Anche
i più convinti assertori del liberalismo e dell’economia di mercato
cominciano a nutrire seri dubbi su quanto è avvenuto e ancora avviene in
questo periodo di crisi profonda. Fermo restando che il libero mercato
continua a essere lo strumento migliore per l’allocazione delle risorse,
e che i modelli alternativi si sono rivelati fallimentari alla prova
della storia, c’è qualcosa di inquietante nel susseguirsi di allarmi che
ormai scandiscono la nostra vita quotidiana.
Paolo Franchi ha scritto sul Corriere della Sera che nemmeno l’esito
tutto sommato positivo delle elezioni in Grecia è stato in grado di
“distogliere i mercati dalla loro collera fredda contro i debiti sovrani
che contano, a cominciare dallo spagnolo e dal nostro”.