Professore, che piacere! È dai tempi in cui il professore
era Romano Prodi, che non sentivo così forte l’esigenza di comunicare con voi,
tutori del potere.
Per prima cosa la ringrazio di non essersi schierato a favore
di un gesto di clemenza verso le Pussy Riot; sarebbe stato come sentirla
cantare la musichetta idiota del Pulcino Pio. Poi la ringrazio per la facilità
con la quale cede alla tentazione di rispondere a qualunque domanda le venga
posta da un giornalista di un qualsiasi giornale.
Le faccio i complimenti, ricchi di tutta l’ammirazione che
ho verso coloro i quali riescono a tenere la testa alta nonostante siano l’esempio
più eclatante del cerchiobottismo più squallido.
Comprendo che rispondendo alle domande della rivista “Tempi”
di orientamento cattolico, non potesse essere blasfemo, ma forse avrebbe potuto
conservare un minimo di falsa dignità, così da mostrare a noi ultimi,
dimentichi persino di Dio o di chi per lui, che tutto ciò che subiamo e tutte
le nefandezze alle quali ci sottoponete, hanno un fine meritorio: sopravvivere.
Invece no. Come l’altro giorno la sua collega Cancellieri, anche lei, spinto
dalla forza di inerzia che vi dà l’arroganza, si è lasciato andare a sproloqui
offensivi per la dignità e l’intelligenza altrui.
Sorvolando sulla promessa fatta in ginocchio ai suoi
complici clericali, di non diminuire i finanziamenti per le scuole private,
mentre scientemente distruggete e disintegrate la scuola pubblica, annuncia che
“L’Italia è in guerra contro l’evasione fiscale.” In un paese civile, il popolo
le avrebbe fatto la ola, ma continuando a leggere i suoi accademici sproloqui,
scopriamo che l’Italia è in guerra contro gli evasori fiscali, “per il grosso
danno che provoca nella percezione del Paese all’estero.” Poi spiega meglio che
in pratica, gli evasori fiscali fanno credere al mondo che l’Italia sia un paese
ricco che non vuol partecipare al sacrificio. Pur non essendo professoressa –
per mia fortuna – spiegherei in maniera più chiara: “Gli evasori fiscali danno
ad intendere ai poteri delle banche e al capitalismo che vuole risucchiarci,
che non è disposto a cedere anche il proprio capitale.” L’evasione fiscale, fa
sì che il grosso ladro capitalista non perda nessuno dei suoi agi, mentre chi
vive succube dello stato che lo ha incatenato, non potrà nemmeno tentare di
ribellarsi non pagando le tasse che gli estorcete automaticamente sottraendole
dalle sempre più scarne buste paga.
Tralasciamo anche le altre piaggerie offerte alla “santa”
platea di comunione e liberazione che l’attende domani (mi saluti tanto For
Minchioni che di evasione fiscale e corruzione ne sa una cifra), e veniamo alla
“Trattativa Mafia e Stato”. Complimenti
professore! Potesse insegnarmi come non inorridire mentre la pronuncia, le
sarei grata. Perché sa, forse per via della semplicità, noi popolani, ancora
non ci capacitiamo che lo stato sia sceso a patti con la mafia, fino a
ripagarla con porzioni di stato e istituzioni, col nostro danaro e spesso con
la vita di quei pover’uomini che oggi, calpestati da voi, si potrebbe pure
avere il dubbio che fossero dalla parte giusta. Lei, professore, annuncia “grandi
novità legislative” e dopo altri sproloqui sprofonda nella melma che le ha
lasciato il suo predecessore: gli abusi delle intercettazioni telefoniche. Gli
abusi della magistratura. Gli episodi gravi, facilmente riconducibili alle
chiacchierate venute fuori dal Quirinale. Non posso aggiungere altro, avendo io
rispetto della sua intelligenza.
Complimenti professore. Noi annaspiamo, lei nuota benissimo.
Lei non si vergogna nemmeno un po’, noi invece ci aggrappiamo al grande
disgusto che non ci fa più sentire vagamente italiani. Lei ha la certezza di
poter andare avanti spedito perché non ha altro di cui occuparsi se non la
nostra estinzione, noi invece, in modo forsennato, saltiamo da una lotta a una
battaglia,come un marinaio su una barca fallata.
E avete vinto voi.
(di Rita Pani - http://r-esistenza-settimanale.blogspot.it)
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