Intervista a una delle gole profonde dei dossier di Vatileaks: "Non
riusciranno a insabbiare tutto. Se abbiamo fatto uscire i documenti
dall'appartamento del Papa è stato per un'operazione trasparenza nella
chiesa"
"Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, non è l'unico corvo del
Vaticano. I corvi sono tanti. Più di venti persone, tutte legate alla
Santa Sede. Siamo donne e uomini, laici e prelati. Se abbiamo fatto
uscire i documenti dall'appartamento del Papa, con l'aiuto di Paolo
Gabriele, è stato per compiere un'operazione di trasparenza nella
Chiesa. Ora, dopo la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato, e alla
vigilia del Conclave, il caso Vatileaks continua a tenere banco". "E per
noi è venuto il momento di tornare a parlare".
Il tavolino della veranda di un bar ai Parioli, a Roma, lontano dal Vaticano e da occhi indiscreti. Una mano che tormenta un anello dorato con lo stemma del Papa. La persona che parla è credente, fedelissima alla Chiesa, ha una perfetta conoscenza della macchina vaticana, dei suoi protagonisti, e spiccate competenze in materia finanziaria. Nessun nome, com'è ovvio. Anche il maggiordomo del Papa è rimasto a lungo ignoto. Ma la "fonte Maria" che in passato aveva fornito ai media carte e documenti è del resto un nome collettivo.
In epoca di Conclave i corvi tornano a volare?
"Io sono un ex corvo".
Il tavolino della veranda di un bar ai Parioli, a Roma, lontano dal Vaticano e da occhi indiscreti. Una mano che tormenta un anello dorato con lo stemma del Papa. La persona che parla è credente, fedelissima alla Chiesa, ha una perfetta conoscenza della macchina vaticana, dei suoi protagonisti, e spiccate competenze in materia finanziaria. Nessun nome, com'è ovvio. Anche il maggiordomo del Papa è rimasto a lungo ignoto. Ma la "fonte Maria" che in passato aveva fornito ai media carte e documenti è del resto un nome collettivo.
In epoca di Conclave i corvi tornano a volare?
"Io sono un ex corvo".
Cioè?
"Non ci sono più Papi da difendere o verità da far emergere. È tutto nel rapporto segreto compilato dai tre cardinali anziani".
Che cosa c'è dentro?
"So qual è stata la metodologia, e soprattutto lo scopo di questa relazione".
Quale?
"I
documenti fuoriusciti avevano portato a un'atmosfera di tutti contro
tutti in Curia. E il Papa voleva capire cosa stesse succedendo, e se il
malumore che aveva spinto quelle persone a utilizzare il suo maggiordomo
fosse stata la molla di un disagio più grande".
"Verissima. Altroché. Potrei fare nomi e cognomi di cardinali e monsignori, di vescovi e funzionari. Dai piani alti della Segreteria di Stato a dicasteri di prima fila".
Che altro c'è?
"Questioni
finanziarie legate allo Ior. Benedetto confidava moltissimo
nell'operazione di trasparenza che poteva fare Ettore Gotti Tedeschi. E
nel momento in cui questi fu sfiduciato, ne chiese le ragioni. Le
risposte furono insoddisfacenti, e la sua reazione fu di aprire una
commissione di inchiesta che facesse piena luce".
Si è
parlato di molte persone che stessero dietro al corvo: cardinali, laici,
donne e uomini a contatto quasi quotidiano con Benedetto. Chi sono i
mandanti dell'operazione Vatileaks?
"Noi abbiamo parlato,
come ha fatto il maggiordomo, con la stampa. Ma se di mandanti si può
parlare sono altre le sfere che vanno cercate. Ben più alte. Molto più
vicine al pontefice di quello che siamo noi".
Ci sono altri documenti oltre a quelli già emersi?
"Sì".
Potrebbe uscire un altro libro di Gianluigi Nuzzi basato sulle carte?
"Sì".
Con documenti consegnati da Paolo Gabriele oppure con altre carte?
"So solo che il libro "Sua Santità" non contiene tutti i documenti in possesso di Nuzzi, ma che ce ne sono altri".
Ma voi come avete lavorato per fare uscire le carte?
"Bisogna
fare un passo indietro. A circa un paio di anni fa, nel momento in cui
il Santo Padre decise di realizzare attraverso monsignor Carlo Maria
Viganò un'operazione di razionalizzazione nelle attività economiche
dalla Santa Sede, unite all'opera di trasparenza affidata a Gotti allo
Ior".
E che cosa accadde?
"L'operazione di
Viganò fu ostacolata perché infine considerata lesiva di determinati
equilibri all'interno degli istituti soggetti a verifiche. Così nacque
una lobby in Vaticano, composta da persone che lavoravano fra
Governatorato, Apsa, Segreteria di Stato, Biblioteca, Archivio, Musei,
Cei, Osservatore Romano, che ha cominciato a dialogare. Abbiamo pensato
che rendere noto quello che succedeva nella Curia potesse essere un modo
per sollevare l'opinione pubblica su determinati temi. Scatenando
un'operazione di pulizia che avrebbe portato alla trasparenza. E il
maggiordomo, che fisicamente aveva in mano le carte, le consegnò a
Nuzzi, che aveva contattato. Abbiamo cercato di aiutare il Papa".
Però il Papa si è dovuto dimettere. E c'è chi dice che non sia stato solo per ragioni di salute, ma anche per critiche e amarezze. E forse anche lo scandalo Vatileaks ha avuto la sua parte.
"Il Papa non si
è dimesso per il caso Vatileaks. Né per le pressioni. Anzi, la sua
presenza continuava a giustificare un determinato andazzo, che invece
Joseph Ratzinger voleva scardinare".
La sua rinuncia è quindi una sconfitta o una vittoria?
"È
una sfida. Alla Chiesa cattolica e alla Curia, perché facciano bene. E
per realizzare quello che a lui non è riuscito: una Chiesa libera, forte
e trasparente. Libera da interessi privati, anche di alcuni cardinali.
Libera dallo scacco della "malagestio" che negli anni passati ha
caratterizzato alcune operazioni dello Ior. Per una Chiesa capace di
tornare a parlare ai fedeli. Gli stessi fedeli che oggi non vanno più in
Chiesa. Sarà una sconfitta se determinati equilibri si manterranno. Una
vittoria se il gesto estremo del pontefice segnerà la fine di un
declino. Dando l'opportunità al suo successore di ripartire da zero".
Però adesso le tensioni stanno aumentando.
"Perché
molti cardinali vogliono conoscere il rapporto. E il tentativo di chi
vuole bloccare tutto è di dire: non fatevene influenzare, perché è un
discorso slegato dai problemi della Chiesa. Hanno scatenato una caccia
alle streghe. Mentre invece la "Relatio" riguarda il rapporto con i
fedeli, lo Ior, l'immagine della Santa Sede".
Siete riusciti infine nel vostro scopo?
"Lo
potremo sapere solo nel momento in cui uscirà il nuovo Papa. Se porterà
alla realizzazione della trasparenza, allora sì. Se invece Vatileaks si
risolverà nel solito "tutto cambia perché nulla cambi", allora sarà
stato un fallimento".
Quando verrà eletto il nuovo Papa voi corvi che farete?
"Rimarremo
al servizio della Chiesa e del pontefice. Continuando a spiegare, ove
sarà necessario, certe dinamiche. Ma spero che non ci sia più bisogno
dei corvi per parlare al mondo".
Missione compiuta?
"Dipende
da chi sarà il Papa eletto, da quale fazione verrà votato, e da chi
sarà alla testa della prossima Segreteria di Stato".
(Fonte)
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