“La richiesta d'arbitrato è quindi solo l'ultimo gioco di specchi venduto alle opinioni pubbliche per coprire le malefatte compiute tanto in India che in Italia. Serve tra l'altro a giustificare l'ennesimo non-rientro di Massimiliano Latorre, in Italia ormai dal Settembre 2014 ed il cui rientro non vuole certamente più neppure il governo indiano, che altrimenti non sarebbe spiegabile all'opinione pubblica indiana all'oscuro della verità.
Ora, nelle more dell'avvio dell'arbitrato destinato a non arrivare a conclusione, l'unica speranza è che, essendo l'arbitrato figlio di esigenze di politica interna indiana a cui l'Italia si è piegata per l'ennesima volta, vi sia quanto meno un accordo per il rientro in Italia anche di Salvatore Girone, ostaggio innocente ancora in India. Lo vedremo presto.”
Gli esiti dell'udienza della Corte Suprema tenutasi oggi a Delhi hanno semplicemente confermato quanto da me ripetutamente sostenuto e cioè che:
- lo stratagemma dell'avvio dell'arbitrato internazionale (intrapreso dopo oltre tre anni dal momento della costruzione delle false accuse contro i marò italiani ed in precedenza sempre rifiutato dall'India) è stata la modalità oggi suggerita ed abbracciata dallo stesso governo Modi alla pavida Italia per aggirare l'ostacolo costituito dalla Presidente della Corte Suprema Indiana, Dattu. E' stato infatti Dattu ad opporsi ad una soluzione negoziata in quanto personalmente colluso con la gang politico-criminale del Kerala (Chandy, Antony, ecc.) che ha sequestrato e manipolato le indagini sulla vicenda;
- fortunatamente per Massimiliano Latorre il suo sequestro si è concluso quasi un anno fa (nel Settembre 2014) pochi giorni prima dell'ascesa di Dattu alla Presidenza della Corte Suprema ed è il governo indiano il primo a non avere alcuna intenzione di farlo rientrare in India. Lo sfortunato Salvatore Girone, il cui rientro avrebbe dovuto seguire quello di Latorre a distanza di qualche mese, è invece nuovamente rimasto impigliato nel colpo di coda sferrato dalla gang politica-criminale del Kerala (estranea all'attuale governo centrale indiano), colpo di coda reso possibile dalla posizione italiana come sempre prona a tutto.
Senza voler tornare in questa occasione sull'innocenza dimostrata dei marò e mai fatta valere nel modo in cui sarebbe stato doveroso e necessario dalla politica e dal giornalismo italiani, la risposta che rimane ancora in sospeso è dunque quella sollevata nell'ultimo paragrafo della conclusione al mio scritto sopra ricordato (e cioè: “Ora, nelle more dell'avvio dell'arbitrato destinato a non arrivare a conclusione, l'unica speranza è che, essendo l'arbitrato figlio di esigenze di politica interna indiana a cui l'Italia si è piegata per l'ennesima volta, vi sia quanto meno un accordo per il rientro in Italia anche di Salvatore Girone, ostaggio innocente ancora in India. Lo vedremo presto.”).
Il termine 'presto' andava e va inteso come un 'non oltre i circa 60 giorni' dall'avvio della procedura d'arbitrato (avvenuta appunto il 26 Giugno) in considerazione dei tempi necessari alla costituzione ed all'avvio dei lavori su aspetti preliminari da parte del collegio arbitrale. Altrimenti il rischio sarebbe quello di dover attendere quanto meno l'uscita di scena di Dattu a fine Novembre 2015.
Per l'affetto che mi lega a Salvatore non voglio neppure immaginarlo. Forza Leone!
P.S. Nel frattempo a Massimiliano rinnovo naturalmente i miei migliori auguri per una completa guarigione.
(di Stefano Tronconi)
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