Il sequestro dei Fucilieri di Marina Latorre e Girone - 'Controcanto' n° 4: in merito alle dichiarazioni del
sottosegretario alla difesa Domenico Rossi
2 Giugno 2015 - I discorsi ufficiali di questo 2 Giugno, festa della Repubblica, saranno ricordati solo per l'imbarazzato ed imbarazzante silenzio che le alte cariche istituzionali hanno dedicato alla vicenda marò. Vicenda che come poche altre ha reso e rende immediatamente evidente agli italiani informati l'assoluta inadeguatezza della classe dirigente di questa Repubblica.
Lontano da Roma, nelle celebrazioni tenute a Redipuglia, la dichiarazione più significativa è stata quella del sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi che ha detto:
"Stiamo tentando di portare il problema in termini di positività, ma il percorso non si è concluso. Se si dovesse chiudere negativamente siamo pronti per l’arbitrato internazionale".
RISPOSTA all'ON. ROSSI:
Cosa significa, onorevole Rossi, dopo quasi 40 mesi, 'portare il problema in termini di positività'? Positività per chi? Vuol dire portare finalmente alla luce la completa estraneità dei fucilieri di marina ai fatti loro contestati o vuol dire continuare a ricercare per la vicenda un'uscita dalla porta di servizio utile soprattutto a coprire i clamorosi errori, le malefatte e le menzogne compiuti e dette da politici, magistrati e burocrati vari sia in India che in Italia? Vuol dire 'positività' per Girone e Latorre o 'positività' per i numerosi esponenti della classe politico-burocratica italiana responsabili di questa tragedia divenuta farsa?
Cosa significa ripetere ancora, dopo quasi 40 mesi, lo stantio ritornello dell'essere pronti per l'arbitrato internazionale visto che la strategia della rivendicazione della giurisdizione all'Italia a scapito della rivendicazione dell'innocenza dei marò è stata l'arma di distrazione di massa utilizzata per oltre tre anni da tre diversi governi per confondere le idee all'opinione pubblica italiana e distoglierla dalla sostanza della vicenda rappresentata dall'innocenza di Girone e Latorre?
Il ricorso all'arbitrato internazionale per l'India sarebbe oggi la soluzione ideale per far trascorrere altri sei-sette mesi senza che nulla accada in attesa che giunga a conclusione il prossimo Dicembre la Presidenza della Corte Suprema di HL Dattu, il giudice ex-presidente dell'Alta Corte del Kerala. Il Presidente Dattu si pone infatti oggi in alleanza e continuità con la banda politico-criminale del Kerala autrice del sequestro dei marò e rappresenta quindi per il governo Modi il vero ostacolo allo sblocco della situazione ed al rientro in Italia anche di Salvatore Girone. Solo per la costituzione della Corte Arbitrale prevista dall'UNCLOS sarebbero infatti necessari mesi visto che l'India frapporrebbe sicuramente contestazioni burocratiche varie rallentandone l'iter.
Il ricorso all'arbitrato internazionale sarebbe oggi solo l'ultimo regalo che, in cambio di oltre tre anni di schiaffi, il governo italiano porgerebbe all'India.
Onorevole Rossi, l'India può permettersi di trattenere ancora Salvatore Girone ad oltre tre anni di distanza dal mai avvenuto incidente solo perché il governo ed il mondo dell'informazione italiana non mettono 'in piazza' nel modo dovuto le grottesche manipolazioni delle indagini che sono state compiute in Kerala e su cui l'Italia ha vergognosamente scelto fin dal primo giorno del sequestro di chiudere gli occhi.
L'Italia dica finalmente al governo indiano che il sequestro dei due marò non è più tollerabile e che è pronta a denunciare quanto veramente avvenuto in India nei consessi internazionali. L'India troverebbe a quel punto velocemente la via d'uscita per evitare di perdere la faccia davanti al mondo.
Questa, e solo questa, sarebbe finalmente 'positività'. Verità e trasparenza sono 'positività'.
(di Stefano Tronconi)
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