Chissà quanti sanno dell’esistenza di una “consultazione pubblica sulle Riforme costituzionali”, promossa dall’omonimo ministero. Consultazione on line, che il sito del governo definisce “un’importante occasione di partecipare al processo di riforma e fornire indicazioni preziose per i lavori istituzionali”. Nel concreto, il sondaggio è composto di due questionari, uno breve e uno di “approfondimento” sui temi delle riforme, più di “una fase di discussione pubblica”: ancora da avviare e definire. La consultazione è partita l’8 luglio scorso e si concluderà l’8 ottobre. I risultati, assicura sempre il governo, “confluiranno in un rapporto che sarà consegnato alla presidenza del Consiglio”. Ma quanti hanno risposto sinora? Per ora, niente dati. “Siamo partiti solo tre settimane fa, i primi numeri verrano diffusi in agosto” fanno sapere dal ministero per le Riforme. Da dove raccontano che a volere la consultazione sono stati il ministro Quagliarello e il premier Letta. Come si partecipa materialmente “al processo di riforma”? Si parte dall’indirizzo http://www.partecipa.gov.it/ dove si trovano i questionari.
Si comincia con quello breve: “8 domande di facile comprensione, per
rispondere servono almeno 5 minuti di tempo”, assicura l’introduzione .
Prima però ci sono i preliminari: bisogna fornire la propria mail e
rispondere a un elementare quesito (tipo “quanto fa 5+4?”). Quindi si
riceve il link con le domande. E si parte: “Secondo te, l’attuale forma
di governo deve essere modificata?”. Seguono 5 possibili, diverse
risposte. Incluse le opzioni “altro” e “non so/nessuna risposta”. Dal
ministero precisano: “È l’identico schema dei questionari dell’Istat” .
Sotto ogni pagina, una nota informativa e un glossario. Si arriva al
quarto quesito: “Secondo te, per migliorare l’efficienza del Parlamento,
in quale ordine di priorità occorre intervenire sulle seguente
opzioni?”. Sei le possibili repliche: obbligatorio decidere se è più
urgente sul numero dei parlamentari piuttosto che “sulla trasparenza
dell’operato del Parlamento”. Si scivola alla fine del questionario, e
c’è la sorpresa: un modulo da riempire con la propria data di nascita,
la residenza, il cap. Vanno indicati anche “il titolo di studio più alto
conseguito” e la professione. Curiosamente, anche il settore in cui si
lavora (non bastava il mestiere?). Se non si compilano tutte le caselle,
il questionario non può essere inviato e le risposte non possono essere
convalidate.
Tutto è opinabile: ma è facile sentirsi invasi dalla pioggia di
richieste. Dal ministero ribadiscono: “Siamo sempre nella tipologia dei
questionari Istat. E poi dobbiamo essere certi di chi risponde: parliamo
della Costituzione”. Ci sarebbe anche il secondo questionario. Per
compilarlo ci vogliono almeno “tra i 15 e i 30 minuti”. Il tenore delle
domande sale. “A quale forma di governo ti senti più vicino?” è
l’esordio.
Riavvolgendo il nastro, si torna al-l’interrogativo di
partenza: quanti sanno dei questionari? “Faremo iniziative pubbliche per
renderli noti, li diffonderemo” assicurano. Ieri dalla Grecia ha
parlato il premier Letta: “Sono molto contento della mediazione trovata
(sul rinvio del ddl, ndr), io non mi sono mai impuntato”. La presidente
della Camera Boldrini pronostica: “Le riforme? Penso che verranno
approvate entro la fine dell’anno”. Sisto (Pdl), capogruppo commissione
Affari Costituzionali della Camera, conferma la linea: “Nuova legge
elettorale solo dopo la riforma, il ritorno al Mattarellum non sarebbe
un ritocco”. Poi c’è Vincenzo Vita, più volte parlamentare Pd: “Ho
firmato convintamente l’appello del Fatto, in un Paese come il nostro
mettere mano alla Carta è assai rischioso”.
(Fonte)
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