Gelo a Palazzo Chigi tra i fedelissimi di Renzi e Delrio. E Matteo non vuole rinunciare alla sua "vigilessa"
I rapporti tra il premier Matteo Renzi e il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio non sembrano di essere dei migliori. Renzi è un fagocitatore, un accentratore, un tuttofare e non lascia molto spazio agli altri. Delrio, tuttavia, è stato sindaco di Reggio Emilia e chi ha fatto il sindaco è un numero uno, abituato alla proiezione esterna e non è abituato a lavorare nell’oscurità.
Non è un caso che Delrio è quasi tutti i giorni in tv. Ma la freddezza tra i due capi del governo si rifilette sui rispettivi bracci destri: Luca Lotti, sottosegretario all’Editoria, è di fatto il capo segreteria di Renzi; Mauro Bonaretti, segretario generale di Palazzo Chigi, legato al sottosegretario.
I due ormai non si parlano più. Tanto che da una decina di giorni di parla di un totale isolamento di Bonaretti e la sua uscita di scena appare sempre più vicina. Anche perché Renzi non lascia a Delrio nemmeno quello a cui sono preposti, ovvero la gestione del palazzo. Per questo il presidente del Consiglio, con una evidente forzatura, ha voluto Antonella Manzione alla guida del Dagl, dipartimento affari giuridici e legali della presidenza, sebbene la stessa non abbia i requisiti. E’ infatti un dirigente degli enti locali e non dello Stato come vorrebbe la legge che fissa i criteri per nominare il capo di un ufficio più delicato che ha il compito di coordinare gli altri ministeri nei provvedimenti, di raccordo con il Quirinale e segue l’attività in Parlamento.
Alla Manzione, detta anche la “vigilessa” (perché è comandante dei vigili urbani del comune di Firenze), Matteo non vuole rinunciare e quindi si apre la strada che tenti una forzatura andando allo scontro con la Corte dei Conti, chiamata a controllare sulla legittimità degli atti del governo. Oppure potrebbe decidere di piazzarla alla segreteria generale, mandando via Bonaretti.
Sarebbe un affronto a Delrio. Ma Renzi è capace di tutto.
(Fonte)
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Ma non solo
Gli uomini di Renzi - Prima di lei, la stessa "fortunata" promozione era toccata Luca Lotti (ex capo di gabinetto a Palazzo Vecchio e ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Simona Bonafè (ex assessore a Scandicci e oggi membro della dirigenza Pd),Maria Elena Boschi (ex consigliere giuridico del sindaco di Firenze, adesso ministro per le Riforme) e Dario Nardella (ex vicesindaco, deputato e futuro primo cittadino di Firenze).
Una questione di famiglia - Prima di lei, a occupare l'incarico di capo del dipartimento legislativo, c'era Carlo Deodato: un dirigente dello Stato che aveva lavorato come capo di gabinetto e capo ufficio legislativo in una dozzina di ministeri. Un curriculum innegabilmente diverso da quello della vigilessa Manzione che, pur apprezzatissima dai suoi concittadini, prima d'ora non aveva mai ricoperto un incarico di levatura nazionale. Va ricordato, infine che Domenico Manzione, fratello di Antonella, è stato sottosegretario agli Interni nel governo di Letta. In quell'occasione, il magistrato toscano non si era fatto troppi problemi a spiegare le ragioni della sua nomina: "Amicizia, stima e affetto personale". Quello della sorella con Letta, molto probabilmente.
(tratto da: Fonte)
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