SCHIAFFO ALLA CARTA, SÌ DEL SENATO AL DDL COSTITUZIONALE
Approvato il testo che stravolge l’articolo 138: si crea una
scorciatoia per l’approvazione delle riforme, nasce il comitato dei 42.
La maggioranza ammette: “È una polizza vita per il governo”.
Il primo colpo alla Costituzione, piazzato in fretta e furia.
Celebrato come un successo dal governo dei rinvii, ma che arriva nel
giorno in cui la costituzionalista Carlassare annuncia l’addio alla
commissione dei saggi per le riforme “perché questa maggioranza è
estranea ai valori del diritto”. Con 203 sì, 54 no e 4 astenuti, il
Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale 813. Via libera
quindi al comitato dei 42 (20 deputati e 20 senatori, più i presidenti
delle commissioni Affari Costituzionali di Senato e Camera), che nei 18
mesi dalla sua formazione dovrebbe riscrivere un bel pezzo della Carta: i
titoli I, II, III e V della seconda parte (dal Parlamento al Presidente
della Repubblica, sino alle parti su Governo e Regioni, Province e
Comuni) più le norme “strettamente connesse” a quelle modificate. Sì
anche alla deroga all’articolo 138, che dimezza da tre mesi a 45 giorni
l’intervallo tra una lettura e l’altra in Parlamento del futuro ddl di
revisione costituzionale. Uno strappo alla
norma che per molti costituzionalisti rappresenta “la valvola di
sicurezza della Carta”. Confermato, infine, anche un punto fondamentale
per il Pdl: una nuova legge elettorale potrà essere scritta solo dopo la
riforma.
IN UN’AULA con ampi vuoti (non ha votato un senatore pdl su quattro,
causa ufficio di presidenza dei berlusconiani) la maggioranza ha portato
a casa il suo testo. A votare contro Sel e Cinque Stelle, che hanno
provato a contenere i danni con una pioggia di emendamenti: puntualmente
bocciati. No alla proposta di M5S di trasmettere in streaming i lavori
del comitato, “perché la gente deve avere la possibilità di formarsi un
pieno giudizio sulle proposte che questi signori vorranno calarci”, come
aveva sostenuto il 5 Stelle Endrizzi. Porta chiusa anche alla modifica
chiesta da Sel per l’articolo 3, che vieta i sub-emendamenti di singoli
deputati e senatori. “Così si lede l’uguaglianza dei parlamentari” si
era sgolata Loredana De Petris. Ma la norma è intatta: a proporre
modifiche al ddl del comitato potranno essere solo i presidenti dei
gruppi, dieci senatori o 20 deputati. Bocciando e ribocciando, la
maggioranza ha blindato il testo. Ed ha incassato il sì al ddl. Quello
che De Petris ha bollato come “una polizza assicurativa per l’attuale
governo, un modo per tenere assieme una maggioranza pasticciata”.
Incredibilmente (o forse no) in aula il capogruppo di Scelta Civica,
Gianluca Susta, ha usato lo stesso termine: “Le riforme avviate
rappresentano una polizza vita per l’esecutivo”. Come a dire: finché c’è
ddl, c’è speranza. E allora non stupisce il tweet gioioso di Enrico
Letta: “Un passo avanti per la necessaria riforma della politica.
Rispettando i tempi”.
IL MINISTRO per le Riforme, Gaetano Quagliarello, ammette quello che
tutti sapevano ma nessuno diceva: “Dobbiamo approvare il testo alla
Camera prima delle ferie”. L’imperativo è bruciare i tempi anche alla
Camera: dove non è prevista la procedura d’urgenza su materie
costituzionali (applicata in Senato), ma dove la maggioranza ha già
forzato i tempi nella capigruppo, mettendo in calendario il ddl per il
29 luglio. Si andrà di corsa, per far iniziare a decorrere i tre mesi
tra una lettura e l’altra da agosto. Obiettivo finale, approvare il ddl
in via definitiva tra fine ottobre e inizio novembre. Nicola Morra,
capogruppo in Senato di M5S: “Mercoledì lo abbiamo detto anche a
Napolitano: su una materia delicatissima andrebbe fatta in modo
condiviso. E invece la maggioranza va dritta”. E allora? “Cercheremo di
fare ostruzionismo, ma i numeri in aula sono quelli che sono. Qualcosa
ci inventeremo”. A margine, la solitudine di Walter Tocci e Silvana
Amati: gli unici senatori Pd ad astenersi sul ddl, e a criticarlo. “I
nostri partiti rappresentano a malapena metà del corpo elettorale,
riformare oggi la Costituzione è un ardimento senza responsabilità”
aveva detto Tocci martedì. C’è chi resiste fuori del Parlamento: a
Bologna è nata la Rete dei comitati per la difesa della Costituzione,
che annuncia una campagna di “informazione e sensibilizzazione dei
cittadini”.
da Il Fatto Quotidiano - (Fonte)
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