BRUSH HOUR! LEGGI OGGI LE NOTIZIE DI DOMANI – RENZIE IN TUTA DA COMBATTIMENTO: O SI FANNO LE RIFORME O SI VA A VOTARE (E RE GIORGIO CHE FA, SCIOGLIE IL PARLAMENTO?) – E ANNUNCIA CHE SUL LAVORO È PRONTO A MUOVERSI PER DECRETO – QUI SI FA UNA BRUTTA FINE
Il premier cerca lo scontro sulla riforma del lavoro e l’ottiene. Angeletti gli risponde che l’articolo 18 non crea posti di lavoro mentre Landini dice che usare un decreto sarebbe un grave errore. Si ricomincia a votare per la Consulta e Grillo denuncia una “proposta indecente” sul voto a Violante…
Lui non ha paura, né delle elezioni né dello scontro sulla riforma del lavoro che verrà fatta per decreto. Matteo Renzi espone il programma dei “Mille giorni” alle Camere e indossa la tuta da combattimento per far vedere quanto è motivato ad andare avanti per la sua strada.
Il premier mostra i muscoli anche contro la magistratura e a proposito dell’inchiesta Eni dice a muso duro: “Non consentiamo a nessuno scoop di mettere in difficoltà o in crisi decine di migliaia di posti di lavoro e non consentiamo che avvisi di garanzia, più o meno citofonati sui giornali, consentano di cambiare la politica aziendale in questo Paese". Insomma, il fronte con la magistratura è sempre aperto.
Ma il passaggio chiave della giornata è quello in cui Renzie spiega che «i mille giorni sono l'ultima chance per l'Italia per recuperare il tempo perduto». E che l'ipotesi di un voto anticipato «potrebbe essere presa in considerazione se il Parlamento si dimostrasse incapace di fare ciò che è necessario nei prossimi anni». Una minaccia in piena regola da parte di chi è convinto, comunque, di vincere le elezioni.
Poi il premier apre il fronte più delicato, quello che costituisce il vero banco di prova del governo anche in Europa: la riforma del lavoro. Renzie annuncia che il diritto del lavoro sarà rivoluzionato perché «non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B» e va superato un «mondo del lavoro basato sull’apartheid». E aggiunge che il governo è pronto a usare l’arma del decreto legge.
Ma sul lavoro è lo stesso Pd a essere diviso, e profondamente. Stefano Fassina dice che “Renzi parla il linguaggio delle destre” e va giù duro: “Propone tutte lavoratrici e lavoratori in serie C”. Mentre il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ribadisce il suo 'no' alla cancellazione dell'articolo 18 e alla riscrittura dello Statuto dei Lavoratori. Sul fronte sindacale, immediata replica anche di Luigi Angeletti, capo della Uil, per il quale la modifica dell’articolo 18 annunciata dal premier “è inutile in termini di creazione di posti di lavoro”- Mentre il leader della Fiom, Maurizio Landini, dice che intervenire sulla materia per decreto sarebbe “un grave errore”. Questo è solo l’antipasto dello scontro che andrà in scena nelle prossime settimane, ma la sensazione è che più si incendia il dibattito e più Renzie si trova a proprio agio.
Renzie ha invece sorvolato sulla partita in corso con Bruxelles sulla finanza pubblica, dopo i pessimi dati forniti ieri dall’Ocse. E oggi anche il centro studi della Confindustria ha tagliato le stime sul Pil, previsto in calo dello 0,4% per quest’anno. Il vero convitato di pietra, a questo punto, è il rispetto del parametro del 3% nel rapporto deficit-Pil, che appare in serio pericolo.
In serata, intanto, è ricominciata la votazione per la Consulta e per il Csm, con Luciano Violante e Donato Bruno che questa volta dovrebbero farcela. In gioco ci sono anche la tenuta e il prestigio del patto del Nazareno tra il Cavaliere e Pittibimbo. I grillini hanno denunciato la proposta di votare Violante in cambio dell’appoggio ai loro candidati per il Csm, proposta rifiutata con sdegno perché, come si legge sul blog di Beppe Grillo, Violante altro non sarebbe che il “maggiordomo” di Berlusconi.
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