spartaco De Cicco è un uomo di spicco del reparto operativo
provinciale dei carabinieri. Ha condotto le indagini su tutti gli
omicidi degli ultimi tempi, dal caso Fadani a quello di Adele Mazza.
Oltre che a vaste operazioni antidroga effettuate in provincia. Gli
orari del doppio attentato si possono desumere dalle telefonate di
allarme giunte ai vigili del fuoco: la prima alle 5.14, quando in via
Brescia brucia l’Audi A4 del maresciallo De Cicco poi alle 5.35,
l'allarme per l'incendio in via Colombo che interessa l’Audi A6 bianca
del magistrato. I piromani hanno scavalcato il recinto di cemento
cospargendo di benzina la vettura, immediatamente prendono fuoco
carrozzeria e pneumatici. In seguito all'allarme giungono il prima
possibile i vigili del fuoco da Teramo, Nereto e Roseto degli Abruzzi
spegnendo il rogo, ma oramai le auto sono carbonizzate. Le indagini si
concentrano nei fascicoli delle indagini tenute dal giudice e dal
sottufficiale, si cerca anche un solo indizio che unisca i due
attentati. L'unica cosa certa per adesso è il chiaro messaggio
intimidatorio che è stato lanciato come una sfida alle istituzioni dalla
malavita.
Un
magistrato di Teramo e un ufficiale dell'arma di Teramo, che si
occupano del caso Melania Rea, sono stati entrambi vittime di due
attentati incendiari ai danni delle loro vetture, realizzati alle cinque
di mattina del 20 Novembre. Pochi giorni prima era stata acquisita per
tre ore dalla Procura di Teramo la testimonianza dettagliata del
magistrato dott. Paolo Ferraro, in merito: alla denunciata "presenza di
sette esoterico sataniche a partire dall'esercito; alle possibili
connessioni e coperture; al coinvolgimento di magistrati, avvocati, e
psichiatri arruolati; alle indicazioni relative alla inquadrabilità del
fenomeno in un contesto più ampio, che lascia intravedere rapporti e
intrecci tra massonerie, satanismo, poteri deviati, aldilà delle
correlazioni con il "caso" Melania Rea. E sono stati depositati dati e
banca dati che illustrano altresì ascendenze internazionali con utilizzo
di tecniche e strumenti elaborati in ambiti militari e dei servizi ".
Intimidazioni a giornalisti, silenzio della stampa ufficiale e una
miriade di piccoli fatti fanno da corollario, oltre alle intimidazioni e
persecuzioni subite dal detto ultimo magistrato. Allontanato dal C.S.M.
per una presunta e mai dimostrata "Infermità", il dott. Ferraro è il
Pubblico Ministero che indagava su una organizzazione militare che
coinvolgerebbe gli alti vertici del potere in massoneria occulta,
pedofilia, sette sataniche. La reazione dei cosiddetti poteri forti nei
confronti del P.M. non è tardata ad arrivare. Ma anche gli
interrogativi.
Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06272
Pubblicato il 17 novembre 2011 Seduta n. 637
LANNUTTI – Ai Ministri della giustizia e della difesa. - Premesso che:
il
pubblico ministero di Roma, Paolo Ferraro, ha condotto in prima persona
un’indagine su una presunta setta satanica, a cui avrebbero aderito
anche alcuni esponenti dell’esercito, un gruppo segreto che si
riunirebbe in eventi dove confluirebbero riti esoterici e banchetti a
base di sesso e droga. Ad avvalorare questa pista ci sarebbero anche
dei file audio che contribuirebbero a dissolvere qualsiasi dubbio sulla tesi del magistrato;
l’indagine
di Ferraro potrebbe, a detta dello stesso, intrecciarsi anche con il
delitto di Ripe di Civitella dove il 20 aprile 2011 fu ritrovata morta
Melania Rea, moglie di un caporalmaggiore del 235° Reggimento Piceno;
successivamente
il Consiglio superiore della magistratura (CSM), nella seduta del 16
giugno 2011, come si legge su “giustizia quotidiana.it”, ha deliberato
di collocare in aspettativa per infermità, per quattro mesi, il pubblico
ministero di Roma Paolo Ferraro. Il provvedimento è stato adottato con
una procedura d’urgenza, motivata dalla asserita gravità ed attualità
dell’inidoneità del magistrato ad adempiere convenientemente ed
efficacemente ai doveri del proprio ufficio»;
dopo
la decisione del CSM di sospenderlo per quattro mesi dal servizio per
gravi motivi di salute, il magistrato decide di rendere pubblica la sua
vicenda cominciata quando nel 2008 andò a vivere nella città militare
della Cecchignola, a Roma;
pertanto
ad oggi Paolo Ferraro rimane sospeso per quattro mesi per motivi di
salute, nonostante lui si dichiari perfettamente abile e a suo sostegno
ci siano diverse perizie mediche che lo certificano;
i
difensori del pubblico ministero denunciano l’anomalia dell’azione del
CSM e hanno presentato ricorso al Tar del Lazio per denunciarne
l’illegittimità. In particolare gli avvocati Mauro Cecchetti e Giorgio
Carta hanno espresso forti critiche verso il modus operandi del CSM nei confronti del loro assistito;
si
legge sul sito sopra citato: “Il procedimento cautelare seguito dal Csm
risulta non solo costellato di violazioni delle garanzie difensive, ma
addirittura atipico, perché non previsto da alcuna norma. Non risulta
fondato su alcuna perizia medica, se non una risalente al 2008 che,
peraltro, attestava l’idoneità allo svolgimento di attività
professionali anche complesse”. Un particolare alimenta ulteriori
sospetti nei due legali: “Il Csm – hanno riferito gli avvocati – ha
stranamente ritenuto ininfluenti le numerose perizie mediche di parte,
private e pubblica del 2011, attestanti la specifica idoneità ed anzi
qualità intellettuale del magistrato, ed ha ignorato una denuncia
analitica e argomentata depositata in atti, che evidenzia fatti
gravissimi a suo danno patiti dal 2009 in poi”. Il pubblico ministero
Paolo Ferraro non ha mai avuto provvedimenti disciplinari di alcun tipo,
mentre ha sempre avuto giudizi di ottimo rendimento, occupandosi di
inchieste anche importanti;
considerato
che la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di
comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e
civile in ordine a fatti da lei denunciati;
in
più occasioni ed in data 4 ottobre 2003, la signora Cupic ha denunciato
gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi identificati e
identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito, generale a due
stelle e dunque alta carica dell’Esercito italiano, che ella ebbe a
denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria
figlia e di un sottoufficiale dell’Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986;
secondo
quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto
modo di segnalare come un alto grado della Guardia di finanza avrebbe
favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi
diventato Comandante Generale della Guardia medesima;
la
Procura della Repubblica di Roma, dopo aver ricevuto l’esposto firmato
dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al Procuratore Aggiunto,
dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad avviso
dell’interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che
lo aveva inviato;
tali
denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora
Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non è mai
avvenuta;
sembra
per la verità che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte
del Sottoufficiale e della propria figlia siano state archiviate,
giustificandole con il fatto che la signora sarebbe affetta da «sindrome
delirante lucida» e che di ciò la procura militare, per quanto riferito
dall’interessata, sarebbe stata informata nel 1996, in modo improprio
dal Tenente Colonnello dottor Corrado Ballarini di Bologna. La Cupic ha
avuto più incontri, di sua spontanea volontà con il Capitano psichiatra
criminologo Marco Cannavici nel 1995 presso il Policlinico Militare
Celio di Roma, il quale fece in effetti un rapporto al direttore del
Celio pro tempore sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe portato all’archiviazione;
in
data 15 gennaio 2005, la signora Cupic presentò alla procura militare
di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito, generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti
d’ufficio», in relazione alle denunce presentate nei confronti dell’ex
marito ed alla documentazione a suo dire inviata al generale Pompegnani.
Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla signora Cupic di aver
relazionato al procuratore Intellisano, il quale, peraltro, in un
incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004, negò di aver mai
ricevuto alcuna cosa;
della
denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la Procura
militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha
inviato allo studio legale Lombardi in data 16 maggio 2005, (Numero
8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano;
nel
dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura
Militare contro il Tenente Colonnello Ballarini inviandola al A.G.
Maresciallo Cervelli;
considerato
infine che la sospensione del dottor Ferraro, improvvisamente ritenuto
inadatto ad adempiere convenientemente ed efficacemente ai doveri del
proprio ufficio, appare all’interrogante di dubbia legittimità, si
chiede di sapere:
di quali informazioni disponga il Governo sui fatti esposti in premessa;
quali iniziative di competenza intenda adottare.
Intervista a Paolo Ferraro, magistrato sospeso misteriosamente dal CSM. Su Agenzia Stampa Italia
Salve
e benvenuto. In queste settimane, il caso mosso intorno al nome del
Magistrato Paolo Ferraro ha lasciato esterrefatta la pubblica opinione. Come rivelato ai microfoni di SkyTg24,
Lei sostiene di aver riscontrato in prima persona, durante il Suo
periodo di residenza presso la cittadella militare della Cecchignola,
comportamenti ed attività “non normali”, scoprendo un mondo
“sotterraneo, sconosciuto, poco chiaro, ambiguo, fumoso”. Attenendoci
chiaramente ai limiti imposti dal segreto istruttorio, può dirci più nel
dettaglio cosa ha scoperto attraverso le sue indagini?
Sporsi
a suo tempo nel Novembre 2008, una Denuncia immediata, avendo proceduto
ad un primo ascolto di registrazioni audio relative a sei mattine e due
pomeriggi, registrazioni che effettuai avendo acquisito una serie di
elementi che lasciavano sospettare una “situazione ambientale”
inquietante. Ebbi dichiarazioni conformi che la disegnavano a grandi
linee, e feci ascoltare l’audio sia ad un ufficiale di P.G.
particolarmente qualificato, che ad una psicologa incaricata tramite
avvocato che ritenevo di fiducia, psicologa cui avevo conferito il
compito di un sostegno esterno e affiancamento, ovviamente alle persone
da me ritenute vittime dirette o indirette. La qualità dell’audio non
era ottimale, anzi era mediocre, sicché indicai subito la necessità di
procedere ad elaborazione del volume ed ad un attento ascolto tramite
programmi adeguati. Sia l’Ufficiale di P.G., a titolo di amicizia e
stima personale, che la psicologa, vagliarono la evidente anormalità
della situazione ed anzi quest’ultima in un ascolto durato più di due
ore e mezza fornì valutazioni, preoccupate, mentre l’Ufficiale di P.G.
parlò di un fenomeno collettivo complesso e allarmante. Dall’ascolto
attento emergevano attività già indicate nella conferenza, ma più in
particolare la possibilità di individuare uso di sostanze, tecniche o
procedure verbali a prima vista inquadrabili come volte al
condizionamento dei soggetti che li ricevevano, ma soprattutto un
contesto veramente anomalo con ingresso di numerose persone di varie
età, senza suonare prima, ed utilizzando chiavi in loro possesso ed una
posizione di soppesabile assoggettamento della persona che abitava
nell’appartamento. Il tutto secondo una analisi fonica poi
progressivamente approfondita da me e da un perito fonico, cui diedi il
solo incarico di trascrivere quanto emergeva dalla sola prima
registrazione. Comunque alcune frasi apparivano curiosamente pronunciate
dagli astanti con tono metrico cadenzato o musicaleggiante, in un paio
di casi per fonemi riconducibili a linguaggio “medievalistico”, e
colpivano altresì alcune frasi tipiche sintetiche espresse come comandi
brevi, cui di norma le risposte erano un assenso implicito ovvero dei
“si” che colpivano per atonia ed inespressività. Tra i comandi
ricorrente una espressione “nessuno vi è adesso” ovvero “ se andiamo via
non c’è nessuno”, ovvero “ dobbiamo apparire, dobbiamo riapparire”, ma
l’elenco sarebbe lungo. Il contesto sembrava ad un ascoltatore inesperto
come io ero farneticante, torbido, non riconducibile ad esperienze
ordinarie. Anche le modalità di interazione verbale dei soggetti erano
talmente inusuali, talvolta cupe, e vocalmente atipiche da lasciare
interdetti. Tutto ciò non fu sentito dalla P.G. incaricata. Ma vi erano
complessivamente nelle registrazioni più di dieci tra adulti, maschi e
donne, e almeno quattro non adulti. Almeno otto i nomi pronunciati.
Nelle registrazioni “per decreto” emergevano “frasi, parole e rumori riconducibili alla normale attività quotidiana di una persona all’interno della propria abitazione”.
E la persona autrice dei racconti, ma assoggettata, negò poi tutto.
Nessuno gli contestò quello che si sentiva. Ma io avevo altri
accertamenti fatti, alcune registrazioni di telefonate o colloquio tra
presenti, sms ed e-mail utilmente valutabili, feci accertamenti
ricordando particolari a suo tempo raccontati, e, dopo l’archiviazione
del procedimento, rimasto sbalordito, elaborai le basi audio
potenziandone il volume ed estrapolando circa 45 frasi e contesti
divisibili sulla base di una precisa griglia logica di classificazione.
Non posso dire altro, oltre che a suo tempo solo alcuni amici miei
ascoltarono e mi confermarono l’ascolto mediante adeguato strumento
audio. Feci una parziale discovery con gli “interessati” e come
mi era successo nel Gennaio del 2009 accadde un qualcosa, uno strano
incendio sul terrazzo della mia casa in villetta che mi spinse ad
andarmi a lamentare della circostanza con l’ufficio mio, che mai mi
aveva ascoltato direttamente, né aveva valutato in alcun modo la massa
del materiale di prova o indiziario da me raccolto. Il giorno dopo,
trasecolando, subii una proposta di TSO eseguita a tempo di blitz in
forma coattiva, in assenza di ogni presupposto di legge formale e
sostanziale. Quanto segue è anche oggetto di procedimento penale, solo
poi scopersi di rapporti intrecciati a mia totale insaputa e alle mie
spalle e del ruolo di uno psichiatra che aveva preparato per lo
strumento alcuni miei parenti in rapporti comprensibilmente complessi
con me. Oggi so che modalità, tempistica, organizzazione e metodi hanno
clamorose conferme anche in clamorosi precedenti, basta documentarsi. Ad
oggi molte persone hanno valutato, condiviso valutazioni e pubblicato
articoli coraggiosi, fedeli e suggestivi per la suggestività della
storia, su internet, nel silenzio assordante di una certa stampa
cartacea ufficiale.
Se
fosse confermato un simile quadro dei fatti, questo sconvolgente
scenario esoterico potrebbe allargarsi anche ad altri ambienti militari
ed è pertinente ipotizzare dei collegamenti internazionali con simili
organizzazioni “deviate” nel resto del mondo?
Ero
concretamente a conoscenza di viaggi a nord, e verso Napoli. Del pari
di una possibile forma, apparenza politico–militante del gruppo, della
presenza ragionevole di ufficiali, alcuni dei quali individuabili
foneticamente o perché da me osservati, della presenza tra essi di un
uomo dalla voce autorevole arrogante la cui attribuzione a persona è
possibile tramite un quadro indiziario concreto e riscontrabile. Fatti
concreti, elementi verificabili, non altro. Incredibilmente quando,
uscito da un silenzio costretto, raccontai di fatti, contesto,
conseguenze patite, trovai un atteggiamento di assoluta volontà di non
ascoltare. Fatti precisi indicati sarebbero diventati “frasi criptiche”,
“allusioni incomprensibili”, o giudizi “sommari” di assoluta
“inverosimiglianza”. Chi li ha pure riportati davanti al CSM, che ha
fondato su tali giudizi un provvedimento grave di sospensione cautelare,
a fronte di statistiche ineccepibili e numerose certificazioni di
sostanziale perfetta salute, non ha tenuto conto di chi fossi, della mia
storia, delle mie note capacità, della circostanza peraltro a loro non
nota, che era stato depositato un memoriale analitico, chiaro e riferito
a fatti oggettivi in una Denuncia a Perugia. La situazione derivatane è
assurda, ma presagisco molto di più. È tutto quello che mi è accaduto
dal 2009 in poi, pressioni, intimidazioni indirette, inviti ripetuti a
tacere, e gli eventi dal Marzo ad oggi che hanno squarciato ulteriori
veli. In particolare è vero che io ho notato una donna talmente tanto
simile a Carmela Rea in un orario non d’ufficio nei corridoi della
procura di Roma, da farmi affermare ancora oggi che era lei o potrebbe
essere una sosia e comunque nessuno mi ha mai detto chi fosse, perché
fosse accompagnata ad un colloquio riservato alle 19 di sera. Alcuni
articoli su internet lanciavano ipotesi parallele alle mie rilevazioni,
in Roma, ma soprattutto su internet venne fatto il nome di un alto
Ufficiale dell’Esercito e qui debbo fermarmi.
Il
provvedimento che ha più lasciato interdetti è stato indubbiamente la
sospensione per un periodo di quattro mesi, stabilita dal CSM lo scorso
16 giugno 2011, ufficialmente “per gravi motivi di salute”. Come
spiegate questa decisione e quali saranno le principali armi giuridiche
cui ricorrerete per opporvi alla decisione?
La
decisione, purtroppo si spiega da sola per abnormità, atipicità,
essendo carenti entrambi i requisiti rigorosamente chiesti per un
provvedimento di dispensa dal servizio . Ma intendo precisare che in
casi del genere disinformazione, assenza di conoscenza di dati reali e
presunta attendibilità di indicazione fornite da vertici di uffici, o da
presunti autorevoli soggetti con responsabilità “politiche” tra i
magistrati può avere influito. Il provvedimento allinea documenti, che
risultano oggettivamente e criticamente essere destituiti di fondamento,
allegando indizi concreti, prove documentali e informazioni ignote al
CSM. Quello che colpisce è che sembra che nulla sia accaduto, tutto
viene inanellato lasciando fermi, errori valutativi, disinformazioni su
fatti precisi. Ma agli atti della commissione è stato depositato un
memoriale approfondito, in copia, neanche letto, sembrerebbe. Ma
continuo ad avere fiducia che fatti e dati verranno realmente
approfonditi. Se mancherà l’approfondimento necessario, ne potremo
trarre varie altre conclusioni. In questa vicenda è a me apparsa
evidente una particolare “collocazione” di due magistrati e ho dovuto
fornirmene una approfondita spiegazione, che si riverbera sul rilievo e
sulla importanza generale dei fatti. Un probabile epicentro. Ma è
proprio la magistratura a dovere indagare e valutare. E se non si indaga
a fondo non si valuta e se non si valuta non si indaga. Ma se si
colpisce chi ha valutato a fondo per conto suo, e ormai indirettamente
tutti quelli che condividono valutazioni ed altro, i ragionevoli
inquadramenti e le ipotesi accertabili si fanno prospettive concrete.
Inquietanti, e perciò io chiedo al CSM di dissipare veli e dubbi e di
vagliare fino in fondo, a tutela della immagine e credibilità
dell’organo di autogoverno della magistratura.
Paolo
Ferraro risulta essere, da più fonti, un magistrato integerrimo e molto
stimato nel suo ambiente di lavoro. Dopo la sentenza del CSM, quali
sono state le reazioni dei suoi amici e colleghi? Ha percepito degli
improvvisi cambiamenti in alcuni dei suoi rapporti inter-personali?
Vi
è stato sgomento, sbigottimento, incredulità , nei miei confronti, e
preoccupazioni per me, per sé e generali: come starà, ammesso che stia
male come dice il vertice dell’ufficio, ma se la vicenda è vera in
tutto od in parte riscontrabile, se gli hanno fatto quello che ha poi
denunciato, cosa può succedere anche a noi, se lo appoggiamo o se ci
trovassimo per sbaglio in una situazione analoga?!. Ma lo stupore nasce
da un prevalente meccanismo di autodifesa psicologica: non voglio, non
posso credere, ho paura di credere e ragionare su questi fatti. Avete
parlato mai con un malato terminale , che discetta di influenza non
curata bene o di piccola bronchite, la speranza e la paura si tramutano
in negazione psichica dei fatti, della realtà. Ma chi ha mai parlato di
credere. Ho detto, sappiate, verificate ascoltate, valutate. La paura,
per me, per la storia, per l’immagine dell’ufficio, per sé è per ora,
prevalsa, ma nell’ambito ristretto e solo in parte. Non sono invece
mancati abbracci, in bocca al lupo, affermazioni di profonda stima, da
magistrati, avvocati e proprio da carabinieri che non lavorano a stretto
contatto con me. La frase detta circa quattro mesi fa, senza
preavviso, “noi stiamo con lei” e accompagnata da una duplice forte
stretta di mano. Io un po’ sbigottito, come ha fatto a spargersi la
voce, visto il cupo silenzio che circondava la vicenda..?! Il tono ?! Di
chi sa di che storia si tratti, e molti sanno, ritengo, della valenza
generale della vicenda: un giovane brigadiere di una stazione CC,
sapeva tutto ed alla mia occasionale mera battuta sulle UAV ( unità di
addestramento ) ha fatto dei cenni inequivoci. So per certo che molti
sanno, e molti anche senza avere un ruolo qualunque. E allora se di una
vicenda strana, coinvolgente in apparenza solo due palazzine sanno in
tanti, in varie parti, come può essere un fatto solo locale? Non lo è,
ragionevolmente, e molto dipenderà dalle indagini di Ascoli Piceno (e a
Teramo un celebre processo ormai conclusosi in Cassazione sull’esercito
bianco , a Roma un procedimento di fatti e luogo omologhi, del 2000, e
altri avvocati stanno raccogliendo le tracce generali nella recente
storia giudiziaria in merito a circostanze che sembrano rinforzare la
lettura unitaria del fenomeno).
Questa
vicenda è appena agli inizi e la battaglia che si appresta ad
affrontare potrebbe non essere delle più semplici. Nella rete, molti
cittadini ed una parte dell’informazione non-mainstream si
sono stretti intorno a lei, mostrando grande attenzione e stima per la
sua storia. Quali sono le aspettative e le speranze di Paolo Ferraro,
sia come magistrato sia come uomo?
Verificare
e capire, allargando conoscenze e raccogliendo sensibilità e
disponibilità. In fondo si tratta solo di una struttura a base di setta,
di gruppi di militari, di impossibilità di accertare, di un magistrato
della capitale sottoposto a TSO, e su tutto il resto “trasversali
dubbi”… un polpettone saporito non addentabile agevolmente, ma siamo a
dieta, il cuoco è un “visionario”, meglio non fare indigestioni. I
curiosi che credono alla democrazia ed ai suoi valori però non la
pensano così.
(Fonte: http://rassegna-stampa.myblog.it/archive/2011/11/22/quello-che-la-stampa-e-la-tv-non-dicono-sul-delitto-di-carme.html)
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