CALTANISSETTA - Nasce un nuovo filone di indagine sulla strage Borsellino. Riguarderà il «colossale depistaggio», come lo ha definito il procuratore Sergio Lari, che venne organizzato dagli apparati investigativi e dai servizi segreti attraverso la manipolazione delle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino. Oltre a chiedere la revisione del processo per sette dei condannati all'ergastolo con sentenza definitiva, la Procura di Caltanissetta ha deciso di stralciare la posizione di tre poliziotti, che facevano parte della squadra guidata dal questore Arnaldo La Barbera, ora indagati per calunnia.
NUOVO FILONE D'INDAGINE - I magistrati di Caltanissetta hanno chiuso l'indagine scaturita dalle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina e hanno trasmesso gli atti alla Procura generale perché venga chiesta la revisione del processo. I magistrati sono convinti che sette dei condannati all'ergastolo sarebbero estranei all'attentato. Le nuove carte, come scrive il Giornale di Sicilia, sono state depositate nei tempi che la stessa Procura aveva annunciato a luglio. Il nuovo filone d'indagine ha rimesso in discussione tutto l'impianto processuale basato sulle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino. Ha pure gettato un'ombra sul lavoro del pool investigativo guidato da Arnaldo La Barbera, morto nel 2002, che secondo il procuratore Sergio Lari avrebbe costruito un «colossale depistaggio».
INDAGATI APPARATI INVESTIGATIVI E SERVIZI DI SICUREZZA - Sotto accusa sono finiti apparati investigativi e uomini dei servizi di sicurezza. Tre di loro sono indagati: Mario Bo, attuale dirigente della squadra mobile di Trieste; Vincenzo Ricciardi, questore di Bergamo, e Salvatore La Barbera, ora dirigente della polizia postale di Milano. Sulle altre richieste della Procura il riserbo è assoluto. Nei prossimi giorni il pg Roberto Scarpinato valuterà le nuove iniziative da intraprendere.
LI GOTTI: «INDAGINI DEPISTATE» - «Decisione attesa e scontata dopo le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, esecutore materiale. Si apre l'enorme scenario delle indagini depistate, delle confessioni false, del ruolo degli inquirenti». Così il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Antimafia, commenta la richiesta di revisione del processo trasmessa dalla Procura di Caltanissetta alla Procura generale. «Rammento - aggiunge - che da difensore di Scarantino (ossia l'uomo che si autoaccusò della strage, ora messo radicalmente in discussione da Spatuzza) rinunziai, dopo due mesi, al mandato difensivo (era l'ottobre del 1994) proprio perchè colsi nettamente l'inverosimiglianza del racconto». «Ora quelle perplessità sono diventate certezza. Vedremo - conclude Li Gotti - la verità che si riuscirà a fare affiorare».
SALVATORE BORSELLINO - «Il clima è quello del 1992. Si respira la stessa aria con la politica in cerca di nuovi equilibri come allora e temo anche per la vita dei magistrati«. Cosi' Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia, commenta al mensile Sud la conclusione delle nuove indagini sulla strage di via D'Amelio, da parte del sostituto procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, che porterebbero alla revisione del processo. «Siamo ancora all'inizio - aggiunge Salvatore Borsellino, leader del movimento delle Agende Rosse -. Ancora, ad esempio, non si sa nulla del capitolo riguardante la trattativa Stato-Cosa Nostra. E temo che, adesso che si riapre uno spiraglio per la revisione del processo, tutti quelli che in questi anni hanno mentito e depistato le indagini faranno di tutto per fermare i magistrati. La mia speranza è che si limitino al tentativo di delegittimazione gia' ampiamente in corso nei confronti di magistrati come Ingroia, Di Matteo e Lari che stanno cercando la verità. Ma si respira la stessa aria del '92 con la politica in cerca di nuovi equilibri come allora e temo anche per la loro vita».
da: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento