Il nostro governo continua a coprirsi e a coprirci di ridicolo
Non c’è nessun giallo attorno alla questione, solo un governo che fa
il furbo per cercare di minimizzare i danni derivanti da una gestione
disastrosa del caso.
PARLARE DI NIENTE - Quasi tutti i media italiani
oggi riportano la contrapposizione tra la posizione del ministro della
giustizia indiano e le dichiarazioni del nostro governo, che ha detto
che ha fatto ritornare i marò in India perché ha ottenuto dal governo
l’assicurazione che non rischiano la pena di morte e che potranno
risiedere in ambasciata invece che in albergo.
FANNO GLI INDIANI? - Il ministro della giustizia
indiana Ashwani Kumar interpellato dai giornalisti del suo paese è
sembrato escludere che una garanzia in tal senso sia possibile: “Niente
pena di morte? Come fa il potere esecutivo a offrire garanzie sulla
sentenza di un tribunale?”.
O FACCIAMO I FURBI NOI? Posizione che non fa una
piega e che ha aperto un nuovo “giallo” e costretto il nostro Staffan de
Mistura a replicare, dicono le agenzie:
“C’è un documento scritto del ministro degli Esteri indiano, a nome del governo, che ci rassicura che non ci sarà la pena di morte. Per noi quella dichiarazione fa testo e ne ho avuto conferma ieri durante un incontro con il minstro degli Esteri indiano. Il ministro della Giustizia ha risposto ad una domanda durante un’intervista come avrebbe risposto qualsiasi ministro del mondo. È chiaro che un governo non può interferire con le decisioni di un potere giudiziario. Ma noi abbiamo un’assicurazione scritta che in questo caso specifico non si puoò considerare la pena di morte”.
UN BUFALA MALRIUSCITA - In realtà non esiste nessun
giallo e hanno ragione sia il ministro della giustizia indiano che il
nostro diplomatico. La realtà è che i marò non hanno mai rischiato,
neppure in linea teorica, la pena di morte, perché in India, com’è
facilmente verificabile, la pena di morte è ancora in vigore, ma erogata
e portata a termine solo in casi rarissimi e riferiti a delitti
particolarmente atroci. Le ultime quattro esecuzioni sono state portate a
termine nel 1995, nel 2004, nel 2012 e nel 2013, con gli ultimi due
casi relativi a due degli autori degli attacchi terroristici a Mumbai
nel 2008 e al parlamento indiano nel 2001. Niente che possa accadere ai
nostri marò, che più di un’accusa per omicidio colposo non possono
subire.
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TIRATA FUORI DAL NULLA - Casi quindi legati a
delitti gravissimi e del tutto diversi dal nostro, per questo il
ministero degli esteri indiano non avrà avuto nessuna difficoltà a
scrivere quella lettera, da leggere non come un impegno, ma come una
descrizione della realtà che ovviamente non era sconosciuta ai nostri
diplomatici e ai nostri media, che mai prima d’ora avevano parlato di
pena di morte. La pena di morte non è mai stata in discussione e se lo
fosse stata verrebbe da chiedersi perché in precedenza l’Italia abbia
rimandato i marò in India dopo la prima licenza. Si tratta semplicemente
di una bufala, quella del nostro governo, che ha usato il pretesto
dell’inutile lettera per raccontare agli italiani che l’annunciata
decisione di non rimandare i marò in India, buffamente rimangiata allo
scadere dei termini per i rientro, è servita a strappare agli indiani
qualcosa d’importante e non solo a fare una figuraccia da pataccari in
mondovisione.
UNA FARSA IGNOBILE - Per questo non si può che
essere d’accordo con la dichiarazione del Capo di Stato Maggiore della
Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che oggi ha detto che questa
vicenda “Sra sempre di più assumendo i toni di una farsa”. Una vera ed
enorme presa in giro ai danni degli italiani, prima ubriacati di
sciocchezze patriottiche dal governo Berlusconi, massimo responsabile
del disastro, e infine illusi e disinformati dal governo Monti e dai
media che continuano a tenere bordone a queste pagliacciate.
(Fonte)
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