(Una
convalescenza mi ha impedito di rimanere a piazza Santi Apostoli in
tempo per intervenire alla manifestazione del 23 marzo. Questo è ciò che
avrei letto - Sergio Cesarotto)
Negli
altri interventi sono stati commentati articoli che in genere mostrano
la bellezza della Costituzione e ne lamentano la non applicazione. A me
tocca l’ingrato compito di commentare un articolo, quello n. 81
recentemente introdotto (e in vigore dal 1 gennaio 2014) sul pareggio di
bilancio. Qui la Costituzione è brutta, e auspichiamo la
disapplicazione o meglio la cancellazione dell’articolo.
Vi
è un motivo di principio per cui tale introduzione è stata sbagliata:
una Costituzione, credo, deve affermare principi generali, non
condividere singoli punti di vista (che so, l’evoluzionismo piuttosto
che il creazionismo). La logica del pareggio in bilancio rispecchia una
precisa teoria economica, quella neoclassica dominante, per giunta nelle
sue versioni più conservatrici. E’ la medesima logica oscurantista che
ha condotto a inscrivere l’indipendenza della BCE con unico obiettivo di
combattere l’inflazione nello pseudo-statuto europeo. Belle e buone
violazioni della democrazia. Vogliamo poter votare per governi
progressisti che perseguano la piena occupazione, e solo in subordine
l’inflazione, attraverso politiche monetarie e fiscali espansive, ma
sono le medesime Costituzioni a impedircelo! Per cui anche la riforma
dello statuto della BCE è un obiettivo dei progressisti per rimuovere il
primo grande ostacolo alla ripresa e alla democrazia europee – l’altro
essendo le politiche di austerità e l’assenza di istituzioni europee
adeguate.
E’
vero che fatta la legge, trovato l’inganno. Nessuno si sogna più che
pareggio di bilancio e fiscal compact possano seriamente trovare
applicazione (prova ne è la caramellina che l’Europa ha concesso
all’Italia nel poter ridurre i crediti delle imprese verso la PPAA). Ma
la questione è che questo limbo di sotterfugi, quando non di azioni
negative, in cui l’Europa giace da quando è cominciata la crisi deve
finire, in un modo o nell’altro.
Il
nostro paese sta morendo, se non ve ne siete accorti. A differenza del
pareggio di bilancio e dell’indipendenza della BCE che riflettono
precise teorie economiche, l’adozione dell’Euro – che, suppongo, pure in
questa piazza ancora qualcuno vorrebbe inscritta in Costituzione – è
stata effettuata in violazione di qualunque logica economica, se non
quella assai politica di importare la disciplina tedesca. Mentre a
giocare allo sport preferito dai tedeschi abbiamo regolarmente perso,
l’Euro oggi non è fallito, sta funzionando benissimo nel cercare di
demolire a colpi di disoccupazione le conquiste di oltre un secolo. Ma
naturalmente anche in questa piazza si mormorerà che le colpe sono
nostre (o magari della finanza cattiva) e non dell’Euro. Di colpe ne
abbiano molte, lo sappiamo tutti. Ma se non si acquisisce la
consapevolezza che l’Europa così come è stata congegnata porta
esattamente a questi risultati, non si avrà mai la capacità di andare in
Europa con schiena dritta e idee chiare per affermare che la nostra
Costituzione fonda la democrazia sul lavoro, e non sull’euro. Se
l’unione monetaria cambia, bene, sennò amici come prima, senza
terrorismi su cosa potrà mai accadere. Non lasciamo questi temi a
Berlusconi. E peccato che il M5S stia perdendo questa occasione per
condizionare un nuovo governo in questa direzione.
(Fonte)
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