Confindustria contro i referendum del 2011
Confindustria chiede al Governo di cancellare l'esito del referendum sull'acqua e sui servizi pubblici
Il referendum sull'acqua e sui servizi pubblici locali del 2011 "ha peggiorato i servizi" e per aprire questo settore al mercato bisogna "mettere in discussione gli esiti di quel referendum".
Questi sono alcuni passaggi dell'intervento che la direttrice generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha svolto il 1 dicembre al convegno "Competizione e mercati: Uk e Italia nel contesto europeo".
Finalmente Confindustria ha deciso di calare la maschera rispetto al tema delle privatizzazioni giungendo a sostenere la necessità di cancellare la volonta popolare chiaramente espressa il 12 e 13 giugno 2011 da circa 27 milioni di cittadini, ovvero la maggioranza assoluta del popolo italiano.
Appare, dunque, palese la gravità di tali dichiarazioni.
In primis perchè viene attaccato frontalmente uno strumento di democrazia diretta, quello referendario, garantito dalla costituzione.
In seconda battuta perchè si sostiene una bugia enorme, quella che il peggioramento della qualità del servizio offerto sarebbe colpa dei referendum. In realtà il tentativo sotteso a questa dichiarazione è quello di nascondere le evidenti responsabilità dell'attuale sistema di gestione privatistico del servizio idrico e dei servizi pubblici locali.
Da tempo come movimento per l'acqua denunciamo che la gestione dell'acqua e dei servizi pubblici attraverso società per azioni, di cui le grandi multiutilities (A2A, IREN, ACEA, HERA) già quotate in borsa da diversi anni, danneggia i cittadini e gli utenti.
Opacità della gestione, aumenti tariffari insostenibili, negazione del diritto umano all'acqua, peggioramento delle condizioni di lavoro e aumento del lavoro in appalto, scarso controllo delle amministrazioni pubbliche, diminuzione degli investimenti, erogazione dei dividendi agli azionisti tramite l'indebitamento, impoverimento della risorsa idrica e mancato coordinamento della gestione della risorsa. Questi sono gli effetti del processo strisciante della privatizzazione in atto in questi anni.
Il Governo, attraverso il combinato disposto del decreto Sblocca Italia e legge di stabilità, ha inteso rilanciare con forza la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali incentivando esplicitamente le dismissioni di quote dei comuni e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione.
Oggi questa accelerazione, si configura come un processo definitivo di espropriazione degli Enti e delle comunità locali.
A quanto sembra a Confindustria tutto ciò non basta e avanza richieste ben più pretenziose ma che si pongono in diretto contrasto con quanto i cittadini hanno già deciso tre anni fa.
Come Forum Italiano dei Movimento per l'Acqua ribadiamo che indietro non si torna e annunciamo che sabato 13 dicembre saremo mobilitati in tutta Italia per dire no alle privatizzazioni e alla mercificazione dei beni comuni.
(Fonte)
Aumentano le tariffe e si rilancia la privatizzazione dell'acqua, due facce della stessa medaglia
In questi giorni sta facendo notizia l'aumento delle tariffe idriche, annunciato dal Presidente dell'AEEGSI Bortoni nel corso della III Conferenza Nazionale sulla Regolazione dei Servizi Idrici.
Tali aumenti, ha dichiarato Bortoni, "sono ritenuti necessari a favorire gli investimenti prioritari per il settore, tesi a raggiungere e mantenere obiettivi di qualità ambientale e della risorsa".
Purtroppo fin qui nessuna novità: le tariffe idriche stanno aumentando in modo costante ormai da anni (+ 85,2% negli ultimi 10 anni sulla base di uno studio della CGIA di Mestre), sempre con la promessa di un'aumento degli investimenti. Investimenti che però non sono mai decollati: ad esempio tra il 2006 e il 2009 solo il 56% di quelli previsti dai piani d'ambito viene realizzato (fonte: Co.Vi.Ri.).
Dunque, si giunge al paradosso che i cittadini pagheranno una seconda volta, anche attraverso i nuovi aumenti in bolletta, investimenti che hanno già pagato e mai realizzati.
Dove vanno a finire, dunque, i soldi in più che i cittadini ogni anno si trovano in tariffa? Difficile saperlo, perchè la trasparenza non è certo una qualità dell'attuale gestione: i piani industriali vengono decisi dai CdA delle aziende, sui quali il controllo concreto da parte dei comuni è sempre più un percorso a ostacoli. Senza dubbio però aumentano i profitti, soprattutto per le grandi multiutilities quotate in borsa. Il nuovo metodo tariffario, formulato proprio dall'AEEGSI, prevede infatti la copertura degli "oneri finanziari", consentendo in sostanza ai gestori di continuare a fare profitti sull'acqua, nonostante i referendum del 2011.
La vera notizia è invece il rilancio della privatizzazione dei servizi pubblici locali, compreso quello idrico. Bortoni auspica, infatti, un "processo di aggregazione e di rafforzamento della gestione dei servizi pubblici locali a rete", anche questo ovviamente a "beneficio prima di tutto dei consumatori" (ci mancherebbe). Ma cosa vuol dire parlare di fusioni e aggregazioni quando ad essere in ballo sono i servizi essenziali?
Il combinato disposto delle norme contenute nello Sblocca Italia e nella Legge di Stabilità sottende un disegno piuttosto chiaro: la gestione dell'acqua affidata ai quattro colossi multiutility attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, con un ruolo degli enti locali sempre più marginale.
Difficile infatti immaginare che i futuri colossi dell'acqua possano preoccuparsi degli interessi dei cittadini (non a caso ribattezzati "consumatori" da Bortoni), soprattutto quando questi rischiano di confliggere con quelli degli azionisti. Ne abbiamo la prova in questi giorni in moltissime città di italia: per garantire agli azionisti lauti dividendi a fine anno i gestori praticano il recupero crediti attraverso migliaia di distacchi idrici.
Con buona pace dell'ONU che ha dichiarato l'accesso all'acqua un diritto umano universale.
Ci teniamo anche evidenziare la contraddizione dovuta al fatto che l'AEEGSI è finanziata dagli stessi gestori attraverso un contributo annuale definito dall'Authority stessa e come ciò renda poco indipendente e autonoma la sua azione rispetto agli interessi dei gestori. (si veda al riguardo la delibera 235/2014/A del 29/05/14)
Per tutte queste ragioni, a nostra avviso, nessuno può rimanere a guardare mentre viene condotto un nuovo tentativo di privatizzazione e mercificazione dell'acqua: non possono farlo i cittadini e non possono farlo gli enti locali.
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento