giovedì 26 gennaio 2012

CENSURA A TUTTI I COSTI Emendamento Fava, in arrivo il SOPA italiano?


In America il percorso legislativo di SOPA e PIPA, due proposte di legge per contrastare con metodi molto duri la pirateria online, si è interrotto ancora prima di arrivare al Congresso: le due proposte, infatti, sono state rinviate a data da destinarsi, accompagnate dal parere negativo del Presidente Barack Obama e di tutti i candidati alle primarie presidenziali repubblicane.

Finito lo spauracchio statunitense, è l'Italia a mettere in agitazione nuovamente Internet. Il responsabile è Gianni Fava, deputato della Lega Nord, che ha proposto un emendamento che obbligherebbe i siti a eliminare contenuti segnalati da qualsiasi cittadino, sulla base della semplice presunzione di una violazione del diritto d'autore.


Ovvero: chiunque potrebbe chiedere la rimozione di un contenuto da un sito, senza dimostrare fino in fondo che tale contenuto violi una legge, ma giocando sul fatto che difficilmente un servizio di hosting possa rischiare di finire nel torto, rifiutando una richiesta che potrebbe inguaiarlo. Un metodo, insomma, che permetterebbe un facile controllo su tutto quello che viene pubblicato e che sarebbe ancora più invasivo del temuto SOPA, che prevedeva che la richiesta di rimozione arrivasse sempre e comunque da un giudice.


L'emendamento è passato con voto favorevole in Commissione per le politiche comunitarie e dovrebbe arrivare in aula in questi giorni, all'interno della Legge Comunitaria 2011, che dovrebbe adeguare vari punti dell'ordinamento italiano alle linee imposte dall'Europa. In particolare, l'emendamento Fava dovrebbe essere discusso e votato tra domani e dopodomani. Per questo, su Twitter è già iniziata una campagna di mobilitazione, che si è aggregata intorno all'hashtag #nofava. In caso di approvazione, proprio dall'Europa potrebbe poi arrivare, però, un parere negativo su questo emendamento.

Insomma, la strada verso la possibile entrata in vigore è - per fortuna - tutt'altro che semplice. Per l'ennesima volta, però, tocca prendere atto che quella repressiva sembra essere l'unica opzione conosciuta dal parlamento e dalla politica quando si parla di Internet.
(da www.rockit.it del 24.01.2012)

 Intanto in Europa .....

Pirateria, l'Unione Europea firma Acta
"Bavaglio al web e alla ricerca medica"

L'accordo internazionale contro la contraffazione e per il rispetto dei diritti intellettuali fa un passo avanti: già sottoscritto da 40 Paesi, ottiene anche il via libera Ue. Ma esperti e attivisti lanciano l'allarme: "Potrebbe renderci tutti meno liberi"

  L'Unione Europea ha firmato oggi il trattato ACTA, un accordo che, secondo i commenti di esperti e attivisti, è un rischio per la libera espressione su internet. Sottoscritto da 40 Paesi - e fortemente voluto dagli Usa, dalle aziende discografiche, da multinazionali come Walt Disney, Sony, Intel, nonché da quelle che si occupano di farmaci e prodotti agrobiologici come Monsanto, Pfizer e GlaxoSmithKline - ACTA significa Anti-Counterfeiting Trade Agreement e intende dare nuove armi ad ampio spettro per combattere non solo la contraffazione (di farmaci e vestiti) ma anche la pirateria di musica e film tramite il web.

Timori esagerati secondo l'UE. "L'accordo - ha spiegato un portavoce della Commissione - non creerà nuovi diritti intelletuali ma servirà solo a rafforzare i diritti già esistenti. Non si arriverà a un monitoraggio costante del traffico internet".

ACTA si inserisce in una serie di misure istituzionali che stanno arrivando in questi giorni, il cui principio ispiratore è sempre lo stesso: rendere più efficace la lotta agli illeciti, anche a rischio - secondo i detrattori - di danneggiare la libera espressione e i meccanismi alla base dell'internet legale.

L'arsenale predisposto da ACTA è variegato. Per esempio, introduce misure e sanzioni contro provider internet e piattaforme che in qualche modo favoriscono la pirateria commerciale. Potrebbe bastare un link verso un file pirata per autorizzare multe milionarie contro Google, Facebook, Youtube. Potrebbe significare che questi soggetti, ma anche i provider di accesso a internet, si dovrebbero mettere a controllare da vicino quello che fanno i propri utenti, per evitare conseguenze.

"ACTA introduce principi potenzialmente eversivi per la libera espressione in rete, tra i quali senz'altro vi è la possibilità di richiedere ai provider i dati di chi si ritiene stia infrangendo il copyright. In barba a qualsiasi regola di privacy, e, senza il controllo dell'autorità giurisdizionale", aggiunge Fulvio Sarzana, avvocato tra i massimi esperti di internet.

Ancora: "In base ad ACTA, le grandi aziende farmaceutiche potranno richiedere a chi sviluppa farmaci generici in grado di salvare vite umane, i nominativi di chi sta facendo ricerche su farmaci basati su brevetti e impedire le prosecuzioni delle ricerche.

"Allo stesso modo, gli Stati potranno adottare qualsiasi strumento per impedire l'utilizzo di strumenti atti a eludere le misure di protezione sulla musica e i film - continua Sarzana - quindi ad esempio, su richiesta dei titolari dei diritti, Apple potrebbe essere costretta a disattivare tutti i propri servizi iTunes basati su mp3, perché questi sono potenzialmente idonei a eludere i sistemi di protezione dei brani".

Scenari apocalittici, certo. Ma anche se si dovessero realizzare solo in parte - con una mediazione tra le attuali libertà di internet e i desideri dell'industria del copyright - sarebbero una rivoluzione per tutti gli utenti.

"ACTA è un bavaglio mondiale a internet che sarà presto operativo", secondo l'associazione Agorà Digitale, in una nota diffusa oggi. "L'Unione Europea ha trascurato completamente le molte critiche contro ACTA, provenienti dalle Ong che si occupano dell'accesso ai farmaci, come Oxfam o Health Action International, e dai principali partner commerciali dell'UE", aggiunge.

Non è d'accordo Enzo Mazza, presidente della Federazione dell'industria musicale italiana: "Il trattato ACTA, sottoscritto dall'Europa, anche grazie al lavoro del Ministero degli Esteri italiano, non introduce alcuna nuova normativa repressiva nella Ue ma cerca di armonizzare a livello globale il contrasto alla pirateria commerciale. Non colpisce i singoli utenti e certamente non limita l'accesso alla rete - continua Mazza - Con ACTA sarà semplicemente più facile colpire realtà criminali come Megaupload o l'organizzazione camorrista che commercia prodotti contraffatti sul piano transnazionale. La maggior parte delle previsioni di ACTA sono peraltro già parte delle legislazioni di tutti i Paesi ed in particolare l'Italia, nel contrasto alla pirateria digitale, dispone di norme più avanzate".

Nella pratica, ACTA apre una battaglia politica che occuperà i prossimi mesi. "Diventerà legge una volta ratificato da singoli Stati o dal Parlamento europeo", spiega Sarzana. La UE potrebbe farlo entro giugno, visto che sta lavorando a una riforma della normativa sul copyright. La direzione è chiara, comunque, dagli indizi che arrivano da tante parti: la proposta di legge Usa SOPA; l'emendamento Fava appena approvato; ma anche la delibera che Agcom sta per approvare sulla tutela del copyright in internet. A quanto risulta, Agcom potrebbe decidere già la prossima settimana, a riguardo.

Tutte queste misure o proposte mirano a facilitare il blocco di siti o servizi internet che facilitino anche in misura indiretta e involontaria la pirateria. Un blocco che può essere diretto (con l'oscuramento), come vorrebbe Fava o la Sopa; oppure sotto forma di spinta all'autocensura, con la minaccia di super multe (ACTA, delibera Agcom).

Sarebbe una svolta notevole, per i meccanismi alla base di internet. Finora il copyright online è stato difeso in altri modi, infatti, chiedendo ai siti di rimuovere file o link che aiutano la pirateria e colpendo solo quelli che si rifiutano di ottemperare. Google collabora già da tempo in questo modo con i detentori di diritto d'autore, ovvero ripulendo su loro richiesta i risultati delle ricerche.

La svolta sarebbe se Google (come altri) fosse costretto ad agire preventivamente, su utenti e siti, per evitare multe o altri misure. Ci potremmo ritrovare in una Rete costantemente sorvegliata, e tutti saremmo meno liberi.
(di Alessandro Longa, da www.repubblica.it del 26.01.2012)
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