Ilva: «Tumori dovuti alle sigarette» Orlando convoca Bondi per chiarimenti
Una consulenza tecnica chiesta dal commissario straordinario ribalta le cause dell'aumento dei tumori a Taranto
14.07.13 - Il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ha deciso di convocare nelle
prossime ore il Commissario straordinario dell'Ilva, Enrico Bondi. La
decisione - si apprende - è stata presa per approfondire i risultati di
una consulenza tecnica chiesta da Bondi secondo cui la diffusione del
tumore ai polmoni fra i tarantini non dipende dall'inquinamento ma dal
consumo di sigarette.
SIGARETTE - All'origine del
chiarimento le affermazioni contenute in una lettera che il commissario
dell'Ilva, Enrico Bondi, ha inviato al presidente della Regione Puglia,
Nichi Vendola, nonché all'Arpa Puglia, all'Ares Puglia e all'Asl di
Taranto, con la quale contesta sia il collegamento fra inquinamento del
siderurgico e casi di tumore a Taranto - collegamento evidenziato nelle
relazioni consegnate dai periti alla magistratura -, sia l'introduzione
della Valutazione del danno sanitario nell'Autorizzazione integrata
ambientale dell'Ilva. Nella nota si legge: «È erroneo e fuorviante
attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a
esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due
decenni». L'aumento dei tumori ai polmoni sarebbe dovuto al consumo di
sigarette: «È noto che a Taranto - scrivono i tecnici - città portuale,
la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre
aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era
ridotto fino agli anni '70».
VENDOLA - La ricostruzione dei
tecnici ha fatto inorridire il presidente della Regione Puglia, Nichi
Vendola, che ha definito «inaccettabili» gli argomenti di Bondi e ha
confermato tutti i suoi dubbi «sull'affidare il ruolo di commissario
dell'Ilva all'ad dell'azienda». «Mi sarei aspettato dal commissario - ha
rilevato il governatore - una più netta presa di distanza
dall'approccio negazionista che l'Ilva ha tenuto negli ultimi vent'anni.
Come temevo, invece, le osservazioni di Bondi commissario non sembrano
molto diverse da quelle di Bondi amministratore delegato».
REAZIONI - Sulla nota di Bondi
altri esponenti politici sono intervenuti. «Sono basita dalle
dichiarazioni del commissario Enrico Bondi sull'Ilva di Taranto - ha
detto la senatrice del Pd Laura Puppato -. Chiederò immediati
chiarimenti, il testo completo della relazione e un'audizione urgente di
Bondi in Commissione ambiente al Senato».
(Fonte)
FACCIAMO UN PASSO INDIETRO
I filmati dei carabinieri Sequestrare le torce Ilva
26.06.11-TARANTO - Nubi rossastre di gas sparate nel cielo e
sulla testa dei tarantini. Le hanno filmate e fotografate i
carabinieri del Noe che per quaranta giorni hanno monitorato l'
attività dell' Ilva, la grande fabbrica dell' acciaio. Emissioni
perlomeno sospette ed è per questo che gli esperti del nucleo
operativo ecologico hanno suggerito alla procura ionica di sequestrare
gli impianti targati Ilva. Sotto accuse le torce delle due acciaierie.
Da quei cannoni puntati sulla città parte il cosiddetto slopping,
ovvero lo sversamento di inquietanti nubi dall' aspetto terrificante e
dagli effetti sicuramente poco salutari. Le valutazioni del Noe sono
finite in un corposo rapporto nell' inchiesta con la quale i magistrati
stanno cercando di fare piena luce sulle fonti dell' inquinamento da
diossine, pcb e benzoapirene che ha tramortito Taranto e la sua
provincia. L' indagine ha preso il via dalla contaminazione di capre e
pecore che furono abbattute a migliaia. Ora è in corso una maxiperizia
per comprendere le responsabilità dell' inquinamento. Il fondamentale
passaggio è al centro di un incidente probatorio nel corso del quale è
stato prodotto anche il rapporto del Ros. Nell' inchiesta sono indagati
Emilio Riva, patron del colosso siderurgico, suo figlio Nicola e i
dirigenti Luigi Caporosso, direttore dello stabilimento, e Ivan Di
Maggio, responsabile del reparto cokerie. A loro carico sono ipotizzati
i reati di disastro colposo e doloso.
(Fonte)
(Fonte)
Diossina e ossido di ferro dall'Ilva "Il ministero sapeva tutto dal 2011"
Il rapporto dei carabinieri del Noe fu inviato alla Prestigiacomo: "Emissioni diffuse"
20.08.12- L’esplosivo rapporto del Noe (Nucleo operativo ecologico) dei
carabinieri di Lecce del maggiore Nicola Candido, che documentava il
disastro ambientale di Taranto, con le fughe di emissioni «diffuse e
fuggitive» dagli impianti di area a caldo dell’Ilva, arrivò a Roma, al
ministero dell’Ambiente. Eravamo alla vigilia dell’approvazione, dopo
sette anni, dell’AIA, l’Autorizzazione integrata ambientale, e non
successe nulla. Nessun intervento, interrogativo, nessuna iniziativa fu
presa. Eppure, quel rapporto del Noe con la denuncia di centinaia di
«eventi irregolari» è parte integrante delle accuse mosse dalla Procura
di Taranto all’Ilva.
L’allora ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, giura che non vi furono pressioni di sorta per l’AIA, che fu approvata il 4 agosto del 2011. Anche se dalle intercettazioni telefoniche e ambientali risulta, invece, che i dirigenti dell’Ilva si mossero con funzionari della Regione Puglia e con la commissione ministeriale per addolcire l’AIA. Ma rimane un mistero come della prova dell’inquinamento in corso a Taranto nessuno tenne conto. Era l’aprile dell’anno scorso.
Circolavano in rete video o fotografie che riprendevano «strani» sbuffi dall’acciaieria dell’Ilva e più in generale dall’area a caldo dello stabilimento. Con il via libera della procura, il Noe dei carabinieri di Lecce piazzò alcune telecamere esterne ai perimetri dell’Ilva. Mise sotto intercettazione visiva e sonora per quaranta giorni quello che accadeva, 24 ore su 24, nella acciaieria più grande d’Europa.
E registrò il cosiddetto fenomeno di «slopping» in occasione delle colate d’acciaio, la fuoriuscita cioè di ossido di ferro, una nuvola rossastra che posandosi sporca di rosso gard rail e asfalto della provinciale, dall’acciaieria 1 e 2.
Dal primo aprile al 10 maggio del 2011 furono segnalati 121 fenomeni di «slopping» all’acciaieria 1 e 65 all’acciaieria 2. Nel secondo caso, la metà di quelle emissioni dell’acciaieria 1. E per gli uomini del Noe che fecero domande e acquisirono documentazione, fu chiara la ragione della differenza: all’acciaieria 2 erano stati montati sistemi di captazione di fumi più moderni. In ogni caso, la dimensione dei fenomeni era tale che non potevano essere giustificati per la eccessiva frequenza.
Naturalmente viene spontaneo chiedersi se rispetto a un anno fa la situazione è migliorata o meno.
E la risposta (molto informale) che arriva da chi monitora l’inquinamento è che gli «slopping sono ridimensionati ma non eliminati». Ma perché avvengono e cosa si può fare per eliminarli? Intanto è evidente che la differenza tra le due acciaierie indica una possibile soluzione, sull’efficacia dei sistemi di captazione, poi la causa potrebbe trarre origine da «rotture meccaniche», da «errori tecnici», dalle stesse «torce meccaniche».
L’attività di monitoraggio del Noe dei carabinieri di Lecce, nella primavera dello scorso anno non si fermò soltanto alle acciaierie. Dalla gestione dei rottami ferrosi, un’area all’aperto dove attraverso piccole colate di materiali incandescenti, ad alta temperatura, viene recuperato il ferro, si notavano, di notte, dei bagliori. Erano emissioni in atmosfera di fumi non captati. E poi le cosiddette torce, collegate all’acciaieria, dove vengono convogliati i gas della colata. Sono dei sistemi d’emergenza che per gli 007 del Noe in realtà servono a smaltire gas, ovvero rifiuti che dovrebbero essere recuperati diversamente.
Il rapporto del Noe dei carabinieri di Lecce è parte integrante delle accuse della Procura di Lecce che, tra l’altro, trova conferme nel lavoro dei periti chimici durante l’incidente probatorio. E sempre al Noe toccò verificare alcuni esposti con allegati video su quello che accadeva nel reparto cokerie. Il 28 novembre del 2011, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce entrarono all’Ilva. Scrive il gip Patrizia Todisco: «L’esito fu sconcertante. Durante la fase di scaricamento i militari notavano personalmente, in sede di sopralluogo, la generazione di emissioni fuggitive provenienti dai forni che, una volta aperti per fare fuoriuscire il coke distillato, lasciavano uscire i gas del processo che invece dovrebbero essere captati da appositi aspiratori/abbattitori».
L’allora ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, giura che non vi furono pressioni di sorta per l’AIA, che fu approvata il 4 agosto del 2011. Anche se dalle intercettazioni telefoniche e ambientali risulta, invece, che i dirigenti dell’Ilva si mossero con funzionari della Regione Puglia e con la commissione ministeriale per addolcire l’AIA. Ma rimane un mistero come della prova dell’inquinamento in corso a Taranto nessuno tenne conto. Era l’aprile dell’anno scorso.
Circolavano in rete video o fotografie che riprendevano «strani» sbuffi dall’acciaieria dell’Ilva e più in generale dall’area a caldo dello stabilimento. Con il via libera della procura, il Noe dei carabinieri di Lecce piazzò alcune telecamere esterne ai perimetri dell’Ilva. Mise sotto intercettazione visiva e sonora per quaranta giorni quello che accadeva, 24 ore su 24, nella acciaieria più grande d’Europa.
E registrò il cosiddetto fenomeno di «slopping» in occasione delle colate d’acciaio, la fuoriuscita cioè di ossido di ferro, una nuvola rossastra che posandosi sporca di rosso gard rail e asfalto della provinciale, dall’acciaieria 1 e 2.
Dal primo aprile al 10 maggio del 2011 furono segnalati 121 fenomeni di «slopping» all’acciaieria 1 e 65 all’acciaieria 2. Nel secondo caso, la metà di quelle emissioni dell’acciaieria 1. E per gli uomini del Noe che fecero domande e acquisirono documentazione, fu chiara la ragione della differenza: all’acciaieria 2 erano stati montati sistemi di captazione di fumi più moderni. In ogni caso, la dimensione dei fenomeni era tale che non potevano essere giustificati per la eccessiva frequenza.
Naturalmente viene spontaneo chiedersi se rispetto a un anno fa la situazione è migliorata o meno.
E la risposta (molto informale) che arriva da chi monitora l’inquinamento è che gli «slopping sono ridimensionati ma non eliminati». Ma perché avvengono e cosa si può fare per eliminarli? Intanto è evidente che la differenza tra le due acciaierie indica una possibile soluzione, sull’efficacia dei sistemi di captazione, poi la causa potrebbe trarre origine da «rotture meccaniche», da «errori tecnici», dalle stesse «torce meccaniche».
L’attività di monitoraggio del Noe dei carabinieri di Lecce, nella primavera dello scorso anno non si fermò soltanto alle acciaierie. Dalla gestione dei rottami ferrosi, un’area all’aperto dove attraverso piccole colate di materiali incandescenti, ad alta temperatura, viene recuperato il ferro, si notavano, di notte, dei bagliori. Erano emissioni in atmosfera di fumi non captati. E poi le cosiddette torce, collegate all’acciaieria, dove vengono convogliati i gas della colata. Sono dei sistemi d’emergenza che per gli 007 del Noe in realtà servono a smaltire gas, ovvero rifiuti che dovrebbero essere recuperati diversamente.
Il rapporto del Noe dei carabinieri di Lecce è parte integrante delle accuse della Procura di Lecce che, tra l’altro, trova conferme nel lavoro dei periti chimici durante l’incidente probatorio. E sempre al Noe toccò verificare alcuni esposti con allegati video su quello che accadeva nel reparto cokerie. Il 28 novembre del 2011, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce entrarono all’Ilva. Scrive il gip Patrizia Todisco: «L’esito fu sconcertante. Durante la fase di scaricamento i militari notavano personalmente, in sede di sopralluogo, la generazione di emissioni fuggitive provenienti dai forni che, una volta aperti per fare fuoriuscire il coke distillato, lasciavano uscire i gas del processo che invece dovrebbero essere captati da appositi aspiratori/abbattitori».
(Fonte)
ILVA. Nuove contaminazioni. Esposto consegnato alle autorità - Il comunicato del Fondo Antidiossina.
05.06.13 - Il Fondo Antidiossina Taranto onlus ha consegnato questa
mattina, alle ore 12,30, nelle mani del dirigente della Digos di
Taranto, dott. Maurizio Scialpi, l'esposto indirizzato al Procuratore di
Taranto, Franco Sebastio.
Il
documento è correlato da 2 video e da importanti deduzioni che
metterebbero in luce presunte violazioni, da parte dell'ILVA di
Taranto, di diverse prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata
Ambientale.
Come già
preannunciato, entrambi i video saranno consegnati anche alla
Commissione ed al Parlamento Europei entro questa settimana.
GLI ALLEGATI del comunicato del Fondo Antidiossina di Taranto:
Nel primo video,
girato da alcuni operai all'interno dell'Acciaieria1 (il 25 maggio
2013, ore 19.00), già proposto alcuni giorni fa da alcuni telegiornali
nazionali, si evidenziano alcune anomalie che sarebbero in atto
nell'impianto in questione durante il trattamento di desolforazione
della ghisa che proviene dall'altoforno. La desolforazione avviene
mediante l’iniezione nel bagno di ghisa fusa di agenti desolforanti
(carburo di calcio, soda, calce, ecc...) e provoca la formazione di
polveri e fumi acidi soprattutto pericolosi per la salute degli operai
che lavorano all'interno dell'acciaieria. I fumi dovrebbero essere
captati da apposite giranti e cappe di aspirazione che, come si vede nel
filmato, ed in tante altre occasioni rilevate dall'esterno, non
funzionano come dovrebbero a norma, causando di frequente i noti
fenomeni di "slopping", più volte rilevati e segnalati dai carabinieri
del NOE di Lecce e dai custodi giudiziari della Procura di Taranto.
- Nel secondo video, girato dal Presidente del Fondo Antidiossina nella notte tra
il 3 ed il 4 giugno 2013, si notano imponenti nubi di fumi e di polveri
che fuoriescono dalle aree basse degli impianti delI'lva di Taranto. Le
immagini nette evidenziano che si tratta, senza alcun dubbio, di
emissioni diffuse, fuggitive e non convogliate poichè non provenienti
dai camini. Un vero scenario da girone dell'Inferno che potrebbe
rivelarsi un elemento importante nel dimostrare la non ottemperanza
delle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale concessa
all'Ilva di Taranto. Vedendo questi fumi che fuoriescono, su vasta scala
in diverse zone degli impianti, il Fondo Antidiossina si pone degli
interrogativi sulla effettiva messa in atto e rispetto delle
prescrizioni dell'Aia. La non-osservanza delle prescrizioni AIA, la cui
inottemperanza é stata denunciata anche dal Garante dell'Aia, dott.
Vitaliano Esposito, resta un fatto molto grave ed eloquente in merito
alla condotta dell'Ilva nei confronti delle procedure ritenute
fondamentali al corretto svolgersi della produzione e dei suoi cicli.
Il video in oggetto pone dunque l'accento sulle prescrizioni seguenti: copertura
nastri trasportatori (prescr.6), installazione sistema "proven" per
abbatere i fumi in cokeria (prescr. 16/B e 16/F); copertura area GRF,
area scarico paiole, area gestione polveri (prescr.16/H e 16/I);
minimizzazione emissioni gassose e fuggitive impianti trattamento gas
(prescr.36), captazione e convogliamento emissioni diffuse impianto
sinterizzazione (prescr.60); impianto aspirazione desolforazione ghisa
(prescr.70A); nebulizzazione area svuotamento scoria liquida paiole
(prescr.70B).
(Fonte)
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