Partono i Marò, tornano gli affari
Nelle ore del dietrofront della Farnesia, l'India sblocca la commessa da
300 milioni per i siluri Finmeccanica. E si riapre il dubbio: quali
interessi hanno condizionato la marcia indietro del governo?
Marò che vanno, contratti che vengono. Forse solo coincidenze, che
potrebbero anche testimoniare la profondità degli interessi che si
sono intrecciati dietro la vicenda dei due fucilieri di marina
"riconsegnati" alle autorità indiane. Proprio nelle ore in cui il
nostro governo stava completando le trattative per il clamoroso
dietrofront, il ministro della Difesa di New Delhi ha annunciato il
via libera a una commessa del gruppo Finmeccanica. Un accordo da
300 milioni di dollari con la Wass di Livorno per la fornitura di
siluri ad alta tecnologia.
La notizia - rilanciata dal sito Defensenews mercoledì in tarda serata - è stata accolta con sorpresa nel mondo dell'export bellico. Tra Roma e New Delhi ufficialmente in quel momento era in corso un duplice braccio di ferro. Quello per i due marò, arrestati con l'accusa di omicidio di due pescatori durante una missione anti-pirateria e rimasti nel nostro paese violando gli impegni presi dall'ambasciatore italiano. E quello per lo scandalo Agusta, le tangenti pagate da Finmeccanica per la vendita di elicotteri all'aviazione indiana. Entrambe le vicende hanno avuto eco enorme nel paese asiatico, conquistando i titoli di testa di tg e giornali. Invece proprio nelle ore in cui la tensione tra i due governi sembrava massima, fonti del ministero della Difesa indiano hanno fatto sapere che il contratto sui siluri sarebbe andato a Finmeccanica: il ricorso dei concorrenti tedeschi era stato respinto e l'accordo era pronto per la fase finale.
La notizia - rilanciata dal sito Defensenews mercoledì in tarda serata - è stata accolta con sorpresa nel mondo dell'export bellico. Tra Roma e New Delhi ufficialmente in quel momento era in corso un duplice braccio di ferro. Quello per i due marò, arrestati con l'accusa di omicidio di due pescatori durante una missione anti-pirateria e rimasti nel nostro paese violando gli impegni presi dall'ambasciatore italiano. E quello per lo scandalo Agusta, le tangenti pagate da Finmeccanica per la vendita di elicotteri all'aviazione indiana. Entrambe le vicende hanno avuto eco enorme nel paese asiatico, conquistando i titoli di testa di tg e giornali. Invece proprio nelle ore in cui la tensione tra i due governi sembrava massima, fonti del ministero della Difesa indiano hanno fatto sapere che il contratto sui siluri sarebbe andato a Finmeccanica: il ricorso dei concorrenti tedeschi era stato respinto e l'accordo era pronto per la fase finale.
Meno di 24 ore dopo, la Farnesina ha annunciato il dietrofront con
la decisione di rispedire indietro Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone. Una clamorosa marcia indietro, che si è cercato di
giustificare con nuove "garanzie sui loro diritti fondamentali"
ossia il fatto che non correranno il rischio di una sentenza
capitale.
La scelta è stata presa dopo una riunione del Comitato
interministeriale per la sicurezza della Repubblica, guidato da
Mario Monti, con la presenza anche del ministro della Difesa,
l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, di quello dell'Economia Corrado
Passera. Ai due fanti di marina ovviamente la cosa non è piaciuta
e, stando alle rivelazioni di Giuliano Foschini su "la Repubblica",
sono state necessarie cinque ore per convincerli a tornare
nell'incubo. L'unica concessione reale ottenuta per loro sembra
essere la possibilità di risiedere nell'ambasciata e avere
libertà di movimento: poca cosa per cancellare l'illusione del
ritorno alla normalità dopo un anno di detenzione. Di fronte alle
proteste, il ministro Giulio Terzi ha detto che non intende
dimettersi: «Senza lo strappo non avremmo potuto contrattare le
nuove condizioni».
Resta da capire quanto abbiano pesato gli interessi economici in
questo voltafaccia. Nel 2011 l'interscambio commerciale
Italia-India è stato di ben 8,5 miliardi di euro e continua a
crescere con il boom del Pil di New Dehli, che non conosce la
crisi. E nei rapporti tra i due paesi le armi hanno un ruolo
importante: l'India è impegnata in un confronto a distanza con la
Cina e investe 37 miliardi di dollari l'anno per modernizzare le
sue forze armate. Mentre le nostre industrie militari sono con
l'acqua alla gola.
Per la Wass il contratto è una boccata d'ossigeno, che garantirà
lavoro ai circa cinquecento dipendenti concentrati soprattutto a
Livorno. L'accordo prevede la fornitura di 98 siluri Black Shark di
ultima generazione, una sorta di "missile subacqueo" intelligente
con un sonar che riconosce i bersagli e comandi attraverso un cavo
in fibra ottica: i primi venti saranno costruiti in Toscana, gli
altri verranno prodotti su licenza da una fabbrica indiana. Ma la
commessa potrebbe aumentare nei prossimi anni, per armare la nuova
pattuglia di sottomarini acquistati in Francia.
Altre aziende nostrane fanno la fila per piazzare i loro prodotti
bellici. Fincantieri ha venduto alla Marina indiana due rifornitori
di squadra, una nave oceanografica, la tecnologia per costruire una
grande portaerei e spera di ottenere un contratto per quattro
portaelicotteri. Finmeccanica ha in ballo numerosi accordi per
sistemi elettronici (Selex), aerei da trasporto militare C27J
(Alenia) e spera di salvare la commessa da 750 milioni di dollari
per gli elicotteri Agusta al centro dello scandalo tangenti.
Insomma, ci sono alcuni miliardi di euro che potrebbero finire
nelle casse dei due colossi italiani del settore, entrambi a
controllo statale. Una massa di affari che può avere contribuito a
condizionare la rotta del governo Monti.
(Fonte)
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