Un dossier degli ispettori delle Nazioni Unite accusa: le aziende
italiane aiutano il regime africano a violare l'embargo. E l'esecutivo
non collabora con le indagini
Dopo il Kazakistan, l'Eritrea: un'altra dittatura rischia di creare
problemi al governo Letta. Un corposo dossier degli ispettori Onu
accusa il nostro Paese di avere contribuito alla macchina bellica
del padre padrone dell'Asmara Isaias Afewerki. Nel documento
esaminato da "l'Espresso" vengono chiamate in cause aziende
italiane per forniture di elicotteri e veicoli utilizzati dalle
forze armate del regime, sottoposto all'embargo internazionale. Si
parla di rapporti con la Corea del Nord. Si descrivono le denunce
di estorsioni presentate dai cittadini eritrei residenti a Milano
ed ignorate dalla polizia. E soprattutto si sostiene che le nostre
autorità non hanno collaborato con le Nazioni Unite.
L'UOMO DEI TRAFFICI. Secondo gli ispettori, il regime de l'Asmara riesce a violare l'embargo grazie all'importazione di sistemi dual-use, che possono avere un impiego civile o un uso militare. Un ruolo chiave in queste operazioni è affidato a un italiano: Gianluca Battistini, un uomo d'affari che opera tra Cesena, Dubai e l'Eritrea. Battistini viene descritto come un uomo d'affari che opera tra Cesena, Dubai e l'Asmara: avrebbe avuto cariche in numerose società italiane, alcune delle quali registrate come fornitori di macchine agricole. Gli ispettori scrivono che proprio l'agricoltura viene usata come copertura per importare materiali destinati agli armamenti. Sarebbe stato Battistini ad aiutare il colonnello Weldu a procurarsi mezzi fondamentali per l'armata eritrea, inclusa una nave, e avrebbe sponsorizzato l'addestramento a Palermo di una squadra di tecnici del regime. Non si è trattato dell'unica missione: ci sono stati numerosi viaggi d'affari in Italia dei funzionari eritrei agli ordini di Weldu dal 2010 in poi.
CONNECTION UMBRA. L'attenzione dei detective Onu si è concentrata poi sulle Officine Piccini di Perugia, che avrebbero venduto equipaggiamenti ai militari e manterrebbero legami diretti con il presidente Afewerki in persona. Le Officine sono parte di un gruppo con seimila dipendenti e filiali in tutti i continenti: si occupa di edilizia, grandi opere e macchine per cantieri. Secondo gli ispettori, uno degli azionisti dell'azienda è stato sotto inchiesta in Svizzera per riciclaggio di denaro.
GLI ELICOTTERI FANTASMA. Nello stesso rapporto si evidenzia il mistero di due elicotteri italiani, assemblati in Eritrea da tecnici del nostro paese e utilizzati dai militari fino allo scorso autunno. Su questo punto i detective dell'Onu sono durissimi: il governo di Roma non ha fatto avere informazioni sul tipo di velivolo e sulle società coinvolte nell'esportazione all'Eritrea. Fonti dell'Onu sostengono che la discussione del dossier davanti al Consiglio di Sicurezza ha rischiato di slittare per le pressioni fatte dalla Russia, dall'Italia e in parte dalla Cina. Poi lo scorso 11 luglio l'ambasciatore al Palazzo di Vetro Cesare Maria Ragaglini ha respinto le critiche con una lettera: «Nel febbraio 2013 abbiamo detto con chiarezza che non abbiamo autorizzato alcuna esportazione di armi o materiali correlati o di materiali dual use. Non ci sono prove di qualsiasi assistenza militare dall'Italia che sostengano le accuse non documentate degli ispettori».
LA TASSA SUGLI EMIGRATI. Altre accuse all'Italia riguardano l'assenza di misure contro i taglieggiamenti inflitti dai consolati eritrei agli emigrati. Le Nazioni Unite hanno già segnalato questa "misura estorsiva", che serve a finanziare l'esercito e il partito unico eritreo. L'Italia aveva promesso di prendere provvedimenti ma non ha fatto nulla. Gli ispettori scrivono che i cittadini eritrei residenti nel nostro Paese vengono obbligati a pagare una tassa illecita, con la minaccia di non rinnovare il passaporto: «Ma quelli che si sono rivolti alla polizia italiana per denunciarlo, sono stati mandati via dicendogli che "non si può fare nulla"». E allegano la ricevuta di uno di questi pagamenti illeciti effettuato a Milano nello scorso marzo.
(Fonte)
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