martedì 16 settembre 2014

Renzi, siamo arrivati al caffè?

PITTIBIMBO SOTTOTUTELA - PURE RENZIE SI ARRENDE E, COME I SUOI TRE PREDECESSORI (BERLUSCONI, MONTI E LETTA), FINISCE NEL CORDONE SANITARIO DI QUIRINALE E BANKITALIA
Napolitano e il governatore Visco di nuovo costretti a fare i garanti internazionali dell'Italia - Ieri faccia a faccia al colle per assegnare i compiti all'ex sindaco di Firenze: basta con la politica degli annunci, le riforme vanno varate (tutte insieme)....


«Il colloquio è servito a uno scambio di opinioni sulla recente riunione dell’Ecofin e in vista dell’incontro tecnico tra i paesi del G20 che si terrà a Cairns (Australia)». Mai come stavolta in pochi - anzi in pochissimi - hanno creduto alla versione ufficiale, cioè a quanto hanno fatto filtrare, come di consueto, le fonti istituzionali.

Il colloquio di ieri tra Giorgio Napolitano e Ignazio Visco, dunque, non sembra proprio rientrare nel lungo elenco di appuntamenti rituali fra Capo dello Stato e governatore della Banca d’Italia. Le visite del numero uno di via Nazionale al Quirinale in effetti non sono rare, tuttavia il faccia a faccia di ieri capita in una delle fasi più delicate del governo di Matteo Renzi. Insomma, non è ordinaria amministrazione.


RENZI E NAPOLITANORENZI E NAPOLITANO
E sarà una coincidenza, ma proprio oggi il premier illustrerà in Parlamento il suo programma dei «mille giorni» con il quale, l’inquilino di palazzo Chigi promette una valanga di riforme e miracoli vari. E invece. A Renzi che pareva il primo presidente del consiglio sganciato dall’asse di ferro creato tra il Colle e palazzo Koch tocca la stessa sorte dei suoi tre predecessori. In forme diverse, del resto, Silvio Berlusconi, Mario Monti ed Enrico Letta sono stati messi sotto tutela da Bankitalia e Quirinale. E pure l’ex sindaco di Firenze, adesso, non può sottrarsi a quei «garanti internazionali» dell’Italia che Unione europea e organismi mondiali ormai considerano interlocutori privilegiati.

IGNAZIO VISCOIGNAZIO VISCO
Del resto, le previsioni sull’andamento dell’economia dimostrano che la strada scelta da Renzi finora si è rivelata fallimentare. Ragion per cui serve un cambio di passo e, soprattutto, garanzie per chi ha in mano il debito pubblico italiano.

Nelle prossime settimane l’esecutivo metterà sul tavolo le stime aggiornate con il «nuovo» Documento di economia e finanza. Ieri l’Ocse e poi Standard & Poor’s hanno rivisto al ribasso il dato sul prodotto interno lordo: - 0,4 per cento l’organizzazione con sede a Parigi e zero spaccato per l’agenzia di rating. Ormai è chiaro che la crescita e la ripresa sono più di un miraggio.

Mario MontiMARIO MONTI
La stima ufficiale più ottimistica rimane proprio quella del governo che nel Def di aprile prevedeva per quest’anno una crescita del pil dello 0,8 per cento. Lo stesso governo ha ammesso che sarà costretto, alla luce dell’andamento dei primi due trimestri, a una significativa revisione al ribasso, ma per conoscere la cifra esatta bisognerà attendere il primo ottobre.

ENRICO LETTAENRICO LETTA
Contemporaneamente, va definita la legge di stabilità. Il testo della ex finanziaria uscirà da palazzo Chigi a metà del prossimo mese; poi la manovra da Roma partirà per Bruxelles dove i burocrati Ue dovranno dare il prescritto via libera e se non gradiranno le misure, potranno «emendare» il testo più o meno a piacimento. Visco ha dato quattro consigli sabato scorso: per far ripartire l’economia, ha spiegato il banchiere centrale, in pratica assegnando i compiti al premier, «serve sostanzialmente senso di responsabilità e una visione coerente, poi le riforme bisogna continuare a farle, ma poi non è che ognuna di queste può risolvere il problema, bisogna prenderle tutte nel loro insieme». Come dire: caro Renzi, inutile proseguire con lo stillicidio degli annunci, un pezzetto alla volta. 
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2 commenti:

  1. Sicché, concludendo, dalle famigerate elezioni ad oggi: tutto tempo perso!
    Ma queste riforme, si può spere in cosa consistono? Se ne parla se ne parla ma che ci sapessero dire una buona volta di che morte dobbiamo morire!

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  2. Appunto, se ne parla e basta! Ma si è dato i famosi 1.000 giorni e di questo passo, alla fine, rimarrà ancora qualcosa dell'Italia? temo di no!

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