Quando c’è di mezzo Goldman Sachs
c’è poco da stare allegri: e le manovre della banca d’affari americana,
almeno stavolta, sembrano “premiare” il debito italiano. Che piace alla
gente che piace, alias gli squali della finanza mondiale. E allora il
diktat è: vendere i bund tedeschi e comprare quelli italiani. Ma si
sente puzza di bruciato…
Il
debito di Roma piace a Goldman Sachs. Nel senso che la banca d’affari
americana ha consigliato di comprare Btp italiani e vendere Bund
tedeschi. Il ragionamento, apparentemente, è semplice. Il differenziale,
lo spread, è a 330 punti base. Troppo.
Quello normale, fisiologico, spiega Goldman, dovrebbe essere di 225
punti. E ci arriverà (tecnicamente ci sarà un rally) non appena la
situazione politica italiana si sbloccherà.
Già,
perché nonostante per ora il tentativo di Pierluigi Bersani non sia
riuscito e Giorgio Napolitano abbia preso tempo per trovare lui una
soluzione, gli analisti americani sono convinti che alla fine un accordo
si troverà. Dunque meglio comprare a man bassa Btp. C'è da far soldi.
Eppure,
per ora, i grandi investitori americani come Blackrock e Pimco (i due
più grandi fondi d'investimento), stanno alleggerendo le loro posizioni
sui titoli pubblici dei Piigs, Italia compresa. Il punto è che la
questione, in realtà, è un po’ più complessa.
Sono
settimane che la finanza americana dà segni di insofferenza sulla
gestione tedesca della crisi europea. Il caso Cipro è stato uno
spartiacque. Ha dimostrato chiaramente che non esiste più un solo euro,
ma ce ne sono diversi. L’euro-Cipro, per esempio, è una moneta a sé che
non può circolare se non nei confini di Nicosia.
Ma
anche l’euro-Italia o l’euro-Spagna potrebbero essere poco sicuri se le
crisi bancarie possono essere risolte prelevando fondi direttamente dai
conti correnti (sopra i 100 mila euro) dei cittadini. L’unico euro
sicuro, insomma, è quello tedesco. Chi mette i suoi soldi in un forziere
di Berlino può dormire sonni tranquilli. Gli altri no.
Lo
dimostrano i dati. La Germania vanta un credito verso il sistema Target
2, quello dove si regolano i conti tra Paesi, di quasi 700 miliardi. I
Paesi periferici hanno un debito di oltre 800 miliardi. I capitali
stanno andando tutti verso Berlino.
La
presa di posizione di Goldman non è l’unico indizio in questa
direzione. Nei giorni scorsi, in un'intervista al Der Spiegel, l’ex
presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, era arrivato a dire che
"chi pensa che la questione della guerra in Europa sia stata risolta
per sempre, si sbaglia di grosso" e che "i demoni non sono scomparsi,
sono semplicemente assopiti".
Secondo
Juncker le condizioni odierne dell'Europa sarebbero troppo simili a
quelle del 1913, vigilia della Grande Guerra. L'unico modo di
scongiurare questa eventualità sarebbe quello di mantenere le politiche
di austerità e difendere la moneta unica.
Jp
Morgan, altra banca d’affari americana, nella sua pubblicazione “eye on
the market”, ha sbeffeggiato questa tesi (sostenuta soprattutto dai
falchi di Berlino) facendo notare che "nel Vecchio continente regnava
una pace duratura già alcuni decenni prima che fosse introdotto l'Euro" e
che quindi "osservazioni come quelle di Juncker sembrano tratte da una
qualche teoria sulle origini dell'Universo coniata da un manipolo di
politici europei: l'idea che i cittadini del Vecchio continente debbano
continuare ad accettare un governo sovranazionale per prevenire i
conflitti in futuro".
(Fonte)
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