Caso Ablyazov, saltano le prime teste
Lascia il capo di gabinetto del vice premier. A fine maggio aveva
incontrato l'ambasciatore kazako. Consegnata la relazione della Polizia
Immagine tratta da Quotidiano.net
Per l'affaire Shalabayeva arrivano le prime dimissioni: ieri sera ha
lasciato il capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini che,
secondo quanto emerso, il 28 maggio avrebbe ricevuto l'ambasciatore
kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere. Al centro della
riunione Ablyazov, dissidente kazako oppositore del regime.
Intanto, il capogruppo del M5s Nicola Morra ha chiesto con urgenza la convocazione della Conferenza dei capigruppo del Senato per decidere «l'immediata calendarizzazione della mozione di sfiducia contro il ministro Alfano» per la vicenda, e il presidente Grasso ha fissato alle 15.30 la riunione.
Il capo della polizia, Alessandro Pansa, ha consegnato al ministro dell'Interno Angelino Alfano una relazione sulla mancata informativa al governo, in cui ricostruisce per intero il caso dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov, fuggito dal Kazakistan nel 2009 perché oppositore del presidente Nursultan Nazarbayes. Ci sono tutte le tappe del fascicolo Shalabayeva, dal blitz nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorso in una villetta di Casal Palocco, alle porte di Roma, fino a oggi. Alfano valuterà le responsabilità dei dirigenti e dei funzionari che hanno trattato la vicenda, e prenderà i conseguenti provvedimenti: nelle alte stanze del Viminale c'è già chi si accinge a fare gli scatoloni.
Intanto, il capogruppo del M5s Nicola Morra ha chiesto con urgenza la convocazione della Conferenza dei capigruppo del Senato per decidere «l'immediata calendarizzazione della mozione di sfiducia contro il ministro Alfano» per la vicenda, e il presidente Grasso ha fissato alle 15.30 la riunione.
Il capo della polizia, Alessandro Pansa, ha consegnato al ministro dell'Interno Angelino Alfano una relazione sulla mancata informativa al governo, in cui ricostruisce per intero il caso dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov, fuggito dal Kazakistan nel 2009 perché oppositore del presidente Nursultan Nazarbayes. Ci sono tutte le tappe del fascicolo Shalabayeva, dal blitz nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorso in una villetta di Casal Palocco, alle porte di Roma, fino a oggi. Alfano valuterà le responsabilità dei dirigenti e dei funzionari che hanno trattato la vicenda, e prenderà i conseguenti provvedimenti: nelle alte stanze del Viminale c'è già chi si accinge a fare gli scatoloni.
"Se vengo chiamata a riferire - ha dichiarato Emma Bonino - riferirò
tutto quello che ho fatto" per precisare che "per legge, piaccia o no,
la Farnesina non ha alcuna competenza sulle espulsioni ed estradizioni, e
neppure l'accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia
stato riconosciuto lo status di rifugiato politico" da altri Paesi. Lo
ha ribadito il ministro degli Esteri Emma Bonino a Skytg24 sul caso
Ablyazov. "La Farnesina, per quanto nelle nostre competenze - ha
aggiunto - è accanto alla signora dal 3 giugno".
Dunque sul caso Ablyazov chi pagherà? A farne le spese potrebbero
essere i vertici del dipartimento di Pubblica sicurezza, del Viminale,
forse anche della questura di Roma. La linea del vicepremier, che
insiste nel negare ogni responsabilità, è di sacrificare un'intera linea
di comando. Tra i più a rischio ci sono il capo di gabinetto del
Ministro, Giuseppe Procaccini; il segretario del dipartimento di
sicurezza, Alessandro Valeri; il capo della polizia pro tempore,
Alessandro Marangoni. Ieri Pansa ha convocato nel suo ufficio i
protagonisti di questa storia. Il dossier servirà a chiarire i dettagli
tecnici di una storia peraltro già ampiamente conosciuta. Ma i nodi
politici restano tutti. E infatti alla politica, cioè al ministro,
spetterà decidere chi "sacrificare" tra i dirigenti.
Ci sono dunque due livelli da considerare: la mancata informativa
- sulla quale appunto relazionerà Pansa - e la regolarità del
procedimento, asserita in un primo momento, salvo poi fare marcia
indietro e revocare l'espulsione. Chi avrebbe dovuto avvertire il
ministro? Come spesso accade in casi analoghi, è al capo di Gabinetto
che Alfano gira la richiesta arrivatagli dall'ambasciatore kazako di
catturare quello che viene presentato come un latitante armato,
pericoloso e ricercato dall'Interpol, Mukhtar Ablyazov.
Siamo alla fine di maggio, il posto di capo della polizia è ancora
vacante dopo la morte di Antonio Manganelli. A reggere le redini del
Dipartimento è il vicario Alessandro Marangoni. Anche la sua posizione
appare delicata. Sembra che Procaccini abbia girato la richiesta kazaka
all'attenzione di Alessandro Valeri, capo della segreteria di Marangoni.
Da qui la palla sarebbe poi finita nelle mani della questura di Roma -
guidata da Fulvio della Rocca - che è intervenuta con la Squadra Mobile,
dopo avere avuto dall'Interpol la conferma che il kazako è in effetti
un ricercato. Qui entro in gioco un altro nome "pesante", quello del
vicecapo della polizia Francesco Cirillo, che sovrintende la Criminalpol
ed è responsabile dei rapporti con l'Interpol, da cui non sarebbe
arrivata l'informazione che il dissidente godeva di asilo politico a
Londra.
Ognuno di questi alti funzionari, in un modo o nell'altro, ha avuto la
responsabilità di non aver sentito puzza di bruciato, di non capire che
non si trattava di uno dei normali casi di catture ed espulsioni che
quotidianamente interessano le forze di polizia e che quindi il ministro
andava tenuto al corrente dell'operazione. Dai provvedimenti che
saranno adottati potrebbero anche determinarsi le condizioni per
rinnovare i vertici della Polizia, dopo la recente nomina di Pansa.
Nelle prossime settimane, infatti, nomi nuovi entreranno in alcuni posti
chiave.
C'è poi la questione regolarità della procedura, salvaguardata venerdì
scorso dal Governo, ma che regolare non é invece stata, nonostante il
"timbro" emesso da quattro distinti provvedimenti dell'autorità
giudiziaria di Roma. Restano, infatti tutti i dubbi su una serie di
forzature attuate, secondo una lettura, per assecondare le pressanti
richieste dell'ambasciata kazaka, Paese con cui l'Italia ha un'alleanza
strategica nel settore energetico. Ma fonti di polizia replicano che
l'iter è stato regolare: dai controlli fatti il 29 maggio la donna
risultava una clandestina con il passaporto manomesso (poi risultato
regolare) e dunque è stato seguito un iter veloce di espulsione. Solo
successivamente gli avvocati della donna hanno presentato una
documentazione aggiuntiva da cui risultava che la kazaka aveva un
permesso di soggiorno lettone valido nei Paesi Schengen con scadenza a
fine ottobre. Mentre si cerca di far luce sulle responsabilità, su un
altro fronte, quello che riguarda direttamente la situazione di Alma
Shalabayeva, si starebbe lavorando per un suo ritorno in Italia, che non
è da escludersi. Di fatto, essendo stata revocata l'espulsione, la
donna può rientrare. Le ultime righe del comunicato con cui il governo
il 12 luglio ha revocato l'espulsione inquadrano bene il terreno sui cui
ci si muove: "A seguito della revoca del provvedimento che verrà
immediatamente resa nota alle autorità kazake attraverso i canali
diplomatici - riferiva il testo - la signora Alma Shalabayeva potrà
rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione". Alcuni
passi per arrivare a questo risultato sarebbero già stati compiuti.
M5s e Sel: mozione di sfiducia verso Alfano - È stata depositata
alla Camera e al Senato la mozione di sfiducia individuale del Movimento
5 Stelle e di Sel nei confronti del ministro dell'Interno Angelino
Alfano per la vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del
dissidente kazako Ablyazov. Il testo, porta la firma di tutti i deputati
dei due gruppi. "La mozione di sfiducia - ha spiegato il deputato M5s
Daniele Del Grosso - è stata scritta dai deputati 5 Stelle componenti
della commissione Affari esteri della Camera e firmata da tutti i
parlamentari del gruppo, con l'adesione anche dei colleghi del gruppo di
Sinistra e libertà". Il testo, che porta come prima firma quella del
capogruppo 5 Stelle Riccardo Nuti e a seguire quella del presidente dei
deputati di Sel Gennaro Migliore, ha in calce più delle 63 firme che
sono necessarie per la presentazione di una mozione di sfiducia. Quanto
ai tempi, sarà la conferenza dei capigruppo, che al momento non risulta
ancora convocata, a dover decidere. In ogni caso, la mozione di sfiducia
non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua
presentazione.
Non accenna dunque a spegnersi la polemica sul caso dell'espulsione
della moglie del dissidente kazako Ablyazov, e si rinfocolano le
tensioni nella maggioranza col Pdl che difende a spada tratta Alfano
attaccando a sua volta il Pd. Santanchè e Brunetta se la prendono con
"il partito di Repubblica" che punterebbe a "far cadere Letta per
promuovere Renzi alla testa del Pd e poi del Paese". Da Palazzo Grazioli
intanto si smentisce che il 6 luglio Berlusconi abbia incontrato il
presidente kazako Nazarbayev.
Non solo, nelle ultime ore la situazione di Alfano è peggiorata per
l'arrivo di un ulteriore dettaglio, emerso in queste ore. Il 31 maggio,
il giorno dopo l'espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia,
l'ambasciata kazaka mandò un fax all'ufficio immigrazione per
congratularsi per il successo e la rapidità dell'espulsione. Anche di
questo documento il ministro e il suo gabinetto non erano a conoscenza?
Fu proprio Alfano, il 28 maggio al Viminale, a chiedere al suo capo di
gabinetto di ricevere l'ambasciatore kazako e il suo primo consigliere
per ascoltare le loro richieste. Ma - ha detto il responsabile del
Viminale - lui non seppe più nulla di quella pratica.
Alfano continua ad apparire tranquillo ai suoi collaboratori. La sua
posizione l'ha ribadita più volte: lui nulla ha saputo della piega che
ha preso la vicenda con il blitz e l'espulsione-lampo della moglie di
Ablyazov e di sua figlia. Quanto al peccato di "omesso controllo", la
difesa è che in una struttura così grande come quella del Viminale è
impossibile avere un occhio per tutto quello che accade e proprio per
questo il ministro conta su una squadra che lo supporta nelle sue
decisioni. Una squadra che in questo momento è sotto torchio per
l'indagine che sta portando avanti Pansa. La relazione non proporrà i
nomi dei "colpevoli", ma ricostruirà tutti i contorti passaggi di quei
giorni di fine maggio. Spetterà poi al ministro Alfano proporre la
sanzione per i responsabili della "mancata informativa". Sì perché la
nota di Palazzo Chigi che annuncia la revoca dell'espulsione per Alma
Shalabayeva sottolinea "la regolarità formale" del procedimento di
espulsione, mentre si lamenta il fatto che il Governo, ministro
dell'Interno in primis, sia stato tenuto all'oscuro.
Epifani, chi ha sbagliato non potrà sottrarsi - "Una democrazia
non può consentire quanto accaduto, giorno dopo giorno l'indignazione
sale con giusto fondamento. Si chiariscano rapidamente tutti punti
ancora oscuri, poi chi ha sbagliato dovrà alla luce del sole assumersi
le proprie responsabilità dell'inaccettabile errore commesso, anche
perché non potrà in nessun caso sottrarsi". Lo scrive su Facebook il
segretario del Pd Guglielmo Epifani a proposito del caso Shalabayeva.
"In gioco - evidenzia Epifani - c'è la tutela di diritti umani come
quelli della signora Shalabayeva e di sua figlia di soli sei anni, come
anche la dignità e la credibilità del paese e delle nostre istituzioni".
Il segretario del Pd dà il suo ultimatum a Letta: "su una vicenda come
questa non possiamo far finta di nulla, non possiamo accontentarci, non
ci possono essere zone d'ombra, vogliamo chiarezza sui responsabili".
Letta: chi ha sbagliato pagherà - "Faremo piena luce e arriveremo
in fondo, anche dal punto di vista delle sanzioni. E dunque chi ha
sbagliato ne risponderà". Lo ha assicurato il presidente del Consiglio
Enrico Letta, come riporta in apertura oggi il quotidiano la Repubblica,
sulla questione della vicenda di Alma Shalabayeva, moglie del
dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa dall' Italia lo scorso
maggio con la figlia. "Mi aspetto che la relazione del capo della
Polizia arrivi prestissimo - aggiunge il premier secondo quanto
riportato dal quotidiano - e sono sicuro che sarà in linea con quella
total disclosure che abbiamo imposto sulla vicenda". Il premier, come
riferisce oggi anche il Corriere della Sera, sottolinea che "sarà fatta
luce piena" e che i responsabili "verranno sanzionati, in linea con la
massima trasparenza che abbiamo imposto". Il quotidiano di via
Solferino, insieme a Repubblica e al Giornale, riporta anche di un
ministro dell'Interno Angelino Alfano 'furibondo'. "Salteranno molte
capocce - sono le parole del titolare del Viminale come riferite dal
Giornale, - si fermeranno molte carriere. Chi mi ha ingannato deve
pagare". Il vicepremier, aggiunge Repubblica, punta a difendersi con
l'indagine interna del prefetto Pansa. Come confidato ai suoi
collaboratori e riportato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, Alfano
ha chiesto "una relazione in tempi rapidissimi al capo della Polizia" e
"in base a quella ricostruzione dei fatti" agirà, precisando che parlerà
"con le decisioni".
(Fonte)
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