La maggioranza delle leggi che il
parlamento italiano vota, derivano dalle direttive dell’Unione Europea. Tutto
quello che conta avviene qui, a Bruxelles. Ma di Bruxelles nessuno vi
racconta niente. Curioso, no? E le lobby, nel buio dei media, fanno festa.
O pensavate forse che i cattivoni stessero tutti a Montecitorio e a Palazzo
Madama? Quelli più pericolosi si aggirano qui, in Belgio. Prendono sotto
braccio i parlamentari, sono gentili, li lusingano, fanno gli amiconi, qualche
volta fanno cadeaux travestiti da articoli promozionali. Sono
come squali che infestano una vasca di tonni freschi, appena arrivati. E
non fanno i vostri interessi, ma i loro. Volete un esempio? Eccolo!
L’unica pirata tedesca eletta al
Parlamento Europeo si chiama Julia Reda. Ha 29 anni. Il 10 novembre
2014 è stata incaricata di stilare un rapporto sulla vecchia direttiva
europea del copyright, datata 2001. Da allora è stata letteralmente
tempestata di richieste di incontro da parte dei rappresentanti dei vari gruppi
di interesse. Almeno 86! E lei, ligia a un ideale di trasparenza raro come un
diamante prezioso, le ha minuziosamente appuntate tutte, pubblicando poi tutti
i dati. Per darmi un’idea, ecco i picchi delle pressioni delle lobby in
concomitanza con l’assegnazione del rapporto.
La maggior parte delle pressioni
sono arrivate dagli editori, dai distributori, dai gestori dei diritti, dai
fornitori di servizi e dagli intermediari, mentre la categoria meno presente,
paradossalmente, è proprio quella degli autori. Ecco il grafico a torta (torta
è la parola giusta).
L’elenco delle lobby che hanno
cercato di influenzare il rapporto di Reda (consultabile qui) è disponibile in un foglio di lavoro
pubblicato in rete:clicca qui per leggerlo.
Saltano all’occhio molti dei
maggiori player globali, come Google, Apple, Intel, Vivendi, Canal+, Samsung,
perfino la Federazione Internazionale dell’Industria della Pornografia e
la Walt Disney!.
A ben vedere ne manca una: la lobby
dei cittadini. E anche se Julia ha fatto un ottimo lavoro, dando corpo a
una richiesta di Transparecy Internationalsull’adozione della legislative footprint (una proposta di documento dove
ogni politico dovrebbe annotare il giorno, il luogo, l’interlocutore e
l’oggetto della conversazione avuta con ogni lobbista), dobbiamo spingere
perché il suo esempio sia adottato da tutti i parlamentari eletti al parlamento
nazionale e specialmente al Parlamento Europeo. Infatti, se questi sono i dati
relativi a un solo eurodeputato nell’arco di pochi mesi, riuscite ad immaginare quale
sabba mefistofelico si scateni intorno ai 751 eurodeputati per un’intera
legislatura?
Combattere questo sistema opaco,
portandolo alla luce del sole, deve essere un nostro obiettivo primario
nell’immediato futuro.
(Fonte)
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