E così, mentre tutti guardano da quella parte,
da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a
osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come
tutte le cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra
esistenza, che consegnano a poteri immensi immense fette del nostro
futuro, non è al centro di nulla, passa nel silenzio, non trova prime
pagine o clamori di alcun tipo, nel Sistema come nell’Antisistema.
Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di
un enorme Paese che non è l’Italia, governati da gente non direttamente
eletta da noi, sotto leggi pensate da misteriosi burocrati a noi
sconosciuti, secondo principi sociali, politici ed economici che non
abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza di tutto ciò che
conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità, autodeterminazione, e
molto altro ancora. E’ il Trattato di Lisbona, vi sta accadendo sotto al
naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco Montecitorio
potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati
dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco
la Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato
agli alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco
una maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola
calzino potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se
avremo le pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se
dobbiamo entrare in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita.
Altro che Cavaliere, altro che Brunetta o Emilio Fede.
Bene, vado per gradi.
Nel primo, vi fornisco un breve riassunto delle puntate precedenti; nel
secondo vi spiego il Trattato di Lisbona in sintesi; nel terzo
l’approfondimento per chi lo desidera.
LE PUNTATE PRECEDENTI
L’Italia è parte dell’Unione Europea
(UE), che è la versione moderna di un vecchio accordo fra Stati europei
iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il quale partorì la Comunità
Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la Comunità Europea (CE). Si
trattava di una unione prettamente commerciale, non politica, ma presto
lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento Europeo, e fu
lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto
diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini
soprattutto economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di
Maastricht, che sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1
gennaio 2002 quella dell’Euro come moneta comune ai suoi membri. Nel
1957 erano sei le nazioni disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27
membri nella UE, tutti Stati sovrani che sempre più agiscono secondo
regole e principi comuni. Infatti, l’Unione Europea si è dotata già da
anni di una sorta di proprio governo sovranazionale (che sta sopra ai
governi dei singoli Stati dell’unione), chiamato Commissione Europea e
Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si è già detto, e di un
organo giudiziario che risponde al nome di Corte di Giustizia Europea.
La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a rotazione agli
Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo. Quindi: questo
agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente
trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo,
un suo parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in
tutta regola. Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese
come l’Italia o la Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena
sovranità, e i suoi cittadini sono rimasti italiani, tedeschi,
olandesi, gente cioè del tutto propria ma che ha accettato sempre più
una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei uniti e moderni.
Ma a qualcuno non bastava.
Nelle elite politiche del Vecchio Continente sobbolliva sempre
quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani poteva, anzi,
doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco cementato di
popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e
soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità
che ci ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo
nazionalista, e l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e
tradizioni, erano l’ostacolo fra gli ostacoli. Infatti l’evidenza
dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur essendoci adeguati a una
ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora ciascuna nazione
era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo gli Stati
Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di
unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci.
Cosa? Una Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere
proprio di una Costituzione.
Ed ecco che quei signori importanti
che fanno politica fra Strasburgo, Bruxelles e il Lussemburgo si
riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga di Laeken, e decisero:
scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa. Fu fatto, sotto
la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing e
con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato. Ma quei burocrati
in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè
permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova
Carta. Nel 2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due referendum,
accusando i burocrati europei di aver redatto un testo scandalosamente
ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei grandi
interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati
Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi
miliardari e terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per
i vostri figli.
Fu uno shock per i doppiopetti blu,
e soprattutto per i loro sponsor nelle corporate rooms d’Europa.
Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon di voti franco-olandesi,
essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa. Infatti, la
mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi giustamente
perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette capi
di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma
stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un
parere. Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto,
firmato in segreto, segreto nei contenuti che sono praticamente
impossibili da leggere, e segretamente persino peggiore della defunta
Costituzione. Nel Trattato è sancito il nostro futuro con
mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca spalancata. La mia e la
vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata lungo corsie
d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi impossibili da
mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone?
Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno
chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi
non ne sapete nulla.
IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI
E’ un impianto di regole europee
raccolte in un Trattato che non è così come ce lo immagineremmo (un
unico testo), ma è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di
regole già in essere per un totale di 2800 pagine. E’
stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico,
come spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà
di fatto una Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un
super Stato d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una
Presidenza, con un governo centrale, un Parlamento, un sistema
giudiziario. Questo super Stato diventerà più forte e vincolante di
qualsiasi odierna nazione europea. Tutti noi europei diverremo cittadini
di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle dei
Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (italiana,
tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa
saranno vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più
forti della nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali
leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es.
Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove
risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre
le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma
con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario. Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio
Europeo che sarà la presidenza – Commissione Europea e Consiglio dei
Ministri che sarà l’esecutivo – Corte di Giustizia Europea, che sarà il
sistema giudiziario), le quali avranno persino la facoltà di far entrare
in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri di cui si parla
avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a favore del
business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini. Tutto
il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute,
scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi
limitazioni e omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro mondo degli affari.
Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo parlando di un
Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come nulla
da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi,
nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale,
sicuramente meno democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati. Come
sarà questa nuova esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità
di vita? Saremo più liberi o più schiavi degli interessi delle elite di
potere? Anche nel Capitolo Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci
sarà un organo superpotente, la Corte di Giustizia Europea, che
emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti fondamentali e sulle
leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere alla nostra
Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà condotta
da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come
interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno
interpellati?
Ed è qui il punto.
Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra vita di comunità di
cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è stato già
ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum il
2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e
volutamente di nascosto. Questo poiché una versione simile di questo Trattato (la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda nel 2005,
proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di
potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da
quell’umiliante esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90%
non ne sa nulla e firma senza capirci nulla) hanno architettato una
riedizione di quelle Costituzione bocciata chiamandola Trattato di
Lisbona, e la stanno facendo passare in segreto dietro le nostre spalle.
Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore,
che come ogni altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati,
dunque anche su questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a
ciò per noi non sarebbe un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti
cruciali che porterebbe è tale e di tale potenza per la nostra vita di
tutti i giorni e per i nostri diritti vitali, da obbligare chi vi
scrive a lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle
persone d’Europa e da queste giudicato con i referendum. Pena la
possibilità di un futuro molto, ma molto più gramo di quello che
qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.
L’APPROFONDIMENTO
Cosa è.
Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri.
Esso non è neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta
di una colossale mole di modifiche apportate ai due trattati
fondamentali della UE, che sono: il Trattato dell’Unione Europea (TEU) e
il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Ad essi viene
aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni singolo articolo del
Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una forza enorme,
spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge
nazionale degli Stati membri della UE.
L’astuzia e l’inganno.
L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e
letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri
politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e
disconnessi emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti
nel posto giusto all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo
labirinto non è accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i
primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe
mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a
referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le
mani con i loro elettori”. Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse
invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a
referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo
(rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte:
EuObserver.com). Il sigillo a questo tradimento dei principi democratici
fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.
In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008
(già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza
prime serate televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari
votanti. Nel resto d’Europa le cose non sono andate meglio, data la
natura semi clandestina del Trattato e la specificata intenzione di
nasconderlo agli elettori. Ma in Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo
scomparso politico Raymond Crotty denunciò la procedura presso la Corte
Suprema del Paese, ed ottenne modifiche tali da imporre all’odierno
premier Brian Cowen un referendum popolare finale sul Trattato (uno già
ci fu nel 2008), che si terrà il 2 ottobre di quest’anno. Si tenga
presente che un no irlandese affonderebbe anche questa impresa.
Preciso, ma poi continuo.
Una precisazione è di dovere a questo punto.
Ciò che è sotto accusa non è il processo di armonizzazione dei popoli
europei, né la possibilità di fonderci in un grande Paese federale
europeo alla stregua degli Stati Uniti, né il fatto di avere una
Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione di
cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la
carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere
all’interno del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del
tutto nei Bantustan del mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra). Ciò che invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata storica come sarebbe la nascita degli Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come popoli singoli, sta
avvenendo secondo principi politici, economici e sociali che nessuno di
noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E
un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono
pericolosamente contrari ai nostri interessi di persone comuni. Ci
stanno riscrivendo la vita, nientemeno, e ci potremmo svegliare fra
pochi mesi in un mondo che non abbiamo scelto e che ci potrebbe costare
lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che “regime dello psiconano”.
Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautora
Il Trattato crea le basi legali
per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri
sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a
qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi
poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori
dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà
perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti
nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi
dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo,
che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti
di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati
membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione
come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro
leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione
Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super
Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia
Europea sarà il sistema giudiziario.
Nel capitolo immigrazione le cose staranno così:
la nuova Unione avrà frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza
chi potrà entrare e risiedere nei nostri territori, mentre i singoli
governi perderanno il potere di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di
noi cittadini potrà influenzare i criteri di quelle politiche, che
potranno essere troppo permissive oppure disumane.
Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato
in quale misura drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai
Parlamenti che eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato
europeo. Non è eccessivo dichiarare che siamo sulla strada per rendere
Montecitorio e Palazzo Madama delle marginali rappresentanze di
facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi europei manterrebbero
autonomia decisionale sono la politica estera comune e la sicurezza.
L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo
un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato
dal Trattato di Lisbona”.
Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?
Sarebbe naturale pensare che
nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge,
saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio.
Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà
ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione Europea che proporrà le
leggi, ma che non è direttamente eletta da noi, 2) Il Consiglio dei
Ministri che voterà le leggi, neppure esso direttamente eletto dai
cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è quasi
un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte
dalla Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai
Ministri, e questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non direttamente eletta diverrà potentissima.
Tutto ciò è grave. Il Trattato, inoltre, darà alla Commissione un
elevato potere di legiferare per decreto, e le sue decisioni saranno
persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri. E così le leggi
che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura saranno pensate
da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da oscuri
burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione
non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi
dei Paesi saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere
che una legge sovranazionale e vincolante cancellerà di fatto una legge
italiana senza che neppure un italiano l’abbia discussa o pensata.
E allora il Parlamento Europeo?
Il Parlamento Europeo non ha e non avrà alcun potere di proporre le
leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non potrà votare sul PIL
dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal deliberare su
21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera di
competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho
appena affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il
Trattato da una parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui
viene escluso), e dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di
competenza), che contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari
potranno solo decidere ‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non
da soli come accade in tutte le democrazie del mondo. Oltre tutto, se
anche i nostri eletti rappresentanti in Europa si impuntassero per
contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima. Il
Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari vogliono
contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una
maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una maggioranza assoluta di tutti i deputati europei.
Si avrebbe così il paradosso di politici regolarmente eletti che devono
sgobbare per contestare le decisioni di un ‘governo’ che nessuno ha
eletto. Già oggi la Commissione si può permettere di snobbare persino i
parlamenti nazionali degli Stati membri, come dimostra il fatto che fra
il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi avevano spedito a
Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla Commissione, col
risultato di essere ignorati nel 100% di casi.
Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo
si chiama Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non
chiarezza su chi deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il
diritto di agire ricade su chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che
significa? E chi stabilisce che cosa sia efficiente per noi persone? Ve
l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?
Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge.
Pensate che occorrerà un terzo dei Parlamenti nazionali europei per,
non dico bloccare le proposte della Commissione, ma per ottenere che
essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro. Nel frattempo, i
Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in Europa. Una
esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di noi
cittadini ha votato e approvato.
Cittadini… di che?
Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma
col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato
d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della
UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla
nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel
Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con
però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa
nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle
nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di
essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione
rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni.
Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati
a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna
voce in capitolo, come al solito.
In campo internazionale.
Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri
esattamente come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati
americani. Esso avrà il potere di firmare accordi internazionali con
altri Paesi del mondo, e questi accordi saranno vincolanti su ogni Paese
membro anche se i suoi parlamentari sono contrari, e avranno precedenza
sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come
Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il
solo potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi
collaborazionismo), e imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle
spese militari. Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo
come negli USA, ma potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali
come l’America, la Russia o la Cina, che non dialogheranno più con i
nostri attuali governi su una serie di importanti affari internazionali.
I padroni del vapore.
Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business lasciando le briciole ai diritti dei cittadini.
Quella Carta fu infatti definita “socialmente frigida”. Il Trattato di
Lisbona non altera in alcun modo questo stato di cose, ed è grave. Il
problema, gridarono allora i detrattori della Costituzione, era che essa
sanciva con forza il principio economico della “libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche lire ai privati) di
tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse, speculazioni selvagge
nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e dei diritti di
chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi… ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e socialismo per i ricchi’. Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.
Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà
di nuovo sancita nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata
bocciata nella Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione
vincolante del Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta
di casa, rientra dalla finestra. Ma c’è molto altro.
Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei braccianti né sull’impatto ambientale
dell’espansione di quel settore, che è fra i più inquinanti del mondo
(idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…). Ancor più grave è il capitolo
del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare
sarà altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga
salari da miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso
lavoro è del doppio; si immagini a quali sfruttamenti si
andrebbe incontro, col corredo di gravi instabilità e tensioni sociali.
Infine, diventa illegale pretendere nei pubblici appalti il rispetto di
alcune contrattazioni salariali già acquisite, altra voragine. In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità.
Innanzi tutto questo significa che per decidere sui diritti di noi
ammalati (perché lo saremo tutti nella vita) sarà necessaria solo la
maggioranza qualificata dei voti e non l’unanimità, ma soprattutto
spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del Mercato, che con la salute
non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo drammaticamente
dalla nostra vita quotidiana.
Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori
della nostra economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato
membro deciderà di offrire un trattamento di favore ai propri cittadini
in certi aspetti del vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena occupazione. E la
BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche monetarie,
che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e
sangue (mutui, tassi ecc.). Il Trattato non
prevede alcun meccanismo per ridistribuire la ricchezza fra i cittadini
ricchi e quelli in difficoltà all’interno dell’Unione; non prevede una
politica comune in tema fiscale, salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo,
poiché fra le migliaia di articoli pensati con oculatezza, guarda caso
manca proprio quello che armonizzi le politiche
fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda caso.
Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché
i bravi francesi e olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando
furono presentate nella Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco
più del nome. E il sociale è la rete di sicurezza nella mia e nella tua
vita di tutti i giorni.
La Giustizia. I Diritti.
In questo settore, il Trattato adotta appieno
la Carta dei Diritti Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i
cittadini del nuovo super Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà
interpretando di volta in volta questi diritti con potere unico sarà la
Corte di Giustizia Europea con sede nel Lussemburgo. Infatti, secondo le
regole già spiegate in precedenza, anche qui le decisioni della Corte
avranno potere sovranazionale e dunque saranno più forti di qualsiasi
legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di condizionare ogni
singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più restrittivo?
Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di Stato
di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere
che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la
Corte decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E
vi ricordo che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu
arrestato per aver denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri
dell’agenzia di statistica della UE), la Corte di Giustizia Europea
approvò l’arresto.
Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei,
è la risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro
soggetti. In altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e
sulle leggi che ci governano saranno nelle mani di magistrati del tutto
fuori dal nostro controllo e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte
da burocrati non eletti. Questo prevede il Trattato di Lisbona,
all’apice di almeno duemila anni di giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti Supreme,
Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino di
influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).
Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini
di decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in
teoria gli arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente
messi da parte, ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a
dir poco. Ma il realismo di cittadino italiano mi impone di aggiungere
un altro distinguo. In un Paese come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza
(diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana;
minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno vincolanti in Italia potrebbe essere la salvezza,
nonostante i pericoli che ho delineato. E queste considerazioni mi
portano a dire che la critica al Trattato di Lisbona fatta dalla
prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è vero che quel
Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite e
drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa
barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile
capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male
entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La
risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi
italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del
Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza
neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.
Conclusione.
Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto,
mentre nessuno nell’Italia che protesta contro il secondario
berlusconismo vi aiuta a capire cosa e chi veramente aggredisce la
democrazia, e chi veramente tira le fila della vostra esistenza. E’
scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti d’Europa come a un
colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e massicciamente
sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda.
Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra
due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso
di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di
cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me,
di noi persone.
Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di “psiconani”. Giustamente.
Le fonti di questo articolo:
Il Trattato di Lisbona, http://bookshop.europa.eu/eubookshop/bookmarks.action?target=EUB:NOTICE:FXAC08115:EN:HTML&request_locale=EN
(questa pagina non è più reperibile)
From the EU Constitution to the Lisbon Treaty. The revised EU
Constitution analysed by the Danish member of the two constitutional
Conventions, Jens-Peter Bonde.
The Treaty of contempt Robert Joumard, Michel Christian and Samuel
Schweikert (Commission for European Integration, Attac Rhône) September
7, 2007
An analysis of the Lisbon Treaty by Prof. Anthony Coughlan, The
Brussels Journal. European and constitutional law by Anthony Coughlan,
Secretary of the National Platform EU Research and Information Centre,
24 Crawford Avenue, Dublin 9, Ireland.
The Reform Treaty: Treaty of Lisbon: di Giuseppe Bronzini – Magistratura Democratica,
da Budgeting for the Future, Bulding Another Europe, Sbilanciamoci 2008.
From Constitution to Reform, or from bad to worse. Susan George – Chair of the Transnational Institute.
Fonte: Paolo Barnard
(tratto da: http://solleviamoci.wordpress.com)
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