18:13 - Non si
mette in discussione un "sindacato" delle Camere sull'ammodernamento
Forze Armate ma "tale facoltà del Parlamento non può tradursi in un
diritto di veto su decisioni operative che spettano all'Esecutivo". Lo
afferma il Consiglio supremo di Difesa svoltosi al Quirinale alla presenza di Giorgio Napolitano.
Una nota che risponde alla mozione passata alla Camera nella quale si
sostiene sia il Parlamento ad autorizzare l'acquisto degli F35.
Il
Consiglio supremo di Difesa nella sua riunione ha ribadito che la
responsabilità dell'ammodernamento delle forze armate, nel quadro delle
alleanze Ue e Nato, spetta al governo e non al Parlamento. E' quanto si
legge nel comunicato emesso al termine della riunione dal Quirinale,
comunicato che pare fare riferimento, pur non nominandola, alla mozione
recentemente approvata dalla Camera nella quale si sostiene che spetta
al Parlamento autorizzare i prossimi step degli ordini nella commessa
degli F35, il caccia americano costruito da Lockheed Martin e
partecipato da Finmeccanica del quale le nostre Forze armate hanno
previsto un ordine di 90 esemplari per rimpiazzare i caccia attualmente
in attività.
Il comunicato del Quirinale ricorda che "la progressiva integrazione europea, in coordinamento con l'evoluzione della Nato, e la realizzazione di capacità congiunte costituiscono presupposti fondamentali per l'approntamento di forze in grado di far fronte efficacemente alle esigenze di sicurezza e di salvaguardia della pace. Questa è la prospettiva da perseguire, anche in considerazione della limitatezza delle risorse disponibili e dell'entità, da un lato, degli investimenti da effettuare per la sicurezza e la difesa e della gravità, dall'altro, delle esigenze di rilancio della crescita e dell'occupazione".
Alla riunione, presieduta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, hanno partecipato: il presidente del Consiglio, Enrico Letta; il ministro degli Esteri, Emma Bonino; il ministro dell'Interno, Angelino Alfano; il ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni; il ministro della Difesa, Mario Mauro; il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli.
Il 26 giugno scorso la Camera ha approvato una mozione della maggioranza sui cacciabombardieri F-35 che condiziona l'acquisto di quasi tutti gli esemplari previsti a un successivo voto del Parlamento. I parlamentari nella mozione chiedono, nel caso degli F35, di "non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito".
M5S: "Da Napolitano schiaffo al Parlamento" - "L'intervento del Consiglio supremo di Difesa è l'ennesima prova che il Parlamento viene concepito come ratificatore di provvedimenti del governo. E' sconvolgente che Napolitano avalli questo ennesimo schiaffo. Ci aspettiamo che come presidente del Consiglio di Difesa faccia chiarezza". Così Riccardo Nuti, capogruppo M5S Camera. "Fa venire i brividi pensare che mille persone elette dal popolo non possano pronunciarsi sull'acquisto di strumenti per le Forze Armate senza il consenso popolare, portando verso una forma di 'presidenzialismo di fatto', aggiunge Nuti.
Mauro: "Canada e Gb non si ritirano" - Non è vero che il Canada e la Gran Bretagna vogliono ritirarsi dal programma degli F35: lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro. "Nell'ultimo vertice Nato - ha reso noto il ministro - i miei omologhi canadese e britannico mi hanno confermato la loro partecipazione e mi hanno addirittura chiesto di costituire una sorta di club dei paesi impegnati nel programma nell'ottica di un'economia di scala". Mauro ha ribadito che l'adesione italiana al programma degli F35 risale al 1988 e al governo D'Alema. "Il dibattito sugli F35 - ha aggiunto il ministro - va compreso all'interno di ciò che si sta facendo per mantenere in efficienza le nostre forze armate. Se vogliamo le forze armate, devono essere armate". E alla domanda se non si potrebbe continuare a impiegare i velivoli già esistenti senza comprare i costosi F35, il ministro ha risposto che "tutto ciò che può essere immaginato come riabilitazione dei vecchi velivoli, nei limiti della sicurezza di chi li usa, viene fatto dalle forze armate" ma ha aggiunto che bisogna pensare anche ad altri aspetti: "un F35 può essere molto più preciso nelle operazioni che compie rispetto ad alcuni aerei più vecchi come ad esempio il Tornado" limitando, quindi, gli effetti collaterali.
I grillini temono il veto - Il Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio (M5S) ha espresso forte preoccupazione per l'atteggiamento del Consiglio Supremo di Difesa sottolineando, a differenza di quanto riportato nel comunicato finale, che "Il Parlamento può, senz'altro, porre veti". Di Maio ha ricordato inoltre che relativamente al programma F35, la Camera, lo scorso 26 giugno, con una mozione dichiarata ammissibile dalla Presidenza, ha impegnato il Governo "a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi dell'art. 4 della legge 31 dicembre 2012, n.244".
Il comunicato del Quirinale ricorda che "la progressiva integrazione europea, in coordinamento con l'evoluzione della Nato, e la realizzazione di capacità congiunte costituiscono presupposti fondamentali per l'approntamento di forze in grado di far fronte efficacemente alle esigenze di sicurezza e di salvaguardia della pace. Questa è la prospettiva da perseguire, anche in considerazione della limitatezza delle risorse disponibili e dell'entità, da un lato, degli investimenti da effettuare per la sicurezza e la difesa e della gravità, dall'altro, delle esigenze di rilancio della crescita e dell'occupazione".
Alla riunione, presieduta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, hanno partecipato: il presidente del Consiglio, Enrico Letta; il ministro degli Esteri, Emma Bonino; il ministro dell'Interno, Angelino Alfano; il ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni; il ministro della Difesa, Mario Mauro; il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luigi Binelli Mantelli.
Il 26 giugno scorso la Camera ha approvato una mozione della maggioranza sui cacciabombardieri F-35 che condiziona l'acquisto di quasi tutti gli esemplari previsti a un successivo voto del Parlamento. I parlamentari nella mozione chiedono, nel caso degli F35, di "non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito".
M5S: "Da Napolitano schiaffo al Parlamento" - "L'intervento del Consiglio supremo di Difesa è l'ennesima prova che il Parlamento viene concepito come ratificatore di provvedimenti del governo. E' sconvolgente che Napolitano avalli questo ennesimo schiaffo. Ci aspettiamo che come presidente del Consiglio di Difesa faccia chiarezza". Così Riccardo Nuti, capogruppo M5S Camera. "Fa venire i brividi pensare che mille persone elette dal popolo non possano pronunciarsi sull'acquisto di strumenti per le Forze Armate senza il consenso popolare, portando verso una forma di 'presidenzialismo di fatto', aggiunge Nuti.
Mauro: "Canada e Gb non si ritirano" - Non è vero che il Canada e la Gran Bretagna vogliono ritirarsi dal programma degli F35: lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro. "Nell'ultimo vertice Nato - ha reso noto il ministro - i miei omologhi canadese e britannico mi hanno confermato la loro partecipazione e mi hanno addirittura chiesto di costituire una sorta di club dei paesi impegnati nel programma nell'ottica di un'economia di scala". Mauro ha ribadito che l'adesione italiana al programma degli F35 risale al 1988 e al governo D'Alema. "Il dibattito sugli F35 - ha aggiunto il ministro - va compreso all'interno di ciò che si sta facendo per mantenere in efficienza le nostre forze armate. Se vogliamo le forze armate, devono essere armate". E alla domanda se non si potrebbe continuare a impiegare i velivoli già esistenti senza comprare i costosi F35, il ministro ha risposto che "tutto ciò che può essere immaginato come riabilitazione dei vecchi velivoli, nei limiti della sicurezza di chi li usa, viene fatto dalle forze armate" ma ha aggiunto che bisogna pensare anche ad altri aspetti: "un F35 può essere molto più preciso nelle operazioni che compie rispetto ad alcuni aerei più vecchi come ad esempio il Tornado" limitando, quindi, gli effetti collaterali.
I grillini temono il veto - Il Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio (M5S) ha espresso forte preoccupazione per l'atteggiamento del Consiglio Supremo di Difesa sottolineando, a differenza di quanto riportato nel comunicato finale, che "Il Parlamento può, senz'altro, porre veti". Di Maio ha ricordato inoltre che relativamente al programma F35, la Camera, lo scorso 26 giugno, con una mozione dichiarata ammissibile dalla Presidenza, ha impegnato il Governo "a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi dell'art. 4 della legge 31 dicembre 2012, n.244".
(Fonte)
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