In apparenza la posta in gioco è quella dei miliardi degli
“oligarchi”, ma il vero obiettivo di Putin – nei panni di “salvatore” di
Cipro – sarebbe ben più serio: salvare la pace nel Mediterraneo e
allontanare la guerra che, attraverso la Siria, l’Occidente sta armando contro l’Iran. Lo sostiene un attento osservatore della politica russa, John Helmer: «Usa,
Germania, Turchia e Nato pensano di avere quasi tutte le munizioni che
servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in
Libia, ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro necessari». Soldi
indispensabili per «ripetere il trucco» finanziando la guerra coi depositi russi confiscati a Cipro. Inattesa contromossa di Putin: rifinanziare interamente le banche
cipriote, emarginando l’Unione Europea e piazzando la Russia al centro
del Mediterraneo. Con buona pace di Londra, che ha anch’essa manovrato
per provocare il collasso di Cipro, cioè del maggior concorrente europeo
dei paradisi fiscali britannici.
Con un’imperizia clamorosa, l’alleanza occidentale ha offerto a Putin «l’opportunità per mettere in atto una strategia di potere nel Mediterraneo con
un costo minimo e con un rischio controllato», sostiene Helmer su
“Atimes”: «E’ una lezione obiettiva su quanto possa influire il denaro
nella grande strategia degli armamenti». Analizzare la portata degli
interessi russi, spiega il giornalista internazionale in un servizio
ripreso da “Come Don Chisciotte”,
rivela la possibilità che il Cremlino possa davvero “rovesciare il
tavolo”, incuneando la potenza economica di Mosca nel “ventre molle”
dell’Eurozona. Illuminante l’estrema prudenza dei media
russi, così come il lungo silenzio del premier Medvedev, che ha atteso
il “pronunciamento” di Putin, primo capo di Stato al mondo a condannare
frontalmente l’operazione prospettata dalla Troika a Cipro, cioè il
prelievo forzoso dei capitali in cambio del solito prestito della Bce.
Di quei miliardi di euro, lascia intendere Putin, i ciprioti potranno
fare a meno, se accetteranno l’aiuto di Mosca, destinato a spiazzare
l’Occidente, da Bruxelles a Washington.
“Moody’s” pubblica un rapporto di Evgeny Tarzimov, secondo cui il
prelievo sui depositi farebbe scattare una fuga di fondi dalle banche russe di Cipro, che a sua volta potrebbe obbligare le banche
di Mosca a rifornire di contanti le loro controllate a Cipro. Ma le
strutture finanziare russe ostentano tranquillità. Secondo Uralsib,
l’eventuale “prelievo forzoso” dei miliardi stivati nei forzieri
dell’isola mediterranea non farebbe “soffrire” il settore bancario
russo: si parla dello 0,1%. Per Ivan Tchakarov di “Renaissance Capital”,
il rischio-Cipro è pari allo 0,24% del Pil russo, percentuale
«insignificante» dal punto di vista macroeconomico. Danni più rilevanti,
invece, in caso di default di Cipro: Mosca potrebbe perdere 40 miliardi
di dollari, prestiti concessi a società cipriote. Se Cipro dovesse
imporre controlli sui capitali, le banche
russe potrebbero affrontare perdite significative, pari a quasi il 2%
del Pil. Una grande banca come la Vtb di Cipro, però, non vive la crisi
come una vera minaccia: se le cose dovessero precipitare, annuncia
l’amministratore delegato Sergej Dubinin, Mosca procederebbe ad un
programma “in stile sovietico” per la nazionalizzazione del salvataggio:
«Se saremo costretti a cedere il controllo allo Stato, il governo russo potrebbe essere in grado di rifinanziare il governo cipriota, ma con una garanzia sovrana e non commerciale».
Già diversi mesi fa, aggiunge Helmer, nei negoziati con il governo di
Nicosia alcuni colossi russi come Gazprom avevano gettato sul tavolo
un’offerta clamorosa: acquistare e ricapitalizzare le banche
di Cipro. Allora, i ciprioti esitarono temendo di dover affrontare una
valutazione realistica del loro portafoglio-prestiti, spaventati anche
dall’ipotesi di pre-pagare l’operazione in termini di forniture
energetiche. Oggi invece gli stessi businessman ciprioti,
impossibilitati a rimborsare i prestiti bancari dopo il crollo del
valore degli immobili, sarebbero più favorevoli all’opzione russa.
Importante risvolto politico: si tratterebbe di un potente sostegno al
neopresidente Nicos Anastasiades, al quale Germania e Olanda hanno teso
una trappola: «Vogliamo proprio vedere se Nicos pensa ancora che Berlino
e la Merkel sono amici suoi», dicono fonti cipriote. «Il sentimento
dominante a Cipro – aggiunge Helmer – si sta spostando verso la
nazionalizzazione delle banche, per chiedere di uscire dall’Eurozona e rinegoziare un sistema completamente diverso nelle sue relazioni con Mosca».
La “battaglia di Cipro” è motivata da sufficienti interessi da parte
russa? Probabilmente sì, ragiona Helmer, anche perché il piano
finanziario dell’Unione Europea, organizzato in prima battuta contro
Cipro, è in realtà «un attacco voluto contro gli interessi russi». Il
salvataggio delle banche
e dei loro correntisti a Cipro, dice il Cremlino, non serve a
proteggere chi viola la legge in Russia. Come Medvedev, anche Putin vede
la possibilità di una soluzione a breve termine, in un negoziato sul
trasferimento dei dati e sulle responsabilità tra i russi e le autorità
di controllo cipriote. Se invece Cipro dovesse finire ko, il crollo di
Nicosia sarebbe un regalo straordinario per «il più grande centro di
riciclaggio di denaro al mondo: Londra». Anche così, aggiunge Helmer, si
spiega la dura campagna che la stampa inglese – dal “Financial Times” all’“Economist” – ha condotto contro la Russia e Cipro, «tenendo ben nascosti gli interessi inglesi».
E a proposito di disinformazione: la rivista londinese “Private Eye”
accusa entrambi i quotidiani di aver trasferito i loro conti in
Lussemburgo ed evaso le tasse con l’approvazione delle autorità fiscali
del Regno Unito. Proprio dal Lussemburgo – da soggetti come “Luxembourg
Finance”, “Embankment Finance” e “Luxembourg Holdings” proviene
l’attacco mediatico contro i depositi russi a Cipro. «Quello che farà
adesso Putin – conclude Helmer – non sarà andare né a Londra né a
Lussemburgo». Al contrario: «Se ne avrà la possibilità», il presidente
russo tamponerà il crac di Nicosia e poi addirittura «salverà i greci
dall’annegamento, mettendoci i soldi». In questo modo, il Cremlino
darebbe scacco matto all’Eurozona, piazzando Mosca al centro degli
interessi strategici del Mediterraneo. Soldi pronta cassa, grazie alla
sovranità della banca centrale russa: e questo, per il futuro della
pace, «conterà molto più che avere una flotta di sei fregate e
incrociatori nel Mar Nero pronte ad entrare nel Mediterraneo per
pattugliarlo permanentemente».
(Fonte)
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