Gioco d’azzardo, monopolio di stato o terra di conquista?
Terza economia del Paese è quella del gioco d’azzardo. L’ultimo
rapporto degli 007 italiani presentato in Parlamento colpisce nel
segno: il gioco d’azzardo è uno dei punti cardine delle associazioni
criminali che lavorano nel nostro Paese. E persino gli stranieri
investono in Italia.
È di qualche giorno fa il rapporto dei
servizi segreti in merito alla situazione italiana del crimine
internazionale e nazionale. Dal rapporto si evince come il gioco
d’azzardo sia un semplice e soprattutto fruttuoso investimento da parte
delle mafie europee ed estere. Dal Sudamerica alla Cina, passando per i Balcani,
il controllo del gioco d’azzardo è ramificato in tutto il Paese e
sfrutta accordi con le organizzazioni criminali italiane ed europee.
Il rapporto ha aperto altri scenari
internazionali ma per capire meglio la mole di guadagni da parte delle
organizzazioni c’è da ragionare sui dati di quelli italiane. Ecco due
dati essenziali ma emblematici. Secondo le stime dell’Eurispes (2010) il
gioco d’azzardo è il 13,1% dell’intero fatturato criminale mentre le stime della Direzione Nazionale Antimafia sostengono che tra le 379mila new slot e le 40mila videolottery autorizzate, ce ne sarebbero almeno 200mila illegali.
Il gioco è semplice: le macchinette illegali a differenza di quelle
autorizzate sono identiche ma con un piccolo accorgimento tecnico, non
sono collegate alla rete telematica oppure non hanno il calmiere voluto
dallo Stato. Si parla di un giro di 10 miliardi di euro all’anno.
Con
la crisi economica che avanza sono proprio le macchine infernali del
gioco sfrenato che diventano possibili paradisi raggiungibili. Piccoli
santuari presso cui far pellegrinaggio almeno una volta al giorno,
cercando invano di vincere quei pochi soldi per arrivare a fine mese. Le
più conosciute sono sicuramente le slot machine, che ormai sono in ogni
bar. Ma chi c’è dietro al mercato delle slot?
Prendiamo un caso un po’ datato, si parla di una semplice città della riviera di Ponente, Bordighera. Le slot sono il mezzo, il fine è l’elezione di un politico locale.
Il disegno criminoso molto semplice: fornisci voti e la delibera per
l’apertura di una sala gioco è già tua. Ripensando ai dati precedenti si
può ben vedere come il mercato dell’azzardo sia subdolo e senza fondo.
Si gioca sulla povertà, sul bisogno di milioni di italiani e
soprattutto, ci si marcia sopra.
Il passo successivo si chiama poi usura:
i poveri indebitati cercano nelle vicinanze qualcuno a cui poter
chiedere i soldi, o per saldare i debiti o per spenderne altri nel
gioco. Puntualmente i clan non mancano l’appuntamento, assicurando al
malcapitato una via tutta in discesa, verso il baratro più profondo. I
dati parlano chiaro: il bilancio dell’attività del 2010 del Comitato di
solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura parla di 1657 istanze esaminate e di queste 751 dovute ad estorsioni. Ovviamente l’usura non è solo dovuta al gioco d’azzardo e sono molti i cittadini in cerca di denaro da poter spendere.
.
Senzaslot.it è la novità in questo piano ed è anche la buona notizia quando si parla di contrasto al gioco d’azzardo. Un progetto nato a Pavia pensato da due informatici 30enni
che aveva come scopo quello di localizzare i bar della città in cui non
sono presenti slot. Solo nella città lombarda, prima in Italia, c’è una macchinetta mangia soldi ogni 136 abitanti, tremila euro spesi ogni anno dai suoi 548mila abitanti, bambini compresi.
L’iniziativa ora è stata estesa a tutta
Italia, sono già centinaia i bar inseriti nel database ed è pronta
inoltre una richiesta alla nuova giunta regionale per porre un calmiere
su un commercio che ha portate stratosferiche. La politica dei promotori non vuole essere quella di colpevolizzare i proprietari
che hanno delle slot all’interno del proprio locale, ma bensì cercare
di sensibilizzare l’opinione pubblica ed arginare il fenomeno che vede
molti attaccarsi a delle macchinette sperando di vincere somme
esorbitanti.
(Fonte)
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