Mario ha frequentato buone letture e quindi questa la sa: “Quasi tutte
le rivoluzioni che hanno mutato la fisionamia dei popoli sono state
fatte per consacrare o per distruggere la disuguaglianza. Scartate le
cause secondarie che hanno prodotto le grandi agitazioni, e arriverete
sempre alla disuguaglianza”. E quindi sa che se vuole onorare la
sciabola che gli è stata appesa, che non è solo avviare il risanamento
dei conti, non è solo avviare la crescita, ma iniziare la ricostruzione
del Paese, questo deve fare: scrivere sulla cartellina che conterrà il
documento con le misure da portare lunedì in Consiglio dei Ministri
questa parola: PATRIMONIALE. Con caratteri grandi e pennarello rosso.
Perché solo una robusta, equa, civile patrimoniale può muovere larga
parte del Paese a rimboccarsi le maniche per tornare ad essere quella
grande Nazione che eravamo.
Ma Mario Monti
ha frequentato anche i suoi connazionali. E quindi sa che questa parola è
magica solo per un consistente strato della popolazione italiana.
Larga parte, appunto. Non tutta. C’è una parte che considera le parole
di equità, giustizia sociale, solidarietà vuote, prive di senso. Sono
gli impermeabili al fascino di queste parole che se si votasse domani
tornerebbero a votare Berlusconi, magari senza dirlo (Io? Mai votato! Ma
certo, neanche la Democrazia Cristiana la votava qualcuno, i voti si
cambiavano per stregoneria dentro le urne!) Perché c’è quel 25% e pure
di più (qualcuno che trasborda in altri lidi per varie ragioni, ma
sempre di quel blocco sociale è, gratta gratta di quella materia è
fatto) che pensa di cavarsela bene con l’estro e la fantasia nel
truccare le carte, che ha abbastanza sagacia per trovare sempre corsie
preferenziali per ottenere il lecito e l’illecito, che ritiene di
potersi fare egregiamente gli affari propri. A questi qui quelle parole
danno l’orticaria, tranne quando le devono invocare per loro stessi.
Sono un intralcio perché vanno di pari passo con un’altra parola:
responsabilità. Dove ci sono equità, giustizia sociale e solidarietà ci
sono regole. Servono a farle rispettare. E sono queste che non vogliono
digerire. Mario Monti ha frequentato le istituzioni e l’economia, sa
fare analisi. E se sai fare analisi sai che se leggi i fenomeni sociali
in termini moralistici non vai da nessuna parte: sali su un pulpito e
fai le prediche, ma allora fai il prete, non l’uomo di stato. Mario
Monti sa che questi qui non sono nati bastardi, sono il prodotto di
trasformazioni sociali avviate 30 anni fa: il proliferare delle partite
IVA, i partiti maggiori che non hanno saputo leggere questo fenomeno e
stentavano a dare rappresentanza, lo sdoganamento da parte di Craxi, la
Milano da bere, ecc. ecc. E anche adesso che non c’è più nulla da bere
loro sono convinti che per loro ce ne sarà sempre, basta che non
incominci questa trasformazione dell’Italia in un Paese serio. Ecco le
remore di Monti a fare la cosa più saggia che si possa fare in una
situazione del genere: introdurre la patrimoniale e incominciare a fare
sul serio con l’evasione fiscale. Perchè Berlusconi è ancora lì:
ammaccato, pesto, ma ancora con la forza di quel blocco sociale che gli
ha permesso di fare scempio dell’Italia. Non lo rimuoverà lui
quest’ostacolo alla trasformazione del Paese. E non si rimuoverà in
pochi mesi: occorreranno riforme che devono andare ad incidere su questo
cancro e la chemioterapia sarà lunga. Ma c’è l’altra parte del Paese
che non ce la fa più a guardare i furbi che sfottono i poveri fessi e
sono tanti pure loro. Questi sono pronti a fare il loro dovere per
assicurare un domani ai loro figli, ma non lo faranno senza niente in
cambio. E chiedono il minimo: equità. Ma che sia vera: questi stanno
seduti alla riva del fiume e aspettano di vedere passare il cadavere
della somma ingiustizia della mancata tassazione dei grandi patrimoni,
non lo yacht del riccone sprecone che lascia qualche euro per il
possesso della barca dove va a prendere il sole mentre l’Italia tira la
carretta. Mario Monti è uomo di banche e sa fare i conti: sa che il suo
governo rischia di cadere senza i voti di quelli che rappresentano i
refrattari della giusta tassazione. Ma sa anche che se non fa una scelta
coraggiosa non avrà più con sé né questa gente, che comunque non ha mai
avuto, né gli altri, quelli dell’Italia che lavora e fa il suo dovere.
Io sceglierei questa brava gente qui.
(di Lucia Delgrosso da http://www.nuovaresistenza.org)
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