Nel 2011 sono stati rastrellati 253 miliardi per evitare il rafforzamento speculativo del franco. Politici ed economisti divisi sull'utilizzo: i banchieri suggeriscono di comprare azioni delle società più competitive
LUGANO - La Banca Nazionale Svizzera è confrontata con il problema di investire una montagna di euro. Per l'esattezza 253 miliardi, rastrellati sui mercati, nel corso del 2011, per evitare il rafforzamento speculativo del franco, che stava penalizzando le esportazioni delle aziende elvetiche, con un concreto rischio di recessione economica.
In soli 12 mesi l'operazione ha comportato il raddoppio delle riserve in euro della banca centrale della Confederazione. L'acquisto di importanti quantità di valuta europea ha consentito alla Banca Nazionale Svizzera di ottenere, lo scorso 6 settembre, un tasso di cambio stabile, tra le due monete. Da allora un euro vale intorno al franco e 20. Per ottenere questo risultato, solo in agosto, l'istituto ha acquistato 73 miliardi di euro. Adesso politici ed economisti si chiedono cosa fare di quell'enorme gruzzolo di moneta unica. "Creiamo un fondo sovrano pubblico, per investire denaro all'estero", la proposta di Fulvio Pelli, presidente dei liberali, il partito più vicino agli ambienti economici e finanziari. Ad esempio, come a Singapore, dove una struttura analoga esiste da 30 anni, investe e produce utili.
Un'idea, quella di Pelli, che in termini molto più espliciti era stata avanzata, in piena crisi valutaria, da Renaud de Planta, della Banca Pictet di Ginevra. "Noi - è la tesi del banchiere - dobbiamo vendere la nostra valuta agli investitori stranieri, ma alle nostre condizioni". Ovvero "acquistando la loro argenteria di famiglia". E in sostanza creando "un fondo sovrano che entri nel capitale delle aziende più competitive dei paesi maggiormente indebitati". Il problema è a chi tocchi la gestione del fondo. "Operare sul mercato azionario, per produrre degli utili non è il compito di una banca centrale, tantomeno quello di uno Stato", commenta secco il docente di economia all'università di Zurigo, Hans Geiger.
"Anche se ci si mettesse d'accordo sugli obbiettivi, sugli orizzonti di investimento e sulla ripartizione degli utili, tutto ciò scatenerebbe tali e tanti appetiti da scoperchiare il classico vaso di Pandora", afferma scettico il commentatore economico del quotidiano Le Temps, Jean-Pierre Beguelin. Dal canto suo François Savary, della banca Reyl & Cie, considera il fondo sovrano "un buon modo di fare soldi" e suggerisce di investire nelle obbligazioni del Fondo europeo di stabilità finanziaria. "Acquistare il debito degli Stati europei in difficoltà consentirà un'ulteriore diminuzione della pressione sul franco", dice convinto Savary. Pressione che, nel caso di un fallimento della Grecia "si accentuerà a dismisura costringengendo la Banca Nazionale Svizzera all'acquisto di altre centinaia di miliardi di euro", il timore espresso dallo specialista di divise di Ubs, Beat Siegenthaler.
di FRANCO ZANTONELLI (Fonte: La Repubblica 25 settembre 2011)
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