Immagine tratta da: http://www.newspedia.it/wp-content/uploads/2015/07/intercettazioni-nardella-adinolfi-napolitano.jpg
Oltre alle imbarazzanti intercettazioni fra Matteo Renzi e il generale Michele Adinolfi (oggi comandante in seconda della Gdf, al tempo dei fatti capo di Emilia-Romagna e Toscana), sul Fatto Quotidiano appaiono anche le intercettazioni fra Dario Nardella (fedelissimo di Renzi, al tempo vicesindaco e oggi sindaco di Firenze) e lo stesso Adinolfi.
Nelle intercettazioni ci sono anche i nomi di Maurizio Casacco, presidente dei medici sporitivi, e Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto del ministro Tremonti e presidente Invimit (società del ministero dell’Economia per la gestione del risparmio sugli immobili pubblici).
Il colloquio è stato intercettato con una cimice piazzata dai carabinieri del Noe, coordinati dal colonello Sergio De Caprio.
Intercettazioni fra Dario Nardella e Michele Adinolfi: Napolitano ricattabile?
Due i temi: Saverio Capolupo, nominato inaspettatamente al posto di Adinolfi al vertice della Finanza dal governo Letta, a cui restavano pochi giorni di vita; e l’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi al posto di Enrico Letta.
Il comandante in seconda della Gdf, Michele Adinolfi, spiega che ormai il figlio di Napolitano, Giulio, è potentissimo:“Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”. Viene poi suggerita l’idea che il padre, Giorgio Napolitano, sia ricattabile: “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella resta impassibile.
Così scrive il Noe: “Nardella dice che la strada è più semplice. Bisogna fare la legge elettorale e andare alle elezioni anticipate”.
Poi spiega che Letta gli appare “andreottiano” e “attaccato alla seggiola”. E insinua: “A meno che non ci sia anche da coprire una serie di cose, come uno nomina sei mesi prima il comandante, perché… a me è venuta la Santanchè pensa, che dice tanto tutti sanno qual è la considerazione di Giulio Napolitano. Prima o poi uscirà fuori”. Insomma, il segreto di Pulcinella:“Se lo sa la Santanchè, vabbè ragazzi”.
Adinolfi resta sul pezzo:“Giulio oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto… e sembra che… l’ex capo della Polizia … Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”.
Nardella si fa enigmatico: “A quello si aggiunge, quello è il colore…”.
Fortunato riflette sul potere del figlio del presidente: “Comunque lui è un uomo, c’ha studi professionali, interessi. Comunque tutti sanno che lui ha un’influenza col padre. Come è inevitabile… ha novant’anni c’ha un figlio solo”.
Nardella è d’accordo: “È fortissimo!”.
Adinolfi: “Non è normale che tutti sappiano che bisogna passare da lui per arrivare”.
Nardella vagheggia su un possibile conflitto di interesse: “Consulenze, per dire consulenze dalla pubblica amministrazione”.
Intercettazioni Montante-Adinolfi: “Ha tutto in mano sul figlio di Napolitano”
Non finisce qui: anche una telefonata del giorno successivo conferma un possibile collegamento fra la ricattabilità di Giulio Napolitano e la nomina di Capolupo.
Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità di Confindustria nazionale, discute con Adinolfi.
Mentre attende Montante alla cornetta, sussurra a qualcuno lì vicino: “Perché è stato prorogato… chissà perché… Figlio di puttana ha beccato ha in mano tutto del figlio di Napolitano, tutto… me l’ha detto Michele… ha tutto in mano sul figlio di Napolitano”. E Michele, secondo i carabinieri, sarebbe Adinolfi.
Ma cosa ha in mano Capolupo? Dalle intercettazioni non è facile capirlo. Di certo ci troviamo di fronte a ombre che, come sottolinea il Fatto Quotidiano, non sono tollerabili in una democrazia.
Altri quotidiani italiani invece sembrano trovarsi benissimo all’ombra: sarà il caldo estivo, ma le intercettazioni pubblicate oggi dal Fatto sono state rilanciate soltanto da noi e pochi altri.
(Fonte)
Nella vicenda delle intercettazioni di Adinolfi, l’episodio Maiorano può assumere valore determinante. Al terremoto politico di può aggiungere quello giudiziario: Era Michele Adinolfi a condurre le indagini
Una storia di “ordinaria porcheria”. La corsa al vertice della Guardia di Finanza, gli intrecci fra politica e “servitori dello stato” (tutto in minuscole per deliberata scelta), ricatti incrociati (per il bene collettivo, s’intende), Michele Adinolfi è stato pure Comandante della Guardia di Finanza di Catania. Proprio nel periodo in cui l’incestuoso rapporto fra mafia e politica trova il suo culmine con il “Caso Catania” di cui parla il compianto Presidente del Tribunale dei Minori di Catania, Giambattista Scidà. Un rapporto strano, fatto di villette costruite da imprese mafiose e “acquistate” da magistrati (Gennaro, dice Scidà) e politici (il cognato di Anna Finocchiaro, dice Scidà). Fatto di mafiosi morti ammazzati 24 ore prima dell’appuntamento con i giudici per “cantare”. Rizzo, un pericolosissimo “colletto bianco”, il trait d’union fra mafia, imprenditoria e politica, il depositario di tanti segreti stava per pentirsi.
Quella odierna, dicevo, è un’altra storia di “ordinaria porcheria”. Dalle intercettazioni di Adinolfi viene fuori una melma fatta ancora una volta di ricatti incrociati che investono anche il Presidente della Repubblica Napolitano.
Nessun commento:
Posta un commento