È il peggiore dei segnali possibili quello che arriva dal Pdl. A una
decisione della magistratura – l’udienza fissata in Cassazione per il 30
luglio per il processo Mediaset – ne segue una politica, la richiesta
di bloccare i lavori parlamentari. Non basta, c’è ancora un’altra
conseguenza, la più forte, la minaccia, già adesso, di far cadere il
governo. L’equazione deleteria, teorizzata da Berlusconi con accanimento
negli ultimi vent’anni, è riproposta: lui, l’ex premier, si considera
del tutto fuori dalla giustizia, ne rifiuta le regole e gli obblighi cui
devono sottostare tutti i comuni cittadini. Ma lui no, per una speciale
emanazione, si ritiene al di sopra delle leggi.
Qui si innesta il devastante conflitto che terremota le istituzioni: se i giudici agiscono contro il Cavaliere, lui fa partire il ricatto e minaccia di appellarsi direttamente al popolo, cui chiede legittimazione sufficiente per dare un calcio ai magistrati. L’escalation della reazione Pdl è sotto gli occhi di tutti, prima la protesta sotto il palazzo di giustizia di Milano, con tanto di richiesta di appoggio da parte dell’attuale ministro dell’Interno Alfano direttamente al Quirinale; poi la manifestazione di Brescia; adesso addirittura il blocco dei lavori parlamentari. Che succederà – ci dobbiamo chiedere tutti con evidente preoccupazione per il futuro del nostro Paese (ché di questo si tratta) – se il 30 luglio la Cassazione dovesse confermare la sentenza d’appello per Mediaset e infliggere definitivamente a Silvio i 4 anni per il reato di frode fiscale e i 5 d’interdizione dai pubblici uffici? Cosa farà il Pdl? Che farà Berlusconi? Quale prezzo dovrà pagare il Pd per tenere in piedi questo governo? E i magistrati dovranno forse preoccuparsi di riparare in un altro Paese? Un messaggio al Pd mi sento di darlo. Non è questo il momento – come ha fatto il capogruppo alla Camera Speranza tra venerdì e sabato – di chiedere una non ben definita fine del giustizialismo. Si rischia così solo di fare il gioco di Berlusconi, di sostenere la sua propaganda sui pm, ma soprattutto sui giudici, che non sarebbero affatto imparziali, ma bensì dei “comunisti” che lavorano per cacciarlo dalla vita politica. Così non è. I processi reggono al vaglio di più di un tribunale ed è matematicamente impossibile che tutti i giudici siano comunisti. Quindi stiamo attenti a non confondere le acque perché sta nella disinformazione e nel pressappochismo il miglior alleato di Berlusconi.
(Fonte)
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