Dopo l'approvazione, ieri 14 gennaio 2015, della Risoluzione del Parlamento Europeo per i Marò tutti pronti a saltare sul carro del vincitore.
Un esempio è quanto leggo sul profilo della deputata europea Cécile Kyenge Kashetu e che qui vado a riportare:
"Abbiamo appena approvato una risoluzione con la quale chiediamo che i marò italiani accusati di aver ucciso i pescatori indiani siano rimpatriati. Con questa risoluzione abbiamo chiesto che il contenzioso diplomatico tra l'Italia e l'India sia risolto al più presto, investendo la giurisdizione italiana o tramite arbitrato internazionale.
Abbiamo invitato l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri Federica Mogherini a intraprendere ogni azione necessaria per proteggere i due fucilieri italiani, perché la loro detenzione senza che ancora sia formulato un capo di imputazione è una grave violazione dei diritti umani".
Io seguo la vicenda di Massimiliano e Salvatore fin dai primi giorni e non ho mai udito o letto niente di un intervento della Signora Kyenge ne al Governo italiano ne d quando è entrata come deputato UE. Per cui non comprendo questa "glorificazione" della deputata e vorrei capire se intende come risultato del Parlamento europeo (se poi risultato ci sia è tutto da vedere) oppure se è stata Lei a lottare per ottenere e portare a conoscenza, dopo 3 anni, l'Europa sul caso dei due fucilieri.
Ma mi potrei sbagliare per cui attendo eventuali smentite.
Maurizio
LA RISOLUZIONE DI CUI SI PARLA
Il Parlamento europeo,
– visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visti la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e i relativi protocolli aggiuntivi,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare,
– viste tutte le dichiarazioni della Commissione e del suo vicepresidente/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sul caso dei marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone,
– vista la sua risoluzione del 10 maggio 2012 sulla pirateria marittima(1),
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il 15 febbraio 2012 si è verificato un incidente al largo della costa indiana nel quale sono stati uccisi due pescatori locali e che due fucilieri di marina italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ne sono stati ritenuti responsabili e sono stati successivamente arrestati; che i due militari si trovavano a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie ed erano impegnati in operazioni antipirateria;
B. considerando che ne è sorto un incidente internazionale che è tuttora caratterizzato dall'assoluta incertezza sul futuro dei due italiani, dal momento che, a quasi tre anni di distanza, non sono state formulate imputazioni formali in relazione al conflitto a fuoco;
C. considerando che il 12 settembre 2014 l'India ha consentito a Latorre di rientrare in Italia per quattro mesi per sottoporsi a cure mediche dopo l'ischemia che lo ha colpito durante la detenzione; che il 6 gennaio 2015 Massimiliano Latorre ha subito un intervento chirurgico al cuore per il suo problema di salute, ma che necessita tuttora di cure mediche; che attualmente Salvatore Girone si trova ancora in India;
D. considerando che il 16 dicembre 2014 la Corte suprema di Nuova Delhi ha respinto le richieste dei due fucilieri di allentare le condizioni della loro libertà provvisoria; che Latorre ha chiesto la proroga del proprio soggiorno in Italia per cure mediche e Girone ha chiesto di poter trascorrere il periodo natalizio con la famiglia;
E. considerando che gli incredibili ritardi nel processo e la mancanza di capi d'imputazione contro i due militari italiani costituiscono violazioni dei diritti umani;
F. considerando che il governo italiano ha fortemente criticato la condotta delle autorità indiane e che il 17 dicembre 2014 il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha annunciato che l'ambasciatore italiano a Nuova Delhi sarebbe stato urgentemente richiamato in Italia per consultazioni;
G. considerando che il 15 ottobre 2014 l'allora vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica dei sicurezza (VP/HR), Catherine Ashton, ha condannato il comportamento delle autorità indiane incoraggiando il governo di tale paese a trovare una soluzione rapida e soddisfacente conformemente alla Convenzione ONU sul diritto del mare e al diritto internazionale;
H. considerando che il 16 dicembre 2014 il VP/HR, Federica Mogherini, ha sottolineato che il caso potrebbe avere ripercussioni sulle relazioni tra l'UE e l'India;
I. considerando che il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla pirateria marittima il cui paragrafo 30 afferma che, "in base al diritto internazionale, in alto mare si applica sempre alle navi e al personale militare a bordo – dunque anche nel caso di interventi di lotta alla pirateria – la giurisdizione nazionale dello Stato di bandiera" e rileva che "nessuna autorità diversa da quella dello Stato di bandiera può ordinare provvedimenti di arresto o di blocco di una nave";
J. considerando che i due marò sono cittadini UE e che il 15 febbraio 2012 stavano esercitando funzioni di contrasto alla pirateria;
K. considerando che l'UE ha un ruolo centrale per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, sia all'interno dell'Europa che a livello internazionale;
1. deplora la condotta delle autorità indiane nella gestione del caso dei marò italiani e ritiene che la mancanza di qualsiasi capo d'imputazione nei confronti dei due militari e gli incredibili ritardi nel processo costituiscano violazioni dei diritti umani;
2. esprime profonda preoccupazione quanto all'incertezza giuridica che caratterizza il caso dei due marò italiani i quali, dopo tre anni, stanno ancora aspettando di conoscere la loro sorte;
3. sostiene gli sforzi del governo italiano per trovare una soluzione al caso, ma ritiene che anche l'UE abbia il dovere di intervenire per proteggere i diritti dei propri cittadini;
4. chiede con fermezza il rientro definitivo dei due marò in Italia e l'applicazione della giurisdizione nazionale dello Stato di bandiera in conformità del diritto internazionale, come richiesto in precedenza nella sua risoluzione del 10 maggio 2012;
5. sollecita il VP/HR, Federica Mogherini, a fare tutto il necessario per tutelare i due marò italiani e ad adoperarsi per risolvere il caso rapidamente e in maniera soddisfacente;
6. invita la Commissione e il Consiglio ad attribuire al caso dei marò la massima importanza nel quadro delle relazioni bilaterali con l'India e a valutare, se necessario, misure restrittive, per favorire una soluzione;
7. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, nonché al governo e al Parlamento dell'India.
(Fonte)
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