La finestra d’opportunità per il Sistema Italia comincia a chiudersi. Come abbiamo detto più volte, da diversi mesi l’Italia gode d’un notevole interesse da parte degli investitori esteri e, grazie a questo, nei primi sei mesi dell’anno la Borsa italiana, con un +12,7%, è stata la migliore del continente. Allo stesso tempo, nello spazio d’un anno lo spread fra i Btp italiani e i Bund tedeschi è sceso di 100 punti, che, per un Paese che emette circa 400 Mld di titoli del debito pubblico ogni anno, rappresentano un risparmio secco di 4 Mld (e i quattro quinti di quello tanto strombazzato della spending review per il 2014). Ma anche per le aziende la discesa dei tassi è stata provvidenziale, perché il credito (almeno quello che viene erogato) costa meno.
Il motivo di quest’afflusso di denaro è stato duplice; da un canto la politica della Fed americana (la banca centrale), che ha inondato i mercati di liquidità a tassi bassissimi; la gran parte di quei soldi – al solito – invece d’essere investiti in attività produttive o arrivare all’economia reale, è andata in giro per il mondo in cerca d’occasioni e rendimenti più alti (come in Italia). Dall’altro, di opportunità d’investimenti in attività ottime, messe alle strette dalla scarsa liquidità, ce n’erano e ce ne sono tante, e le roboanti promesse di Renzi di rimuovere i nostri tradizionali ostacoli a fare impresa hanno suscitato l’interesse di molti.
Ma i capitali, si sa, non sono pazienti e il clima, nel mondo finanziario, sta già cambiando: la Fed da tempo sta diminuendo le iniezioni di liquidità e s’avvicina il momento, al massimo l’anno prossimo se non prima, in cui i tassi ricominceranno a salire; se questo avverrà, i capitali affluiti in cerca di buoni rendimenti si squaglieranno nello spazio d’un mattino. Inoltre, l’Europa nel suo insieme stenta a ripartire, asfissiata da politiche restrittive che stanno bloccando anche chi le ha imposte (i segnali di rallentamento dell’economia tedesca si moltiplicano), e se il continente resta a crescita zero, le probabilità di fuga di capitali dall’Italia aumentano.
Resterebbero in gioco quelli che sono venuti in cerca di buone opportunità d’investimento nei comparti produttivi; ma anche la loro pazienza è breve: i soldi non dormono, si dice, e se come tanto promesso il sistema burocratico – amministrativo, l’ordinamento giudiziario, il mondo del credito, come pure il quadro normativo e regolamentare non vengono tutti riformati e semplificati, assisteremo in breve a una fuga a cui sarà assai difficile in futuro porre rimedio, perché sarà una definitiva perdita di credibilità del Sistema Italia nel suo complesso.
Il fatto è che della lunga lista delle cose da fare, il cosiddetto dibattito politico s’interessa assai poco, preso com’è dai dettagli bizantini di riforme di facciata, da chiudere solo per ostentarle come inutili medaglie. Della delega fiscale (approvata dopo ben due anni di iter), d’una riforma (ma finalmente vera!) del mercato del lavoro, della riforma della dirigenza pubblica e della burocrazia nel suo complesso e di tanto altro ancora, si parla, si, ma senza arrivare a nulla di concreto che produca effetti (ricordiamo che anche la promulgazione di un provvedimento normativo non risolve il problema in assenza dei decreti attuativi, e di quelli ne giacciono ancora a centinaia inevasi, addirittura 841 per gli ultimi tre Governi, che rendono inefficaci una selva di provvedimenti annunciati a colpi di grancassa).
Ed è ovvio, perché su questi argomenti, che sono poi quelli che fanno funzionare un Paese, s’appuntano le resistenze degli enormi interessi corporativi di chi ha un potere reale in mano e non ha alcuna intenzione di cederlo, a costo di mandare in malora tutto e tutti. È un male antico di questa disgraziata Italia, in cui una politica inetta quanto corrotta, ha abdicato al proprio ruolo lasciando che siano altri potentati ad esercitarlo per il proprio interesse.
Il nervosismo su molti mercati e lo spread in risalita dimostrano che il vento sta cominciando a girare, mentre il Sistema Italia resta al palo, immerso nelle solite diatribe da pollaio. Sarebbe il momento di uno scatto, ma questo in un Paese normale, non in Italia.
(Fonte)
Il nervosismo su molti mercati e lo spread in risalita dimostrano che il vento sta cominciando a girare, mentre il Sistema Italia resta al palo, immerso nelle solite diatribe da pollaio. Sarebbe il momento di uno scatto, ma questo in un Paese normale, non in Italia.
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