Cosa hanno in comune padre Groeschel e altri uomini di Chiesa, con Freud e Foucault? Un'idea perversa della sessualità umana, finalizzata a legittimare la pedofilia
Il vescovo emerito di Grosseto, Giacomo Babini, è stato senza dubbio
uno dei più espliciti negatori di una storia criminale che ha radici
antiche: la violenza pedofila. Per cimentare questa sua dote, il 9
aprile 2010, scelse un sito noto per ospitare e rilanciare le idee di
personaggi che non disdegnano ancora oggi i princìpi reazionari della
Chiesa preconciliare. Secondo il presule, dietro le decine di migliaia
di casi di pedofilia clericale che tra il 2009 e il 2010 hanno travolto
decine di diocesi in tutto il mondo non c'era altro che un piano
congegnato da diaboliche menti «nemiche dei cristiani e del
cristianesimo», vale a dire «i nemici di sempre del cattolicesimo,
ovvero massoni ed ebrei». Da comunicatore esperto, il vescovo ha poi
smentito di aver pronunciato queste frasi (smentito a sua volta dal
direttore della testata che pubblicò l'intervista). Ma intanto il
messaggio era stato lanciato, la polemica innestata, il dubbio
insinuato. Non contento, l'uomo di Chiesa così concludeva rinforzando il
concetto: «L'Olocausto fu una vergogna per l'intera umanità ma adesso
occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che
Hitler fosse solo pazzo. La verità è che il furore criminale nazista si
scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che
strozzarono l'economia tedesca». Come dire, sono stati gli stessi ebrei a
provocare lo sterminio che fu a un passo dall'annientarli: se la sono
cercata. Pronunciate o no da Babini, le sue frasi ricalcano sia l'idea
negazionista dei presuli tradizionalisti seguaci del cardinal Lefebvre
(scomunicati nel 1988 e riabilitati da papa Ratzinger nel gennaio del
2010), sia quella che ispirò i gerarchi nazisti che nel 1941
pianificarono la "soluzione finale". Negazionismo: le vittime diventano
colpevoli. Dopo l'eliminazione fisica, deve scomparire il concetto
stesso di vittima. C'è in questa "idea" un inquietante nesso con quella
che traccia la lunga storia delle violenze su bambini e adolescenti da
parte di uomini e donne di Chiesa. Una storia millenaria di abusi
pedofili e di giustificazione e copertura dei colpevoli.
Il "caso Babini" non è isolato e certe convinzioni sono ancora oggi
piuttosto radicate all'interno della Chiesa cattolica. La conferma viene
dagli interventi che ogni tanto spuntano dalle pagine dei giornali di
mezzo mondo. L'ultimo in ordine cronologico arriva dagli Stati Uniti ed è
simile, se non identico ad un altro caso emerso in Spagna pochi mesi
fa. Ecco cosa afferma a proposito dei sacerdoti pedofili, il frate
fondatore dell'ordine dei francescani del Rinnovamento, padre Benedict
Groeschel: «La gente - dice Groeschel in un'intervista pubblicata nei
giorni scorsi sul sito del National Catholic Register
- ha in mente quest'immagine di una persona che aveva cattive
intenzioni, uno psicopatico. Ma non è così. Prendiamo il caso di un uomo
con un serio esaurimento nervoso, e un giovane gli si avvicina. In un
sacco di casi è il giovane (14, 16, 18 anni) a sedurre il sacerdote» E
ancora, in un crescendo di castronerie: «La maggior parte di queste
relazioni sono di natura eterosessuale, e storicamente le relazioni fra
uomo e ragazzo non sono state qualificate come crimini. Se andiamo
indietro di 10-15 anni, davvero raramente eventi del genere sono stati
qualificati come crimini. Nessuno la pensava così, e sono portato a
credere che, la prima volta, questi preti non dovrebbero andare in
galera perché non avevano intenzione di commettere crimini». Il National Catholic Register
è stato il periodico dei Legionari di Cristo. Nel gennaio del 2011 la
testata è stata venduta nell'ambito del commissariamento provocato dal
gigantesco scandalo per gli abusi "sessuali" compiuti su donne e minori
dal fondatore Marcial Maciel Degollado e numerosi suoi fedelissimi. Non
sorprende dunque che l'intervista sia stata rimossa dal sito appena ha
iniziato a circolare al di fuori della ristretta cerchia dei suoi
visitatori. Già perché, le parole del francescano sono state prontamente
riprese dall'Huffington Post
che di lettori ne ha 36 milioni, e questo ha costretto sia il
francescano statunitense a precisare di non aver mai avuto intenzione di
sostenere che «un sacerdote che abusa della sua vittima non sia
responsabile».
Vero o no, le sue parole rimandano senza ombra di dubbio a un'altra
"famosa" chicca, questa volta impossibile da cancellare o rettificare.
Quando il tema della pedofilia clericale ricomincia a spuntare sulle
prime pagine dei giornali spagnoli, puntualmente vengono ricordate le
frasi di monsignor Bernardo Alvarez, vescovo di Tenerife. Costui in una
tristemente famosa intervista del dicembre del 2007 rilanciata l'ultima
volta a gennaio 2012 su El Pais,
disquisisce di sessualità umana e quant'altro non si sa bene a che
titolo. Dice testualmente Alvarez: «La sessualità disorganizzata è come
una bomba a orologeria. Se viene provocata scoppia». E poi ancora: «Ci
sono bambini di 13 anni che ti provocano, anche se tu non ti prendi cura
di loro». Perché lo fanno? «Per avere rapporti sessuali con gli
adulti». Ovvio, no? No. C'è anche qui l'idea, violentissima, del
"bambino seduttore" direttamente mutuata dal quella cristiana che
l'essere umano sia per natura (ovvero sin dalla nascita) peccatore. E
quella altrettanto violenta - perché anch'essa del tutto priva di
rapporto con la realtà umana - di una sessualità sviluppata già in età
preadolescenziale. Formulando questo assurdo pensiero, i gerarchi
vaticani si ritrovano in compagnia di personaggi appartenenti a una
sponda culturale diametralmente opposta alla loro. O almeno così è
secondo un pensare comune e forse poco attento.
La concezione di peccato originale, l'idea del bambino peccatore per
natura, quindi diabolico, che attraversa venti secoli dopo essersi
saldata con l'idea platonica del bimbo tavoletta di cera da plasmare per
renderlo adulto cioè umano, non ha influenzato profondamente solo la
cultura cristiana. Questo tema è stato sviscerato da alcuni studiosi e
ricercatori in un convegno che si è tenuto all'Università di Chieti
Gabriele d'Annunzio nel maggio del 2010, dal titolo "La pedofilia tra
psichiatria e diritto". Ecco una sintesi dell'intervento dello
psichiatra Andrea Masini, direttore della rivista scientifica Il sogno
della farfalla: «Chi nell'epoca moderna ci ripropone questo pensiero è
Sigmund Freud. Considerato a torto un grande pensatore della psicologia
moderna, l'inventore della psicoanalisi sul tema della pedofilia, come
su molti altri, fece una grande confusione. Alimentando il dramma,
propone la definizione, rimasta storica, che il bambino è polimorfo
perverso. Secondo Freud, il bambino normale, il bambino sano, il neonato
(quindi tutti i bambini) è invece perverso per costituzione, per
patrimonio genetico. E nella definizione che usa c'è la parola
"perverso" che è la stessa con cui ancora oggi si caratterizza la
pedofilia. Freud ripropone dunque l'idea millenaria, ammantandola di
implicazioni patologiche, che soltanto con la ragione, con il
raggiungimento dei sette-otto anni, l'essere umano impara a controllare i
suoi "istinti" che sono naturalmente perversi» (cfr Chiesa e pedofilia di F. Tulli, L'Asino d'oro 2010).
Il dramma culturale originato da Freud trova una solida sponda
durante il Sessantotto con il filosofo francese Michael Foucault quando
sostiene che «il bambino è un seduttore», nel senso che «provoca, cerca,
ricerca il rapporto sessuale con l'adulto» (Follia e psichiatria
di M. Foucault, Raffaello Cortina Editore 2006). Giova ricordare che
Foucault non si limitò a teorizzare certe idee, avendo firmato insieme
Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Jack Lang, futuro ministro della
cultura, un manifesto in cui si auspicava la legalizzazione dei rapporti
"sessuali" coi bambini da 12 anni in su. Una proposta che trovò
estimatori anche al di qua delle Alpi, tra uomini politici e letterati
nostrani. Nota ancora lo psichiatra Masini: «È Freud a teorizzare la
sessualità nell'infanzia. Ma questo, che è una specie di dogma tuttora
presente, è un obbrobrio culturale, scientifico, intellettuale, morale e
anche penale. Il bambino non ha sessualità, punto. Per sessualità
s'intende una dimensione che riguarda l'adulto, che prevede lo sviluppo
puberale, che prevede la presenza di tutta una serie di realtà fisiche e
biologiche, prima di tutto, e mentali, che il bambino non ha. Tutta la
sua dimensione di rapporto, che è potentissima, si svolge in un ambito
che possiamo chiamare "di affetti" che di sessuale non ha assolutamente
nulla, e non lo può nemmeno avere. Possiamo pertanto ribadire che,
mutuando il pensiero aristotelico prima e quello della Bibbia poi, Freud
teorizza che il bambino non "esiste"».
Insomma per Groeschel, Freud, Foucault, Babini, Alvarez e compagnia, il
bambino non è un essere umano e questo spiega perché certe culture
ritengono che la pedofilia non sia violenza e nemmeno un crimine.
Giustificando così il più vile degli abusi che un essere umano possa
subire (derubricato ancora oggi dal Vaticano in reato contro la morale,
cioè mera offesa a Dio), poiché va a colpire lucidamente chi sta vivendo
gli anni cruciali per la definizione dell'identità.
(di Federico Tulli - http://cronachelaiche.globalist.it)
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