lunedì 23 dicembre 2013

L’ACCORDO SULL’UNIONE BANCARIA È IL CAPPIO SU CUI L’EURO SI IMPICCHERÀ




L’Italia si è dissanguata spendendo cinquanta miliardi per salvare le banche altrui (a cominciare da quelle spagnole e irlandesi). Tuttavia se dovesse accadere qualcosa a una delle nostre bisognerà sbrigarsela da soli. Tutta qui, in buona sostanza, la conclusione dell’accordo sull’Unione bancaria di cui tanto si parla in questi giorni. Sotto questo punto di vista risulta veramente incomprensibile l’applauso arrivato dal “Corriere della Sera”. Tanto più stupefacente perché unica voce acclamante nel coro perplesso della stampa europea. Il francese “Les Echos” ha parlato di un accordo “che fa digrignare i denti”. L’autorevole “Financial Times” descrive un testo fortemente influenzato “dalla volontà della Cancelliera Merkel di tenere i contribuenti tedeschi liberi da qualsiasi impegno”.


L’analisi del quotidiano britannico è corretta. I tedeschi non pagheranno per gli altri e anche quando saranno costretti a farlo metteranno sul piatto solo bruscolini. L’obbligo mutualistico scatterà nel 2025 e la dotazione del fondo di garanzia sarà di 55 miliardi. Molto poco se consideriamo che una sola banca cipriota è costata 30 miliardi. Prima del 2025 l’ordine dei soggetti chiamati a fronteggiare una crisi bancaria è il seguente: 
a) gli azionisti; 
b) gli obbligazionisti; 
c) i depositanti oltre centomila euro; 
d) gli Stati. 
Solo se il dissesto dovesse essere gigantesco si potrà chiedere l’intervento del fondo Salva-Stati che, attualmente, investe i suoi cinquecento miliardi di liquidità in bund tedeschi essendo obbligato ad acquistare titoli con tripla A.
Insomma in questo momento sono i Paesi più indebitati d’Europa, Italia in prima fila, a finanziare la Germania.

Ma non finisce qui. Chi dovrà premere il grilletto nel caso di crisi bancaria? La costruzione è molto barocca: c’è una Commissione di Risoluzione presieduta dalla francese Daniele Nouy. Vice presidente la vestale tedesca Sabine Lautenschlager allieva di Jens Weidmann, governatore della Bundesbank e ormai incoronato re di tutti i falchi. Saranno queste due signore con la loro commissione a decidere se una banca è in crisi e come intervenire. Peccato che loro ordineranno la cura ma, a pagarla saranno i singoli Stati. Potranno appellarsi: prima alla Commissione Ue e poi al Consiglio Europeo. Nel frattempo saranno passate settimane e la banca febbricitante sarà già morta. Visto così quello sull’Unione bancaria è davvero un accordo storico, come l’ha definito il ministro Saccomanni raccogliendo l’applauso del Corsera. È storico perché rappresenta il cappio su cui l’euro si impiccherà. Non a caso Standard&Poor’s poche ore dopo l’annuncio ha abbassato il giudizio sull’Unione Europea. Troppo aspre le divisioni al suo interno.
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