L’Europa
ridotta a periferia commerciale degli Usa?
Barack Obama ci riprova, dopo il tentativo americano del ’92 di
estendere anche a noi il “libero scambio” del Nafta, lo storico accordo
nordamericano. Nel più totale silenzio dei media,
Obama ora chiede un partenariato globale transatlantico per il
commercio e gli investimenti, come confermano il presidente del
Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione
Europea, José Manuel Barroso. Obiettivo: impedire all’Europa una “fuga”
geopolitica da Washington. Come? Attirando negli Usa i capitali europei,
secondo la strategia anti-crisi elaborata dalla storica Christina
Romer, secondo cui l’America può sopravvivere alla crisi
solo facendo trasferire verso Wall Street il capitale finanziario
europeo. Per questo, sostiene Thierry Meyssan, Washington ha fatto
chiudere la maggior parte dei paradisi fiscali non-anglosassoni, poi ha
giocato con l’euro. Non ha funzionato? «La Nato economica renderà la
cosa più facile».
Gli
Usa salveranno la loro economia attirando i nostri capitali, dunque a
spese degli europei, sostiene Meyssan in un intervento ripreso da
“Megachip”.
Il progetto di “zona di libero scambio transatlantico”, racconta il
giornalista francese, vide la luce già col Nafta all’inizio degli anni
’90, ma si preferì dare più tempo al Wto per imbrigliare il trading
europeo con vincoli ferrei. «La creazione di un mercato transatlantico –
scrive Meyssan – è solo una parte di un più ampio progetto, che
comprende la creazione di un autentico governo sovra-istituzionale con
un Consiglio economico transatlantico, un Consiglio politico
transatlantico e un’Assemblea parlamentare transatlantica». Organi
strategici «già creati in modo embrionale, senza che sia stata data loro
alcuna pubblicità». La loro architettura, continua Meyssan, ricalca un
vecchissimo progetto volto a creare un vasto blocco capitalista che
unisca tutti gli Stati sotto l’influenza anglo-americana, come
confermano le clausole segrete del Piano Marshall e il Trattato
dell’Atlantico del Nord.
Unione
transatlantica, Nato economica: «E’ sintomatico notare che,
dal lato statunitense, questo progetto non viene seguito dal
Dipartimento del Commercio, ma dal Consiglio di sicurezza nazionale».
Anteprima illuminante: il modo in cui sono stati risolti i conflitti
sulla condivisione dei dati personali. «Gli europei hanno norme di
tutela della privacy molto esigenti, mentre gli statunitensi possono
fare qualsiasi cosa in nome della lotta contro il terrorismo». Di fatto,
grazie a quest’alibi, «gli americani hanno copiato i dati europei,
mentre gli europei non hanno avuto accesso ai dati stati statunitensi».
In materia economica, aggiunge Meyssan, si tratterà di abrogare le
tariffe doganali e le barriere non tariffarie, vale a dire le norme
locali che rendono impossibili certe importazioni: «Washington vuole
vendere tranquillamente in Europa i suoi Ogm, i suoi polli trattati con
il cloro e i suoi bovini agli ormoni, e vuole usare senza ostacoli i
dati riservati di Facebook e Google».
A questa strategia a lungo termine, continua il giornalista
indipendente francese, si aggiunge la tattica finanziaria di medio
termine raccomandata sin dal 2010 dalla Romer, una specialista della
Grande Depressione: trasferire negli Usa
i capitali europei. «Al di là del carattere iniquo di questo progetto e
della trappola che rappresenta nell’immediato – osserva Meyssan – la
cosa più importante è che gli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione
europea sono in realtà divergenti». Mentre Usa
e Regno Unito «sono potenze marittime che hanno un interesse storico al
commercio transatlantico», come ribadito nella Carta Atlantica già
durante la seconda guerra mondiale, gli europei continentali hanno
invece «interessi comuni con la Russia, specie in materia di energia».
Sicché, «continuando a obbedire a Washington come durante la guerra
fredda, Bruxelles offre in pasto gli europei».
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento