Caro Vice Ministro Martone,
in Italia è troppo facile essere
fraintesi, è troppo facile cadere nel circo mediatico nazionale e
rischiare che un messaggio positivo si trasformi in qualcosa di diverso.
Io, come tanti, comprendo che il suo intento era trasferire a tanti
ragazzi e famiglie uno sprone a fare di più e meglio. Ma vede, lei
riveste un ruolo e una posizione particolare, sia per l’ importanza del
suo Ministero sia per il modo con il quale è arrivato a rappresentarlo.
Infatti il suo compito, come quello del governo Monti tutto, è senza
dubbio quello di riformatore. Un compito chiesto a gran voce da questo
Paese e dalla Comunità Europea. Un compito tradito sempre da tutti i
passati governi politici e che oggi non può più essere ritardato, pena
il futuro dell’Italia e dei suoi giovani.
Se di sfigati si vuol parlare, allora ci
si deve riferire a quanti hanno 28 anni, laurea e master in tasca, ma
non riescono a trovare occupazione; a quanti hanno voglia di lavorare,
imprendere e scommettere, ma non trovano qualcuno che gli dia credito
morale e materiale, soprattutto al Sud; a quanti scontano di vivere in
un Paese come questo, dove la gerontocrazia diventa sempre più
autoreferenziale a scapito dei suoi giovani.
Molti di noi si sentono sfigati perché la
burocrazia, la giustizia, il welfare, lo Stato sembrano assenti, lenti:
non funzionano.
Spesso ci sentiamo sfortunati perché, a
differenza dei nostri genitori, non abbiamo garanzie, perché dovremo
lavorare almeno 43 anni, perché entriamo nel mercato del lavoro tardi,
perché dobbiamo chiedere troppo spesso aiuto a parenti e amici o ai
potentati di turno per poter sperare di affermarci, perché il merito in
Italia quasi mai viene riconosciuto.
Altri che hanno visto riconosciute le
loro qualità e il loro impegno si sentono sfigati lo stesso, perché per
lavorare hanno dovuto lasciare la casa, il Paese, gli affetti, certo
senza la valigia di cartone degli anni ’50, ma con il cuore e la mente
pieni di passione ed idee (che magari avrebbero fatto un po’ più grande
il nostro Paese e non altre nazioni!).
Altri ancora si sentono sfigati perché
credono nel rispetto della legge, dello Stato, nel pagare i tributi,
nelle regole, nei doveri e nei diritti che quasi mai riescono, però, ad
esercitare. Ciò nonostante provano, scommettono nel cambiamento e non
con vuote parole, ma con impegno, azioni, caparbietà, coraggio
quotidiano: qualità che fanno, ci fanno, sfidare sistemi, muri ed
ostacoli che ad altri cittadini europei sembrerebbero insormontabili.
Insomma, qualche volta siamo presi dallo
sconforto e ci sentiamo sfigati non perché abbiamo conseguito prima o
dopo la laurea, ma perché italiani… dura solo un attimo, però, poi
rinasce in noi la consapevolezza e l’orgoglio di essere cittadini di un
bellissimo e straordinario Paese, primo al mondo ieri per tante cose.
Oggi e domani capace ancora di primeggiare proprio per i suoi giovani:
se ne è accorto il mondo, speriamo lo faccia presto anche l’Italia!
(Da www.caffenews.it di Angelo Bruscino)
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