LA MAGGIORANZA TENTA IL COLPO DI MANO FINALE PER CAMBIARE
L’ASSETTO DELLO STATO E SI MANGIA TUTTI I “RIMBORSI ELETTORALI” (M5S
RINUNCIA)
Dopo gli appelli e le schermaglie, le barricate. Con scontro frontale
in Aula: tra chi vuole fermare il “colpo di mano” sulla Costituzione, e
chi invece deve portare a casa lo scalpo dell’articolo 138, per dare
una parvenza di solidità al governo, a costo di far slittare a settembre
il disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Alla Camera 5
Stelle ha messo in campo l’ostruzionismo, sin da mercoledì notte:
l’ultima, democratica arma per ostacolare il ddl costituzionale 813
della maggioranza, che stravolge l’articolo 138 e consegna a 42
parlamentari la delega a riscrivere larga parte della Carta. Uno strappo
contrastato anche da Sel, ma su cui la strana maggioranza Pdl-Pd-Scelta
Civica per ora mantiene la linea dura, con l’imperativo di fare in
fretta, anzi di corsa. Perché bisogna mostrare che almeno sulle riforme
non ci si aggrappa a rinvii. Proprio al governo il capogruppo dei
deputati di 5 Stelle, Riccardo Nuti, ha offerto dialogo: “Se spostano a
settembre il ddl costituzionale, siamo disposti a rinunciare
all’ostruzionismo sui prossimi decreti. Per loro non cambia nulla far
partire le riforme a gennaio 2014 piuttosto che a dicembre: e noi nel
frattempo potremmo migliorare il testo”. Il M5S ha anche chiesto un
incontro a Letta per discuterne. E in serata il premier ha risposto sì.
Si vedranno oggi, “subito dopo il Consiglio dei ministri e il voto
finale sul decreto del Fare”, come recita una nota di Palazzo Chigi. Un
piccolo risultato diplomatico, dopo una giornata in trincea. Iniziata
sin dalla prima mattina, su due fronti. In Aula i deputati grillini
continuano con gli interventi sul “decreto del fare”, per fermare la
marcia del governo.
Beppe Grillo invece si fa sentire sul suo blog: “Colpo di Stato
d’agosto”. Il fondatore di 5 Stelle accusa il governo di “voler
distruggere l’impianto costituzionale per poter cambiare le regole del
gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di
Stato”. Per poi aggiungere: “Il cambiamento della Costituzione discusso
in commissione Affari Costituzionali in soli 55 minuti per poter essere
votato in aula il primo di agosto, con gli italiani in ferie e con la
stampa e le televisioni di Stato asservite e mute, è un colpo di Stato
annunciato”. Nella pancia della Camera, nervi scoperti. Elio Vito del
Pdl prova a forzare, chiedendo il contigentamento dei tempi sui decreti
del governo. Ovvero, la creazione di una corsia preferenziale ai
provvedimenti della maggioranza, con buona pace delle regole della
Camera. La presidente Boldrini non può che rispondere: “Il problema va
superato attraverso la riforma del regolamento”. Giancarlo Giorgietti,
capogruppo della Lega (favorevole al ddl), propone: “La Camera
quest’anno deve lavorare in agosto. Se rimanesse la chiusura entro l’8
agosto non ci sarebbe il tempo necessario per la discussione dei decreti
e della legge comunitaria”. Contromossa mediatica al muro di 5 Stelle,
nonché conferma delle difficoltà del governo. Anche sul testo del
finanziamento ai partiti, spostato in calendario dal 26 luglio al 1°
agosto pur di lasciare spazio in aula al ddl costituzionale, il 29
luglio.
Per iniziare la discussione lunedì, la maggioranza dovrà bruciare i
tempi in commissione Affari Costituzionali: ieri saltata per
l’ostruzionismo grillino. La commissione dovrebbe riunirsi oggi, per
iniziare l’esame dei 123 emendamenti. Il governo vuole che la
commissione lavori “giorno e notte”: se necessario, anche domenica. Ai
lavori parteciperà anche Sel, che aveva pensato di disertare per
protesta. “Ci saremo per contrastare un atto di forza” spiega il
capogruppo Gennaro Migliore. Scettico su possibili aperture dal governo:
“Il ddl ha ricompattato il Pd”. Sullo sfondo, i numeri diffusi sui
finanziamenti ai partiti. Nel 2013, la Camera ha erogato 56,3 milioni.
Gran parte dei soldi è andata a Pdl (18 milioni e 600mila) e Pd (18
milioni). Seguono la Lega, con oltre 5 milioni, e l’Udc, con 3 milioni e
100mila. Al M5S spettavano più di 4 milioni: “Abbiamo detto no e siamo
decaduti dal diritto perché non ne abbiamo fatto richiesta” spiega Luigi
Di Maio.
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Le tappe per realizzare un piccolo-grande colpo di Stato
OGGI
Ci provano i saggi e in Commissione. Il ddl 813 , approvato in Senato l’11 luglio scorso, è ora all’esame della commissione Affari Costituzionali della Camera. Nel frattempo, alla riforme lavora anche la commissione dei saggi, nominata in giugno da Letta: 35 esperti (34, dopo le dimissioni di Lorenza Carlassare) più 7 relatori, che entro metà ottobre dovranno consegnare una relazione con proposte sulle modifiche alla Carta.
Ci provano i saggi e in Commissione. Il ddl 813 , approvato in Senato l’11 luglio scorso, è ora all’esame della commissione Affari Costituzionali della Camera. Nel frattempo, alla riforme lavora anche la commissione dei saggi, nominata in giugno da Letta: 35 esperti (34, dopo le dimissioni di Lorenza Carlassare) più 7 relatori, che entro metà ottobre dovranno consegnare una relazione con proposte sulle modifiche alla Carta.
1° AGOSTO
“Lavorare anche di notte” per il sì di Montecitorio. La Commissione Affari Costituzionali della Camera dovrebbe iniziare oggi l’esame degli emendamenti al ddl sulle riforme. L’obiettivo dichiarato è chiudere i lavori entro domenica, per poi portare in Aula il testo lunedì 29, ed approvarlo entro il primo agosto. La maggioranza è disposta a lavorare anche di notte, fine settimana compreso.
“Lavorare anche di notte” per il sì di Montecitorio. La Commissione Affari Costituzionali della Camera dovrebbe iniziare oggi l’esame degli emendamenti al ddl sulle riforme. L’obiettivo dichiarato è chiudere i lavori entro domenica, per poi portare in Aula il testo lunedì 29, ed approvarlo entro il primo agosto. La maggioranza è disposta a lavorare anche di notte, fine settimana compreso.
ENTRO FINE ANNO
L’ok in seconda lettura dalle due Camere. Il governo punta all’approvazione definitiva del ddl dalle due Camere entro novembre, o al massimo entro la fine dell’anno. Un risultato che avrebbe un chiaro significato politico, per una maggioranza costretta spesso a prendere tempo. Per riuscirci, dovrà procedere a tempi serrati come in prima lettura, dove al Senato ha fatto ricorso alla procedura d’urgenza.
L’ok in seconda lettura dalle due Camere. Il governo punta all’approvazione definitiva del ddl dalle due Camere entro novembre, o al massimo entro la fine dell’anno. Un risultato che avrebbe un chiaro significato politico, per una maggioranza costretta spesso a prendere tempo. Per riuscirci, dovrà procedere a tempi serrati come in prima lettura, dove al Senato ha fatto ricorso alla procedura d’urgenza.
OTTOBRE 2014
La riforma dovrebbe avere il definitivo via libera. L’articolo 4 del ddl detta i tempi: “I lavori parlamentari ai progetti di legge costituzionale sono organizzati così da assicurarne la conclusione entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge”. Il termine per l’approvazione, insomma (non perentorio). Un mese fa, Quagliarello ha promesso: “Entro fine ottobre 2014 ci potrà essere la seconda deliberazione e l’approvazione definitiva della riforma costituzionale”.
La riforma dovrebbe avere il definitivo via libera. L’articolo 4 del ddl detta i tempi: “I lavori parlamentari ai progetti di legge costituzionale sono organizzati così da assicurarne la conclusione entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge”. Il termine per l’approvazione, insomma (non perentorio). Un mese fa, Quagliarello ha promesso: “Entro fine ottobre 2014 ci potrà essere la seconda deliberazione e l’approvazione definitiva della riforma costituzionale”.
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