Se i caccia F35 sono più importanti del Parlamento, chi comanda il Paese?
A
chiarire la catena di comando, la gerarchia decisionale sul caso, ci ha
pensato il Consiglio Supremo di Difesa presieduto da Napolitano, che
sull'ammodernamento delle forze armate non ammette veti da parte del
Parlamento
Chi deve decidere se non il
Parlamento sui 50 miliardi di euro che lo Stato italiano si è impegnato a
spendere sugli F35, i cacciabombardieri di ultima generazione che,
dalle piazze, gli striscioni, le proteste, gli editoriali per finire nel
chiacchiericcio da bar, stanno spaccando in due il dibattito politico
del Paese? La domanda, posta così, poteva, fino a questa mattina,
caricarsi di facile retorica. Nella domanda la risposta, indotta. Niente
di più falso. Ci ha pensato una riunione del Consiglio Supremo
di Difesa, tenutasi nel primo pomeriggio al Quirinale, e presieduta dal
capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a far chiarezza. O meglio, a ristabilire la gerarchia di comando. Nel senso che, secondo quanto comunicato a fine vertice, il Parlamento non può porre veti sull’adozione di provvedimenti riguardanti l’ammodernamento delle forze armate.
Cioè i rappresentanti dei cittadini, eletti in elezioni libere, non
possono inficiare i piani della Difesa. Che è un po’ come dire che la
Difesa è sopra o quanto meno al di sopra del potere legislativo. Un ‘a
parte’ completamente indipendente dai voleri popolari.
IL CASO
– In sintesi, facendo un po’ il punto della situazione: la scorsa
settimana c’è stato scompiglio in Parlamento. Vento forte e quindi gran
polverone per via di una mozione a firma 5 Stelle e Sel, che chiedevano a braccetto l’immediata sospensione del progetto F35.
Una valanga di soldi spesi in armi, un esborso gigantesco un po’ troppo
scomodo in tempo di cinghie strette per le casse dello Stato, le
coscienze dei pacifisti e la rabbia di chi deve quotidianamente fare i
conti con bollette, spesa e benzina. Mozione precisa, tema scottante,
spaccatura dietro l’angolo. Si spacca in due il governo, in sede di
dibattimento, rischia di sgretolarsi la maggioranza a corredo delle
larghe intese. Allora Pd e Pdl se ne escono con una mozione della serie
‘non facciamoci del male’ che congela il dibattito. Messaggio al
comandante: né un metro indietro né uno in avanti, impegnando Letta a
non procedere se non dopo un’accurata indagine conoscitiva della durata
di sei mesi. Così tanto per rinviare il nodo in tempi di bonaccia.
F35, IL PARLAMENTO CONGELA L'ACQUISTO
LA NOTA DELLA DIFESA
– Fatto questo passaggio, il Parlamento si era sentito libero
temporaneamente di poter voltar pagina. Fino al vertice del Quirinale e a
quella nota un po’ generica, un po’ sibillina che ha messo tutti in
guardia. Una nota che perimetra benissimo il campo di battaglia su cui
giocare questa partita: nel “rapporto fiduciario” tra Parlamento e Forze
armate, “che non può che essere fondato sul riconoscimento dei
rispettivi distinti ruoli”, la “facoltà del Parlamento” di
“eventuale sindacato delle Commissioni Difesa sui programmi di
ammodernamento delle Forze Armate, non può tradursi in un diritto di
veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per
loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali
dell'Esecutivo”.
RICATTO: "SENZA AEREI NIENTE ASSUNZIONI"
PD
– La bomba è sganciata dalle stanze del Colle, l’esplosione tocca alla
politica. “Nel totale rispetto dell’autonomia e dell'indipendenza del
Consiglio Superiore della Difesa, autorevolmente presieduto dal
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, faccio notare – afferma Gero Grassi, Vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera dei deputati – che le decisioni del Parlamento non rappresentano un diritto di veto, ma una scelta libera,
consapevole ed indipendente alla quale, credo, tutti debbano
attenersi”. E ancora: “La necessità dell’ammodernamento delle Forze
Armate non può essere in contrasto con la Costituzione e le leggi dello Stato,
né tantomeno, aggiungo, con i principi di buon senso che dovrebbero
indurre tutti, vista la situazione economica del Paese, a riconsiderare
l’enormità delle spese militari”.
GRILLO
– Il Pd, o parte dei democratici si dispongono su posizioni
battagliere, Beppe Grillo e i grillini scaglino tutta la sua potenza di
fuoco sulla nota della Difesa: “L’intervento del Consiglio supremo di
Difesa è l’ennesima prova che il Parlamento è concepito come
ratificatore di provvedimenti del governo”, ha dichiarato il capogruppo
alla Camera, Riccardo Nuti. “E’ sconvolgente che Napolitano avalli questo ennesimo schiaffo”, ha proseguito, “ci aspettiamo che come presidente del consiglio di Difesa faccia chiarezza”.
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