Finmeccanica è solo la punta di un iceberg. Lo raccontano le inchieste,
ormai una decina, sui metodi con cui le nostre aziende fanno affari
fuori dall'Italia. Un meccanismo diverso da quello degli altri paesi:
con tanto di 'cresta' per i politici e la presenza fissa di
intermediari. Gente come Lavitola a miss Colombia
«Silvio Berlusconi su Finmeccanica ha ragione da vendere: le
mazzette all'estero le pagano tutti». Il vecchio 007, una vita
spesa in missioni tra Asia e Africa, lo dice dopo aver trangugiato
una manciata di olive nere e due Crodini. Seduto al bar Doney,
crocevia di lobbisti, politici e affaristi a due passi
dall'ambasciata americana a Roma, sta sfogliando i giornali che
raccontano le ultimissime sugli scandali del colosso degli
armamenti, dell'Eni e della Saipem, tre delle aziende pubbliche più
importanti del Paese. «Chi è stato più volte premier e ha rilevanti
ruoli istituzionali non può fare dichiarazioni di questo tipo, ma
sulle tangenti il Cavaliere dice la pura verità. Le pagano
italiani, francesi, inglesi, americani, perfino i finlandesi: per
vincere gli appalti pubblici nel terzo mondo e nei Paesi in via di
sviluppo bisogna ungere. Militari, ministri e politici locali.
Sennò sei tagliato fuori».
Altre due olive. La spia sorride. «Sa qual è la differenza tra noi
e gli altri? Per trattare i business all'estero le nostre imprese
si affidano a faccendieri come Valter Lavitola, alla modella Debbie
Castaneda, all'ex naziskin Lorenzo Cola, gli altri fanno
intervenire i servizi segreti e la diplomazia. Noi abbiamo manager
e politici affamati che vogliono spartirsi la torta, altrove si
pensa esclusivamente all'interesse nazionale. E se i nostri
investigatori hanno l'obbligatorietà dell'azione penale, altrove i
giudici possono chiudere un occhio e decidere caso per caso».
Forse il generale esagera, ma di certo il risultato finale del combinato disposto è catastrofico. Le inchieste aperte dalla magistratura italiana per corruzione internazionale sono ormai una decina, e l'Italia rischia nell'immediato futuro di perdere commesse miliardarie, posizioni di mercato e - fatto non secondario - migliaia di posti di lavoro. «La responsabilità è di tutti: se l'etica d'impresa è scarsa, Aisi e Aise, i nostri servizi segreti, sono allo sbando. Per non parlare dei politici, incapaci di muoversi con il coraggio necessario: Oltralpe, quando scattano inchieste su settori sensibili come armi ed energia, spesso vengono bloccate subito apponendo il segreto di Stato».
PROFESSIONE MEDIATORE. Leggendo le carte delle inchieste aperte a Busto Arsizio, Roma, Napoli e Milano, il "sistema all'italiana" sembra basarsi su tre assiomi: una tangente, una cresta sulla tangente (che almeno in parte sembra "rientrare" in Italia per foraggiare partiti e politici) e la presenza fissa di intermediari. Nei fascicoli e nelle intercettazioni ne spuntano a bizzeffe. I pm li hanno scovati ovunque. In Nigeria la Saipem, ex Snamprogetti - consorziata con la francese Technip e l'americana Kbr - li avrebbe usati per ottenere l'appalto per la costruzione di sei impianti per l'estrazione e il trasporto di gas. La tangente ammonterebbe a 182 milioni di dollari, versati a faccendieri, presidenti, ministri e funzionari di ogni livello; mentre l'Eni in Kazakhstan avrebbe girato 23 milioni a politici e intermediari per sfruttare un giacimento a Kashagan. In Iraq e Kuwait, invece, un gruppo affaristico composto da «dirigenti infedeli» del gruppo del cane a sei zampe, scrivono i giudici milanesi in un'inchiesta dove l'azienda si considera parte lesa, avrebbero costituito società gemelle per spartirsi tangenti intascate da imprese italiane che pagavano per vincere appalti pilotati.
DA LAVITOLA A MISS COLOMBIA. Procacciatori e faccendieri dai profili più disparati spesso propongono, gestiscono e chiudono da soli i contratti. In Finmeccanica sono un must: per vendere elicotteri e attrezzature per la sorveglianza costiera a Panama l'azienda chiese aiuto all'ex direttore dell'"Avanti!" Lavitola (intimo di Berlusconi, dei vertici dei servizi italiani e del presidente panamense Ricardo Martinelli, che avrebbe dovuto intascare una mazzetta da 18 milioni) e alla sua presunta amante e prestanome Karen De Gracia Castro, mentre in Indonesia i magistrati stanno valutando il ruolo del senatore del Pdl Esteban Caselli, nato in Argentina ed eletto nella circoscrizione Estero: anche lui, sospettano i giudici, avrebbe chiesto una commissione personale per la mediazione di una trattativa per vendere aerei ed elicotteri.
Forse il generale esagera, ma di certo il risultato finale del combinato disposto è catastrofico. Le inchieste aperte dalla magistratura italiana per corruzione internazionale sono ormai una decina, e l'Italia rischia nell'immediato futuro di perdere commesse miliardarie, posizioni di mercato e - fatto non secondario - migliaia di posti di lavoro. «La responsabilità è di tutti: se l'etica d'impresa è scarsa, Aisi e Aise, i nostri servizi segreti, sono allo sbando. Per non parlare dei politici, incapaci di muoversi con il coraggio necessario: Oltralpe, quando scattano inchieste su settori sensibili come armi ed energia, spesso vengono bloccate subito apponendo il segreto di Stato».
PROFESSIONE MEDIATORE. Leggendo le carte delle inchieste aperte a Busto Arsizio, Roma, Napoli e Milano, il "sistema all'italiana" sembra basarsi su tre assiomi: una tangente, una cresta sulla tangente (che almeno in parte sembra "rientrare" in Italia per foraggiare partiti e politici) e la presenza fissa di intermediari. Nei fascicoli e nelle intercettazioni ne spuntano a bizzeffe. I pm li hanno scovati ovunque. In Nigeria la Saipem, ex Snamprogetti - consorziata con la francese Technip e l'americana Kbr - li avrebbe usati per ottenere l'appalto per la costruzione di sei impianti per l'estrazione e il trasporto di gas. La tangente ammonterebbe a 182 milioni di dollari, versati a faccendieri, presidenti, ministri e funzionari di ogni livello; mentre l'Eni in Kazakhstan avrebbe girato 23 milioni a politici e intermediari per sfruttare un giacimento a Kashagan. In Iraq e Kuwait, invece, un gruppo affaristico composto da «dirigenti infedeli» del gruppo del cane a sei zampe, scrivono i giudici milanesi in un'inchiesta dove l'azienda si considera parte lesa, avrebbero costituito società gemelle per spartirsi tangenti intascate da imprese italiane che pagavano per vincere appalti pilotati.
DA LAVITOLA A MISS COLOMBIA. Procacciatori e faccendieri dai profili più disparati spesso propongono, gestiscono e chiudono da soli i contratti. In Finmeccanica sono un must: per vendere elicotteri e attrezzature per la sorveglianza costiera a Panama l'azienda chiese aiuto all'ex direttore dell'"Avanti!" Lavitola (intimo di Berlusconi, dei vertici dei servizi italiani e del presidente panamense Ricardo Martinelli, che avrebbe dovuto intascare una mazzetta da 18 milioni) e alla sua presunta amante e prestanome Karen De Gracia Castro, mentre in Indonesia i magistrati stanno valutando il ruolo del senatore del Pdl Esteban Caselli, nato in Argentina ed eletto nella circoscrizione Estero: anche lui, sospettano i giudici, avrebbe chiesto una commissione personale per la mediazione di una trattativa per vendere aerei ed elicotteri.
(Fonte)
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