“Ci
sono topi tutto in giro, topi tutto in giorno” diceva il Principe De
Gregori in una canzone cosiddetta minore del 1989. E di topi se ne
vedono in abbondanza ai nostri giorni. Si sa, quando le navi affondano,
anche i bastimenti, anche i grandi transatlantici di gran lusso pieni di
signorine discinte e lacchè, i topi lasciano la nave prima ancora che i
ballerini della sala grande si accorgano che il party è finito. In
questo caso noi, sui nostri piccoli infimi natanti, chi col moscone, chi
col pedalò, qualcuno più fortunato col suo motoscafetto con motore
fuoribordo, ce n’eravamo accorti da tempo che il transatlantico aveva
una grossa falla. Una,
molte, e pure brutte, di quelle che non si riparano. E sapevamo, noi dei piccoli infimi natanti da pezzenti dell’acqua bassa, che se quel popò di nave fosse affondata ci avrebbe trascinati tutti nel gorgo. E stavamo lì a strillare e ad avvisare ma niente…chi ti dava retta? E quelli del motoscafetto che giravano lì intorno in attesa di essere ricevuti o solo per dare un’occhiatina a quel mondo laccato d’oro e lapislazzuli, o solo per sentirsi in qualche modo partecipi, non vedevano la falla e giravano sempre più vicini, pericolosamente vicini. Ora della falla se ne sono accorti tutti. I topi, rattoni con la coda rosa in realtà, saltano giù dai parapetti, dalle cime, dalla polena a forma di nipote di Mubarak con le tettone siliconate al vento. E saltano su tutto quello che galleggia, sia esso un motoscafetto che verrà trascinato giù nel gorgo, sia esso il moscone del pezzente fin lì schifato ma che si è messo a distanza di sicurezza, sia esso quello che per definizione galleggia. Perché forse in questo caso al limite della realtà, forse ci potremo salvare anche grazie a quella che di solito quando ce l’hai fino al collo ti preoccupi. A bordo qualcuno ancora balla, si sente ancora l’orchestrina suonare, le risa stupide della puttanella di turno. Il capitano sta issato a prua contro le onde come se stando lì possa qualcosa contro quella tempesta che non ha causato ma che certamente non ha evitato in alcun modo. E intorno topacci sozzi e puzzolenti che zompano giù da tutte le parti. E puoi scommettere che molti di loro si salveranno e salperanno su un’altra nave.
molte, e pure brutte, di quelle che non si riparano. E sapevamo, noi dei piccoli infimi natanti da pezzenti dell’acqua bassa, che se quel popò di nave fosse affondata ci avrebbe trascinati tutti nel gorgo. E stavamo lì a strillare e ad avvisare ma niente…chi ti dava retta? E quelli del motoscafetto che giravano lì intorno in attesa di essere ricevuti o solo per dare un’occhiatina a quel mondo laccato d’oro e lapislazzuli, o solo per sentirsi in qualche modo partecipi, non vedevano la falla e giravano sempre più vicini, pericolosamente vicini. Ora della falla se ne sono accorti tutti. I topi, rattoni con la coda rosa in realtà, saltano giù dai parapetti, dalle cime, dalla polena a forma di nipote di Mubarak con le tettone siliconate al vento. E saltano su tutto quello che galleggia, sia esso un motoscafetto che verrà trascinato giù nel gorgo, sia esso il moscone del pezzente fin lì schifato ma che si è messo a distanza di sicurezza, sia esso quello che per definizione galleggia. Perché forse in questo caso al limite della realtà, forse ci potremo salvare anche grazie a quella che di solito quando ce l’hai fino al collo ti preoccupi. A bordo qualcuno ancora balla, si sente ancora l’orchestrina suonare, le risa stupide della puttanella di turno. Il capitano sta issato a prua contro le onde come se stando lì possa qualcosa contro quella tempesta che non ha causato ma che certamente non ha evitato in alcun modo. E intorno topacci sozzi e puzzolenti che zompano giù da tutte le parti. E puoi scommettere che molti di loro si salveranno e salperanno su un’altra nave.
(di Luca Craia 06.11.2011 blog L'ape ronza)
Nessun commento:
Posta un commento