La notte del 4 marzo 2013 bruciano quattro capannoni della Città della Scienza di Bagnoli. In fumo il gioiello di Napoli, il primo museo interattivo italiano e tutte le prospettive di ripresa della regione Campania. La Procura di Napoli indaga su uno scempio che ha il sapore del ‘dolo’. Cui prodest? A chi può giovare un danno del genere? Eppure gli input su un complotto partono proprio dal primo cittadino De Magistris che dice: “Siamo sotto attacco”. Ma di chi?
La Città della Scienza a Bagnoli era cultura e futuro, nonché speranza per una regione martoriata in ogni settore. Il primo museo scientifico interattivo italiano dove ogni anno approdavano plotoni di scolaresche in gita. Tutto passato, tutto bruciato dopo la notte del 4 marzo 2013 quando un incendio ha distrutto i quattro capannoni della struttura. Una catastrofe su cui indaga la Procura di Napoli senza escludere le cause dolose soprattutto perché è emerso, dai primi sopralluoghi, che le fiamme si sarebbero propagate su sei punti disposti a cerchio. Ma allora chi è la mano che ha devastato la cultura di Napoli? Cui prodest?
LA STORIA DELLA CITTA’ DELLA SCIENZA, RISORSA PER BAGNOLI – E’ stata davvero una risorsa per Bagnoli dar vita alla città della Scienza, una struttura che ha riqualificato anche l’area industriale della città. Il progetto viene ideato nel 1987 dalla collaborazione di Vittorio Silvestrini – scienziato – e Enzo Lipardi – amministratore delegato della Fondazione Idis, con un contributo anche di Rita Levi Montalcini – premio Nobel. Nel 1991 il progetto comincia a concretizzarsi tra le cabine dello stabilimento balneare Sirene a Coroglio, sull’ex stabilimento Italsider e dopo tre anni sorge la Città della Scienza, un luogo di cultura visitato ogni anno da 350 mila turisti. I bilanci sono sempre stati in positivo fino ad un anno fa ,seppur il museo ha sempre dovuto lavorare sul risparmio per poter offrire sempre la qualità: 10 milioni di euro per i finanziamenti che la Città della Scienza riceveva ogni anno, di cui 3,5 milioni arrivavano dalle Istituzioni e i restanti 6,5 milioni dagli incassi dei biglietti, una miseria che si paragona al museo gemello di Parigi La villette che riceve 800 milioni di euro di finanziamenti l’anno. Tutto questo, ora, è andato in fumo la notte del 4 marzo.
Una
risorsa fondamentale dove tutti sono d’accordo: ricostruire in tempi
brevi. Diciotto mesi è il tempo massimo che si è dato il ministro
Profumo per far risorgere dalle ceneri la Città della Scienza, una vera
sfida. Anche l’Unione Europea è disposta a cofinanziare la ricostruzione:
già nel 1994-1999 e 2000-2006, l’Europa ha finanziato altri progetti
legati al museo scientifico, prendendo i soldi dai Fesr – Fondo europeo di sviluppo regionale.
La Regione Campania si avvarrà dei fondi PAC – Piano di azione e coesione – di 15 milioni di euro e il Provveditorato per le opere pubbliche contribuirà con lo stanziamento di finanziamenti compresi tra i 3 e i 5 milioni di euro.
A questi soldi dovrebbero aggiungersi anche 7
milioni di euro dati dal Ministero dell’Istruzione e 1 milione e 620
mila euro dalla legge 6/2000, saranno stanziati e dati ai lavoratori. Intanto si attende l’approvazione dello stanziamento dei fondi anche da parte del CIPE – Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica.
LA CITTA’ DELLA SCIENZA ERA ABUSIVA – La struttura della Città della Scienza era abusiva, lo denuncia anche il progettista e urbanista Vezio De Lucia, padre del progetto Bagnoli. I capannoni sulla spiaggia dovevano stare lì solo temporaneamente ed invece sono diventati ‘permanenti’.
Il Piano regolatore non prevedeva la presenza del Museo sulla spiaggia, una realizzazione un bel po’ “forzata” dal comune di Napoli perché la Fondazione Idis portavano soldi al futuro di Bagnoli,
un abusivismo appoggiato dalle politiche. L’irregolarità urbanistica
emersa nel 1996 avrebbe dovuto portare uno sgombro che in realtà non c’è
mai stato. Precisato questo, il dubbio è sapere dove ci sarà la ricostruzione? Intanto sull’incidente aleggia la tesi del complotto e l’interrogativo è: dolo o non dolo?
A CHI GIOVA IL DISASTRO DELLA CITTÀ DELLA SCIENZA? –
La Procura di Napoli indaga per sapere se l’incendio della Città della
Scienza è stato causato da un incidente oppure da una mano intenzionata a
distruggere il museo. Secondo il filone criminale sostenuto anche da Roberto Saviano, che ha detto: “I clan della camorra da sempre puntano a Bagnoli”, la mano dolosa sarebbe appunto quella della camorra. A dare adito a questa ipotesi anche il commento di pancia del sindaco De Magistris : “Una scena del genere non si può spiegare con un corto circuito”. Un messaggio criptato quello del primo cittadino che si è lasciato sfuggire: “Siamo sotto attacco”. A questo punto si ipotizza che l’attacco sia quello della criminalità organizzata di Bagnoli, dei clan conosciuti perché specializzati in racket ed estorsioni e che magari avevano ‘puntato’ proprio ai ricavati della Città della Scienza. Però in realtà negli ultimi 11 mesi la situazione finanziaria del Museo non era delle migliori infatti gli 80 dipendenti della struttura ancora non percepivano gli stipendi.
L’anomalia è che, a quasi un anno di stop degli stipendi, ancora nessuno aveva chiesto la cassa integrazione che, invece, arriva solo ora dalla Regione Campania dopo l’incendio. Altra ombra misteriosa è l’esistenza di alcune polizze: il fondatore Silvestrini ha lasciato intendere dell’esistenza di alcuni fondi disponibili solo in caso di incendio di qualsiasi natura. Chiarito ciò bisogna capire chi fosse al corrente di queste polizze, denaro che di certo fa più gola della cultura.
Resta il mistero: la Città della Scienza è stata data alle fiamme da un piromane o dalla camorra?
(Fonte)
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