Un giro d’affari milionario regolato dallo Stato. Le
lobbies del gioco d’azzardo vanno a braccetto con la politica.
“Una situazione grigia fra il governo e le industrie del gioco d’azzardo,
fatta di finanziamenti indiretti ad aziende che fanno capo ad Enrico
Letta”. E’ questo lo scenario preoccupante secondo Giovanni Endrizzi,
senatore del Movimento 5 Stelle, che in un intervento al Senato, qualche
giorno fa, si è lamentato di una vicinanza strana. A dare uno scossone ci
aveva già pensato Matteo Iori, presidente di Conagga, che il 7 maggio
scorso raccontava di come “sette ministri, fra i quali proprio
Letta, figurano in una fondazione, la Vedrò, che è finanziata da
Lottomatica e Sisal”. Endrizzi è sceso anche nei dettagli,
nell’intervento in aula del 22 maggio: “Letta ha ricevuto 15mila
euro di contributi da porsi come titolare di Hbg”, un’altra azienda
di giochi. La nomina di Alberto Giorgetti, sottosegretario PdL con
delega ai Giochi, ha contribuito ad alimentare le polemiche.
“Bisognerebbe sgomberare il campo da questo alone di dubbio – ha
continuato il senatore Endrizzi – e invece la gestione dei giochi
d’azzardo viene affidata ad una persona che è stata pubblicamente
elogiata dalle aziende perché ha aiutato la nascita di nuove tipologie”.
Giorgetti si è già occupato di giochi con il governo Berlusconi, allora
il settore visse una stagione di liberalizzazioni e nascita di nuove
varietà ludiche. “L’otto per cento dei quindicenni maschi presenta già
modalità di gioco problematiche”, ha concluso Endrizzi.
“Il che
significa che spendono i loro soldi in attività ludopatiche e non in
attività socializzanti”. E ancora, l’otto per cento dei matrimoni
italiani è rovinato proprio da problemi legati al gioco.Ma quanto
pesa, economicamente, questo settore? Solo a Milano vale 2,4
milioni di euro al giorno. La bellezza di 720 milioni di euro in un
anno. Praticamente tanto quanto una manovra Imu. I dati sono quelli
riportati da Francesco De Donato, direttore generale dell’area Monopoli.
“Oggi non è più così forte il rischio di irregolarità, di evasione
delle imposte e di truffe ai danni dei clienti – ha aggiunto il
direttore – perché si aggira solo attorno al 2 per cento massimo dalle
verifiche effettuate”. Nel capoluogo lombardo il fenomeno riguarda
duemila esercizi commerciali che mettono a disposizione dei clienti slot
machines in funzione quasi ininterrottamente. Mille e 500 sono i bar,
90 le sale da gioco. Senza dimenticare tabaccherie e sale di scommesse.
In totale sono in funzione in cittàottomila slot machines, e in media
l’incasso giornaliero è di 300 euro per ognuna. Certo sempre rimanendo a
Milano c’è anche chi preferisce non installare macchinette nel suo bar.
Un locale in viale Jenner, per esempio, è stato premiato dall’assessore
alle Politiche sociali in Comune, Pierfrancesco Majorino, per aver
scelto di rinunciare alle slot e video lottery. “Dare un premio pubblico
agli esercenti che non accettano slot machine nei loro locali – ha
dichiarato Majorino – è una delle misure che vogliamo attuare per
contrastare il proliferare del gioco d’azzardo, un fenomeno pericoloso
perché può scatenare dipendenza da gioco patologico”.Il peso delle
lobbies dei giochi elettronici, in ogni modo, rimane molto grande. Il
perché sta nei numeri: solo tre anni fa le entrate dai giochi
avevano già raggiunto i 61 miliardi di euro, qualcosa come il 4 per
cento del Pil. Nel frattempo il fenomeno è cresciuto di ulteriori 9
miliardi di euro. Il mercato attuale in Italia vale circa 70
miliardi di euro ed è in continua crescita: nel 2012 è aumentato
del 14 per cento, generato soprattutto da slot che nel Paese superano le
400mila unità. Cifre impressionanti che rendono in maniera
inequivocabile l’idea di un settore che si amplia proprio a causa della
crisi. Nessun paradosso, sia chiaro. L’Italia è sempre più povera e la
gente gioca un euro alle macchinette sperando di vincere il jackpot. Ma
spesso, purtroppo, perde anche tutto quello che ha, allargando la
schiera di coloro che soffrono di ludopatia.
(Fonte)
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