Redditi dei ministri online entro il 28 luglio o saranno multe fino a 10mila €
ROMA – A palazzo Chigi parte l’operazione trasparenza. I ministri hanno tempo fino al 28 luglio
per pubblicare i loro redditi online ed è solo uno degli obblighi di
legge a cui devono attenersi. Tutte le amministrazioni dello Stato sono
altresì obbligate a informare i cittadini su ogni passaggio di denaro pubblico:
dagli appalti agli stipendi dei manager, dai pagamenti dei contratti
alle consulenze. Dopodiché partiranno le sanzioni: rischiano multe fino a 10 mila euro e il ministro per la Funzione Pubblica, Giampiero D’Alia, sta
mettendo su una vera e propria task force per vigilare sulle
inadempienze: “Sarà operativa entro l’estate – promette – Stiamo anche
preparando un vademecum da mandare a tutti gli enti per ricordare i
nuovi obblighi imposti dal decreto legislativo numero 33, del 14 marzo
scorso”.
In base alla legge, scritta dal suo predecessore, Filippo Patroni Griffi,
titolare della Funzione Pubblica del governo Monti, entro tre mesi
dalla loro elezione o dalla loro nomina, i titolari di incarichi
politici sono tenuti a pubblicare non solo i loro redditi ma anche
quelli del coniuge e dei familiari entro il secondo grado (purché essi
vi consentano, ed in caso contrario va specificato). Non solo: dovranno
essere indicati l’atto di nomina o di proclamazione, con la durata
dell’incarico o del mandato elettivo, il curriculum dei compensi di
qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, i viaggi di
servizio e le missioni pagate con fondi pubblici.
Così come dovranno essere messi online i dati relativi all’assunzione
di altre cariche presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi
a qualsiasi titolo corrisposti, e gli altri eventuali incarichi con
oneri a carico della finanza pubblica, con l’indicazione dei compensi.
Tutto sulla base di una ”scheda sulla trasparenza della posizione patrimoniale e reddituale dei titolari di cariche di governo’‘ che si trova sul sito di Palazzo Chigi.
Una direttiva fino ad ora seguita solo da una sparuta minoranza dei ministri:
in base alla legge, i membri del governo hanno comunque tempo fino alla
fine di luglio per adeguarsi. Il presidente del Consiglio Enrico Letta,
ad esempio ha messo online il curriculum e le proprie dichiarazioni
patrimoniali ma non quelle della moglie, mentre della dichiarazione dei
redditi del vicepremier Alfano non c’è traccia.
Anche Enzo Moavero Milanesi ha riempito tutte le
caselle. Compenso annuo: 199.786,25 euro lordi, al Tribunale dell’Unione
Europea ne prendeva 222.804 (netti). Sale sui voli di Stato solo se è
in missione con il premier, è proprietario di una Lancia Y del 2001, una
dimora di 11,5 vani a Roma, due appartamenti contigui a Bruxelles. Andrea Orlando vive con la madre a La Spezia, denuncia 98 mila euro e possiede solo una Fiat Bravo. Beatrice Lorenzin
ha pubblicato il suo reddito di parlamentare, l’unico che sostiene di
percepire, ma deve ancora adeguarsi ai nuovi obblighi: “Non giro con le
dichiarazioni in tasca. Non sono sposata e la mia unica proprietà è la
mia vecchia auto”.
Intanto, dopo il restitution day dei parlamentari 5
stelle, che hanno destinato oltre 1,5 milioni di euro ad un fondo per
l’ammortamento del debito pubblico, e all’indomani del nulla di fatto in
Consiglio dei ministri sulla regolamentazione delle lobby, si continua a lavorare per tagliare i costi della politica.
La prossima settimana il Comitato per gli affari del personale della
Camera presenterà ai sindacati le misure che l’amministrazione di
Montecitorio intende attuare per raffreddare la spesa. Misure ancora top
secret, che potrebbero colpire anche gli onorevoli e non solo i
dipendenti del Parlamento. Per questi ultimi si pensa, fra le diverse
ipotesi, alla perdita delle ferie non godute (oggi portate a fine
carriera), al raffreddamento degli scatti di anzianità ed al taglio
delle indennità di funzione. E tagli sono allo studio anche al Senato
che sta lavorando, in tal senso, in tandem con Montecitorio.
(Fonte)
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