domenica 25 settembre 2016

La Costituzione come panacea per ogni male, tranne che per le facce di bronzo


Essendo immuni a qualsiasi senso della vergogna e sprezzanti del ridicolo qualcuno dovrà richiamarli ad atteggiamenti consoni al ruolo che ricoprono altrimenti continueranno con questo fare da magliaro. Ma chi stabilisce quando è il momento di dire basta? Qual è il limite massimo di indecenza istituzionale? È ammissibile che il primo ministro e i suoi accoliti continuino impuniti, tra l’indifferenza generale delle più alte cariche dello Stato, a spargere frottole? Prima o poi qualcuno dovrà pur dirgli “adesso basta con le cazzate!”. Difronte a siffatta sgramamticatura istituzionale in un Paese non dico serio ma almeno decente succederebbe qualcosa del genere: https://youtu.be/BqAe5Rzvq4Y

Se non attribuiscono alla Costituzione anche proprietà curative al sale non è per un limite che si sono posti alla menzogna e alla scorrettezza ma perché così rischiano di doversi far portare le arance. Nel confronto che si è tenuto giovedì con Marco Travaglio, l’acchiappagonzi, che non ci sarebbe nulla di male se non fosse anche il primo ministro, ha dichiarato: “La riforma costituzionale porta 500 milioni di euro di risparmi. Noi stiamo togliendo il giochino dei rimborsi ai partiti, dal Pd ai Cinquestelle. Chi vota sì toglie questo meccanismo, chi vota no, vota la casta”.

La situazione è al quanto seria, nonostante la natura goliardica dello smargiasso fiorentino suggerisca il contrario. Che siano dettate dall’ignoranza o dalla malafede è gravissimo che un primo ministro intasi ogni buco mediatico che gli viene offerto per raccontare imberbi inesattezze insinuando maliziosamente che chi vota No mantiene il finanziamento ai partiti (tuttavia una quisquilia rispetto al sillogisma chi vota No è un fascista che caldeggia il terrorismo). Il finanziamento ai partiti, così come lo conoscevamo, non essendo disciplinato in nessuna parte della Costituzione, è già stato abolito dal governo Letta con una semplice legge ordinaria. L’articolo 49, che nelle prime intenzioni dei Costituenti avrebbe dovuto regolamentare i finanziamenti, definisce solamente la natura dei partiti.
Pure i 500 milioni di risparmio, che sempre per bocca di Renzi nel 2014 erano un miliardo, è un’altra pubblicità ingannevole. Il risparmio oscilla da un minimo di 57,7 milioni (Ragioneria dello Stato, organo del Mef) fino ad un massimo di 150 milioni (Roberto Perotti, economista già responsabile per la Spending review per il governo Renzi). Province incluse, anch’esse “abolite” dal governo Letta.

A chi chiede al governo da dove provengono i 500 milioni da dare ai poveri gli viene restituita scena muta. Il 7 giugno 2016 l’onorevole Arturo Scotto (Sel) presenta invano insieme ad altri deputati un’interrogazione parlamentare chiedendo “se il Ministro […] sia in grado di fornire con la massima sollecitudine al Parlamento una nota evidentemente successiva (a quella del 28 ottobre 2014, nda) ma in ogni caso asseverata dal Ragioniere generale dello Stato, dalla quale emerga in modo inconfutabile il dato, ribadito in più di una occasione alla stampa nazionale dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, di 1 miliardo di euro di risparmi ottenuti dalla riforma costituzionale”.

Tornando alle Province e a proposito di accoliti, il temerario sindaco nonché cantore del renzismo Nardella, ieri ospite di Enrico Mentana per il fronte del Sì insieme al ministro Galletti (Udc), illustrando le sue ragioni dopo aver letto l’abbecedario che aveva tra le mani ha nuovamente legato la riforma all'”abolizione” delle Province terminando anche quello spot con l’assunto – settario – che cambiamento è sinonimo di miglioramento (“chi vota No lascia tutto com’è”). Il sindaco Nardella, essendo presidente di una Città metropolitana, meglio di tutti dovrebbe sapere che l'”abolizione” in realtà è una sostituzione e che il passaggio da Provincia a Città metropolitana (già avvenuto non solo a Firenze) è estraneo alla Costituzione.
Se Letta era un “incapace” (Renzi Matteo, 11 gennaio 2014, beccato a telefono con il gen. Adinolfi a vantarsi della cospirazione tessuta contro chi rassicurava via Twitter), come mai lo statista di Rignano continua ad intestarsi ripetutamente il lavoro del suo predecessore?
(Fonte)
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento