Spiace
dirlo ma a fronte dei molti impegni della nostra ministro agli affari esteri Emma
Bonino, a cui vanno attribuiti tutti meriti del suo impegno internazionale,
sembra mancare qualcosina che per lei probabilmente è solo un fastidioso
“bruscolino”.
Dalla
data del suo insediamento (28 aprile 2013) molti sono stati i suoi impegni ufficiali come viaggi,
conferenze, …. in stati esteri come Iran, Sierra Leone, Costa D'Avorio, Ghana,
Senegal, Albania, Egitto, Siria, Iraq, Iran, Turchia, ….
A
questo lungo excursus manca però un suo autorevole intervento in India, in quello stato
che si definisce democratico ma che trattiene due soldati del San Marco da 2
anni incolpandoli di aver ucciso due pescatori locali. L’occasione non gli
sarebbe mancata perché, a esempio, il 12 novembre 2013 si è tenuto a Delhi un incontro
Europa-Asia a cui però la nostra ministro non ha partecipato mandando in quel contesto internazionale, che ospitava 37 Ministri degli Esteri, un funzionario della Farnesina, un vero peccato.
L’impressione che si è avuta, giusta o sbagliata sia, è stata di disinteresse
verso questa triste faccenda che vede coinvolti due militari italiani, Latorre
e Girone, impegnati in azioni antipirateria a bordo di una nave italiana e
perciò su territorio nazionale italiano.
Durante
questo suo mandato altri casi si sono avverati come, a esempio, il caso Alma Shalabayeva,
Christian D'Alessandro e tifosi laziali in Polonia dove il nostro M.A.E. è
intervenuta e le situazioni si sono risolte brillantemente e ben prima di due
anni, non mi è dato di capire queste differenze.
Molti
cittadini hanno cercato informazioni o posto domande sulla pagina Facebook
della ministra che non ha mai risposto nel merito e anzi chi solo osava porre
quelle domande “intriganti” non solo gli venivano oscurati i commenti ma anche “defenestrati”
da quella pagina.
Ora
improvvisamente tutto il mondo politico e in special modo quello italiano compreso il presidente Napolitano sembra essersi svegliato da un biennale letargo e tutti si stanno interessando
ai due fucilieri. In special modo, la ministro Bonino è passata dall’iniziale "l'innocenza
dei Marò non è ancora stata provata" e "I nomi dei marò? Li so, ma non li dico"
a quello più recente "Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata".
a quello più recente "Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata".
Cosa è cambiato
ora per far fare a tutti questa inversione a “U”?
Finisco includendo in questo mio scritto un interessante
articolo del Generale (ris.) Fernando Termentini.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cosa accadrà il 10 febbraio
Domani,
10 febbraio 2014, la
Corte Suprema indiana dovrebbe emettere il verdetto
decisivo su come procederà sul piano giudiziario nei confronti dei due nostri
Fucilieri di Marina ceduti dall’Italia all’India per un’indebita azione penale
e contro ogni dettato del diritto internazionale e di quello pattizio.
Una
storia dai connotati molto oscuri che trova origine da due atti fondamentali.
L’assoluta disattenzione indiana del Diritto internazionale e della
Convenzione del Mare (UNCLOS) per quanto attiene alla collocazione di dove
dovrebbero essere avvenuti gli eventi, 20,4 miglia dalla costa,
assolutamente in acque internazionali. La totale noncuranza italiana per non
aver preteso l’applicazione del diritto di immunità funzionale riconosciuto dal
diritto pattizio a tutti i militari del mondo, se coinvolti in eventi gravi in
occasione dell’espletamento del compito loro assegnato dallo Stato di
appartenenza. Prerogativa peraltro riconosciuta dall’India ai suoi militari
anche nel caso di reati volontari come avvenuto recentemente in Congo dove due
soldati inquadrati nel contingente di pace Onu hanno stuprato una donna.
Una
data fondamentale il 10 febbraio, dopo 24 mesi di gioco delle tre
carte gestito da un’India disattenta alle regole, poco rispettosa dell’Italia,
ma molto sensibile alle pressioni interne esercitate da caste potenti, qualcuna
forse vicina anche alle organizzazioni malavitose locali complici
della pirateria marittima.
Cosa
deciderà la Corte
Suprema indiana non è facile prevederlo, qualsiasi
ipotesi potrà essere sconfessata considerata la elasticità di interpretare ed
applicare le leggi in vigore nel Paese, come è fino ad ora avvenuto.
Un
esempio fra tutti, la decisione del 18 gennaio 2013 della Suprema
Corte che pur ammettendo che i fatti fossero avvenuti in acque internazionali,
decideva di instituire un Tribunale Speciale con un giudice monocratico al
quale affidare il caso incaricando la
NIA di svolgere le indagini.
Siamo
arrivati ad oggi passando da una serie di rinvii di giudizio non sempre
motivati, accompagnati però da parole di estremo ottimismo di molti
rappresentanti istituzionali italiani. Per costoro tutto sarebbe dovuto
terminare entro dicembre 2013 e Massimiliano e Salvatore avrebbero trascorso
liberi il Natale a casa.
Certezze
avvalorate da affermazioni di condivisione dell’approccio indiano alla
vicenda, come quelle ufficializzate a maggio u.s. dal Vice Ministro agli
Esteri Pistelli quando, pur male informato sullo status dei due Fucilieri di
Marina da lui chiamati “Lagunari”, ci riferiva di “Regole di ingaggio”
condivise e sottoscritte con l’India. Il tutto accompagnato dalle
continue assicurazioni del dott. Staffan de Mistura sulla sicurezza di un
processo equo e rapido, completamente mutuate in più di un’occasione
dal Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, in verità, però, sempre
molto distaccata dal caso forse perché allergica alla foggia delle uniformi
militari.
A
qualche ora dalla decisione che tutti aspettiamo dall’India la notizie si
accavallano e, come di consueto, molte sono in contraddizione tra loro con lo
scopo di portare avanti l’azione di disinformazione in corso da 24 mesi focalizzata
a ribadire la colpevolezza dei nostri Marò e nello stesso tempo a presentare al
mondo “un’India comprensiva e pronta a concedere”. Domani, quasi sicuramente, la Suprema Corte ci
dirà che i due Fucilieri di Marina saranno giudicati non più per atti di
terrorismo, ma perché colpevoli di un atto di violenza in mare, un reato che
prevede un ampio ventaglio di sanzioni, compresa la pena di morte. Pena
capitale che, però, non sarà applicata dalla “magnanima India”, prevedendo solo
dieci anni di carcere.
Ieri
sera una serie di notizie da Delhi confermano queste ipotesi. L’opinionista
Siddharth Varadarajan, Accademico ed ex direttore Hindu dichiara “Quando il
processo nei confronti dei marò comincerà, la questione della giurisdizione
indiana potrà essere contestata dall'Italia", come peraltro contemplato
nella sentenza della Corte suprema del gennaio 2013. La difesa italiana - ha
aggiunto - potrebbe presentare un secondo ricorso anche presso la stessa
Corte suprema che un anno fa aveva sottratto il caso alla polizia del
Kerala”, ma in questo caso “i tempi si allungherebbero notevolmente".
''The
Asian Age'' ricorda che dopo avere dato il via libera alla Nia di perseguireMassimiliano
Latorre e Salvatore Girone sulla base del Sua act, adesso il Ministero
dell’Interno ha rivisto la sua posizione e i due fucilieri di Marina saranno
processati con una legge che prevede un massimo di reclusione di 10 anni e una
multa.
The
Times of India sostiene che il ministero dell'Interno ha mantenuto l'uso della
Legge per la repressione della pirateria (Sua Act del 2002) disponendo che sia
applicato l’art.3 comma 'a' che prevede che chi "commette un atto di
violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave e che
mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per
un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa".
The
Indian Express, da parte sua, ribadisce che contro Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone sarà applicata la sezione 302 del Codice penale
indiano che implica una possibile condanna a morte, anche se “la possibilità
per gli imputati di essere condannati alla pena capitale - conclude il giornale
- e' davvero bassa”.
Nessun
giornale indiano ci dice però come New Delhi intenda
uscire da questo nuova situazione estremamente confusa, lasciando in sospeso
l’importantissima decisione a quale agenzia sarà affidato il caso,
con un sicuro e scontato allungamento dei tempi.
Il
dott. de Mistura, da parte sua, rilascia un’intervista al quotidiano
Il Tempo nella quale ci ricorda che “Lunedì sarà il giorno della verità” e che
“Ora l'accusa deve scoprire le sue carte e per ognuna di queste abbiamo pronte le
contromosse”. Parole rassicuranti, ma poco concrete.
Infatti
se la Corte
indiana deciderà di applicare la
SUA pur derubricando il reato da evento terroristico ad atto
di violenza, l’accusa non sarà tenuta a scoprire alcuna carta
perché l’ordinamento giuridico indiano con riferimento alla SUA prevede
che chi dovrà scoprire le proprie carte deve essere la difesa dei due Marò per
affermarne l’innocenza .
l
dott. de Mistura precisa, anche, che lunedì 10 non potrà essere considerato
come "il giorno del giudizio", ma dimentica di chiarirci
se il giudice potrebbe accogliere l’istanza della pubblica accusa sulla revoca
dell’affidamento giudiziario all’Ambasciata italiana dei due
Fucilieri, nel qual caso si potrebbe prospettare l’arresto dei due. Conclude l’intervista
con la frase “Ora dobbiamo riportare a casa con onore Girone e Latorre”.
Non
possiamo condividere queste conclusioni perché non si può accettare che si
parli di onore dopo aver riconosciuto all’India l’indebito diritto di giudicare
ed emettere una sanzione detentiva di dieci anni. Sicuramente se tutto ciò
avvenisse la vicenda non verrà conclusa con un “soluzione onorevole” anche se
in molti si impegneranno per dimostrala tale.
Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone appartengono alle nostre Forze Armate e
sono stati catturati e detenuti in modo assolutamente illegittimo dall'India
mentre erano in missione antipirateria nell'interesse di tutta la Comunità internazionale.
Latorre e Girone devono essere restituiti all'Italia "con onore",
come ha sottolineato lo stesso Capo dello Stato e quindi rimandati in Patria
senza alcuna condanna nei loro confronti e non “portatori di condanne
concordate” attraverso non meglio definite regole di ingaggio di cui si è
parlato, per poi essere restituiti all’Italia in base all’accordo bilaterale
dell’agosto 2012 sulla gestione dei condannati italiani o indiani.
Qualsiasi
cosa sarà decisa domani non sarà un episodio che riguarderà solo Latorre e
Girone. Ogni decisione diversa da un immediato rimpatrio dei Fucilieri di
Marina senza alcun addebito nei loro confronti, rappresenterebbe, infatti, un
precedente aberrante e pericolosissimo per tutti i nostri soldati impegnati in
missione all'estero. Se accettato dall’Italia, sancirebbe la
rinuncia esplicita alla Sovranità nazionale sulle sue Forze Armate con una
ricaduta assolutamente negativa sul ruolo internazionale del Paese e
soprattutto sulla sua credibilità nel tutelare all'estero i nostri connazionali
e le nostre imprese.
Alla
luce di quanto noto, invece, domani con ogni probabilità si attuerà quanto
condiviso e sottoscritto fin dall’inizio fra Italia ed India come ci
ha raccontato a maggio u.s. il Vice Ministro Pistilli, magari con una postilla
aggiuntiva all'accordo: i Fucilieri una volta condannati rientreranno in Italia
solo dopo che esponenti del governo indiano verranno esclusi da qualsiasi
coinvolgimento con le vicende giudiziarie di Finmeccanica.
Un
altro pezzo importante della storia della nostra Nazione gestito con frettolosa
segretezza senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica e del Parlamento. La
storia si ripete, accadde anche il 10 novembre 1975 quando Italia e Yugoslavia
firmano un Trattato per trasferire alla Yugoslavia la sovranità statuale sulla
Zona B del Territorio libero di Trieste.
Forse
proprio anche a questa tradizione tutta italiana si riferiva il
Ministro degli Esteri Bonino quando più volte in questi mesi si è richiamata ad
una “secret diplomacy” di kissingeriana memoria ed ha sempre invocato la
massima riservatezza. Quello stesso Ministro che ora si indigna se
l’India decidesse di applicare comunque la Sua Act, come ha
dichiarato ieri sera alla stampa dicendo, "Talune anticipazioni che
provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri
fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata”.
Forse
Signora Ministro la sua indignazione non sarebbe tale se si fosse esposta per
caldeggiare la sorte dei due militari italiani. Piuttosto, la sua scelta di
rilanciare al Premier l’onore della decisione in una questione di politica
internazionale di primaria importanza non le danno il diritto di indignarsi.
Piuttosto, almeno si impegni perchémartedì si dimetta chi fino ad ora ha
confidato in soluzioni “eque, rapide e giuste” e sia dato immediato corso alla
costituzione di una Commissione di inchiesta Parlamentare che accerti le
responsabilità oggettive di chi ha deciso il 22 marzo 2013 di restituire i
nostri militari all’India, i motivi che hanno indotto a tale decisione e perché
non sia stato avviato l’Arbitrato Internazionale.
(di
Fernando Termentini)
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