La crisi nella Zona euro prosegue e peggiora (crisi bancaria,
crisi delle finanze pubbliche, …). Per uscire dalla crisi sappiamo che
si dovrebbe :
1. facilitare l’uscita dal baratro del debito (degli Stati, degli
agenti economici privati delle banche), il che necessiterebbe di tassi
d’interesse a lungo termine inferiori al tasso di crescita, mentre oggi
osserviamo il caso contrario.
Qui il blocco ideologico è quello della Banca centrale europea, che non vuole partecipare al miglioramento della situazione degli Stati, delle banche, trasferendo sul suo bilancio un’importante quantità di debiti pubblici o di attivi a rischio detenuti dalle banche.
Qui il blocco ideologico è quello della Banca centrale europea, che non vuole partecipare al miglioramento della situazione degli Stati, delle banche, trasferendo sul suo bilancio un’importante quantità di debiti pubblici o di attivi a rischio detenuti dalle banche.
Di conseguenza, i tassi di interesse sui debiti pubblici e privati rimangono troppo alti.
2. ricapitalizzare le banche dei paesi del Sud della Zona euro,
aiutare con investimenti pubblici, incitamenti fiscali, ecc. i paesi in
difficoltà della Zona euro per sviluppare settori in crescita e creare
posti di lavoro.
Ma queste spese non possono essere finanziate dai paesi in difficoltà, tenuto conto della situazione delle loro finanze pubbliche : dovrebbero dunque essere finanziate in maniera collettiva dall’insieme dei paesi della Zona euro.
Ma queste spese non possono essere finanziate dai paesi in difficoltà, tenuto conto della situazione delle loro finanze pubbliche : dovrebbero dunque essere finanziate in maniera collettiva dall’insieme dei paesi della Zona euro.
E’ qui che interverrebbe il secondo blocco ideologico : il paesi del
nord della Zona euro respingono la solidarietà, non vogliono nemmeno che
il MES, il meccanismo europeo di stabilità ricapitalizzi le banche in
cambio della ristrutturazione dei settori bancari se il bisogno in
capitale è legato alle perdite anteriori delle banche.
Non vogliono sostenere gli investimenti europei, nemmeno condizionandoli al mantenimento delle politiche di bilancio restrittive e all’attuazione di politiche strutturali necessarie sui mercati dei beni e del lavoro.
La crisi della Zona euro si aggrava ed è destinata a peggiorare. Lo
si capisce guardando le prospettive negative di crescita, l’evoluzione
della disoccupazione, il degrado del settore bancario nei paesi
periferici, l’aumento del tasso di indebitamento pubblico, la
diminuzione degli investimenti delle imprese e la distruzione delle
capacità di produzione.
L’eccesso di indebitamento del settore privato, del settore pubblico e delle banche conduce gli agenti economici privati a consumare e a investire di meno. Conduce gli Stati a politiche di bilancio restrittive, le banche a restringere il credito.
Si deve dunque alleggerire il debito del settore privato, del settore pubblico e delle banche per far ripartire la domanda interna della Zona euro, bloccata da un indebitamento eccessivo.
Il primo blocco ideologico è quello della Banca centrale europea.
La BCE accetta di correggere le crisi di liquidità (la liquidità creata
dalla BCE è passata da 700 miliardi di euro ai 1400 miliardi odierni),
ma rifiuta di correggere le crisi di solvibilità, il che sarebbe
essenziale per impedire ai debitori insolvibili di correggere facilmente
la loro situazione e per evitare di assicurare implicitamente gli
investitori contro il pericolo legato alla detenzione di attivi a
rischio.
Il secondo blocco ideologico appare nei paesi del nord della Zona euro.
Con l’aumento dei crediti a rischio, le banche delle zona periferiche
hanno bisogno di essere ricapitalizzate. I paesi in difficoltà hanno
perso il motore della crescita : costruzione in Grecia, Portogallo,
Irlanda, Spagna e Cipro; servizi finanziari in Grecia, Spagna, Italia e
Cipro.
Hanno bisogno di ritrovare una dinamica di crescita in nuovi settori, di riavviare la produzione industriale, che dal 2007 nei paesi del sud della Zona euro è calata del 35%.
Dovranno anche essere ricapitalizzate le banche dei paesi periferici,
andrà sostenuta la loro ricostruzione economica e la loro produttività.
Le difficoltà di bilancio di questi paesi impediscono che le spese
possano essere finanziate dai bilanci nazionali.
Sarebbe dunque necessario che i paesi della Zona euro vadano a ricapitalizzare direttamente le banche, che finanziano gli investimenti in infrastrutture e gli incentivi fiscali.
Qui ci si urta al secondo blocco ideologico : i paesi del nord della Zona euro rifiutano la solidarietà, pur associata a condizioni precise : ristrutturazione delle banche in difficoltà, politiche di bilancio restrittive, politiche strutturali sul mercato del lavoro, dei beni e dei servizi.
Questo spiega il rifiuto di una ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del MES, di una compensazione delle perdite subite dalle banche prima dell’attuazione nel 2014 della supervisione europea.
Due blocchi ideologici e istituzionali impediscono alla Zona euro di
uscire dalla crisi. Con il rifiuto della BCE del sostegno alla
solvibilità degli Stati e delle banche, i tassi d’interesse a lungo
termine sono troppo alti e l’uscita dal debito rimane difficile.
Con il rifiuto dei paesi del nord della Zona euro di aiutare i paesi periferici, la ricapitalizzazione delle banche e gli investimenti pubblici che sostengono la crescita a lungo termine sono compromessi.
(Fonte)
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