Inps: spesa fuori controllo, pensioni a rischio
Il
Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’ente lancia l’allarme
sulla tenuta dei conti del sistema previdenziale. Nelle varie
gestioni c’è un buco da oltre 10 miliardi e già si pensa a un
intervento diretto sugli assegni
Il
presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, uomo da 1,2 milioni di
euro di retribuzione all’anno (800 volte lo stipendio medio di un
impiegato) potrebbe presto fare le valige. Non solo per via del vento
della politica che sta soffiando sempre più forte contro sprechi e
abusi di risorse pubbliche in tempi di vacche magre, ma anche perché
i conti dell’Inps sono fuori controllo e la tanto strombazzata
tenuta del sistema previdenziale non è poi così sicura come aveva
dichiarato più volte alla stampa (a tal riguardo si legga l’utile:
La
riforma delle pensioni secondo Beppe Grillo)
Bilancio Inps: previsioni negative per il 2013
Ne
sa qualcosa la commovente Ministra Fornero che ha allungato l’età
pensionabile, ma anche il Consiglio
di indirizzo e vigilanza
dell’Inps (Civ) che ha approvato il bilancio di previsione del 2013
evidenziando un aumento del disavanzo per 9,7 miliardi di euro, in
salita di quasi il 10% rispetto al 2012. Un problema che sulla carta
deriva dall’incorporazione lo scorso anno dell’ex Inpdap
(Istituto Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Dipendenti
dell’Amministrazione Pubblica) nell’Inps, ma che a tutti gli
effetti non nasconde il problema di fondo: le entrate contributive
non saranno sufficienti a garantire le prestazioni previdenziali e
assistenziali degli assicurati.
Il SuperInps porta in dote un deficit da oltre 10 miliardi
La
gestione dei vari fondi evidenzia un deficit di 10,72
miliardi di euro,
il 25% in più rispetto all’anno prima, con una tendenza
all’aumento per effetto dell’incremento del numero dei pensionati
e del decremento delle entrate contributive. Nelle previsioni del Civ
per il 2013 le entrate sono viste in aumento solo dello 0,9%, mentre
le prestazioni istituzionali aumenteranno del 2,3% rispetto al 2012.
In particolare, la spesa
per prestazioni pensionistiche
risulta pari a 265.877 milioni di euro (261.333 milioni nel 2012),
con un incremento di 4.544 milioni di euro (+1,7%) con evidenti
ripercussioni sul patrimonio netto dell’Inps che si attesterà a
15.416 milioni di euro. Una lenta erosione patrimoniale, dunque, che
preoccupa seriamente il popolo dei pensionati e degli assistiti, alla
quale va posto un rimedio efficace per evitare il temuto blocco delle
prestazioni.
Debito Inps destinato a crescere in assenza di interventi sulla spesa
Il
debito esiste, inutile negarlo, ma – secondo uno dei principali
sindacati italiani, la
Uil
– può ancora peggiorare, soprattutto a causa dell’aumento del
numero dei pensionati. Deve fare mea culpa anche lo stesso
Mastrapasqua, il cui stipendio da capogiro e la presenza in numerosi
consigli di amministrazione non sono più sostenibili di fronte a
questi risultati. Per il 2013, come evidenzia il Civ, si parla già
di un
calo del patrimonio netto dell’Inps,
vale a dire il capitale versato dall’azienda e dai soci. Il
disavanzo economico dell’Inps, poi – sottolinea la Uil che non ha
approvato il bilancio di previsione – è destinato ad aumentare di
739 milioni rispetto a quello dello scorso anno. Un ulteriore allarme
è stato lanciato in relazione alla Legge di Stabilità, ritenuta
responsabile del peggioramento del livello e della qualità dei
servizi che attualmente l’istituto offre.
In previsione un taglio diretto degli assegni del 5% per mantenere in equilibrio il sistema
La
preoccupazione è lampante è non va sottovalutata. Il Civ ha infatti
sottolineato “la necessità di sottoporre a un attento monitoraggio
tutti i Fondi o Gestioni amministrati dall’Inps che presentano
consistenti disavanzi economici con effetti negativi sul saldo
generale del bilancio dell’Istituto” oltre all’opportunità di
“aggiornare al più presto i bilanci tecnici con i quali valutare
la futura evoluzione dei Fondi o Gestioni amministrati dall’Inps,
nonché la sostenibilità dell’intero sistema”. Non è escluso –
sostengo in generale i sindacati – che in assenza di una ripresa
economica nel breve periodo (per ora esclusa) il prossimo governo
dovrà intervenire direttamente sugli assegni salvaguardando gli
importi più bassi. A cominciare da quello disonorevole dell’ex
presidente Giuliano Amato (31.000 euro al mese). Una limatura
della spesa del 5%,
già allo studio, sarebbe in grado di sostenere i conti dell’Inps
garantendo un discreto equilibrio fra entrate e prestazioni erogate a
fronte dell’aumento dei pensionamenti. Ma sugli interventi da
attuare, dovranno essere i ministeri competenti a valutare gli
eventuali e opportuni interventi correttivi.
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