Apri il codice: articolo 624, furto. Ma non è questo che cerchi.
Nessuna legge prevede il furto della vita. Pentapartiti, craxismi,
berlusconismi. Ora larghe intese che manomettono la Costituzione. Si
sono presi i migliori anni della nostra esistenza. E sono ancora lì.
Apri il codice penale e ti metti a cercare: articolo 624, furto.
“Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui”. Rifletti un attimo, il
bene che hai in mente può essere definito cosa mobile? No. Il codice
aggiunge: “Si considera cosa mobile anche l’energia elettrica e ogni
altra energia che abbia un valore economico”. Ecco, sì, energia, in un
certo senso… ma tu stai pensando ad altro. Provi a chiedere all’amico
avvocato, ma lui alza le spalle: “Ma no, quel furto non è previsto dal
codice. Non sempre c’è una responsabilità penale. Al massimo può essere
sociale, morale. Politica. Ammesso che in Italia esistano ancora”.
No, nessun codice prevederà mai questo reato: il furto di vita. Non
l’omicidio, sia chiaro. Ma la sottrazione delle energie – molto più
luminose di quelle elettriche -, dei pensieri, dell’entusiasmo, delle
speranze. Ecco, questo si sono portati via.
Hai quarant’anni magari e, come capita nel mezzo del cammin di nostra
vita, provi a fare bilanci. Ricordi gli anni dell’adolescenza, quella
forza dei pensieri e dei muscoli. Era il tempo del pentapartito, del
craxismo. Dei compromessi che permeavano tutto. Già, allora ti sentivi
addosso come una ragnatela, quella disillusione leggera e appiccicosa
che fa scivolare nel cinismo. Poi è arrivato il berlusconismo – del
Cavaliere e del centrosinistra complice – e si è mangiato vent’anni. Ora
ti toccano le larghe intese. Che o sei d’accordo o sei d’accordo, non
importa se ti manomettono la Costituzione.
E ti ricordi un film di Nanni Moretti: il protagonista che prende in
mano un metro, ogni centimetro un anno. Ecco, metà della vita se nè
andata (fate pure gli scongiuri, okay) e loro se la sono mangiata. Un
giorno su due passato a convivere con polemiche, odi che hanno umiliato
slanci e ideali. Speso a difenderti da chi voleva fare a pezzi il Paese
mentre tu avresti voluto affacciarti sul mondo. Ma il panorama era
coperto dalle stesse facce. Ecco, il furto che intendevi.
Poi ti guardi intorno, magari vivi in Sicilia, vedi i tuoi coetanei
costretti a emigrare. Oppure a piegare la testa a mafie e clientele. A
rinunciare a ogni impresa. Hanno preso perfino il tuo orgoglio, ma
nemmeno di questo furto si risponde. O vivi in Liguria, dove senza
tessere o affiliazioni non diventavi primario, dirigente sanitario,
professore, manager.. Non è un furto… di merito, impegno, occasioni? Hai
visto architetti amici degli amici costruire palazzi per imprenditori
oggi in galera o latitanti lasciandoti senza terra, aria, orizzonte. Hai
assistito alla carriera di giornalisti campioni di silenzi e
complicità. Mentre altri, più bravi e liberi, arrancavano. Non è un
furto?
Ci hanno rubato la vita. Non è un reato, forse, ma i responsabili ci sono. Ancora al loro posto.
(Fonte)
Meglio gli architetti che costruiscono palazzi per onorevoli, piuttosto di quelli che riesumano i navigli perché dopo la Milano da bere ci sia la Milano città d'acqua, come fosse altrettanto semplice che il restyling del garofano. Non beviamola noi!
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